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Tenere la figlia imprigionata non è da credente

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

 “Sono tenuta in ostaggio da mio padre che mi ha fatto rapire. Voglio solo tornare libera”: è l’accorato appello lanciato dalla principessa Latifa Al-Maktoum in un video messaggio girato in segreto e fatto recapitare alla BBC.

La principessa 35enne dell’emiro bin Rashid Al Maktoum, sovrano di Dubai e vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti, chiede aiuto e racconta gli eventi e le successioni del suo rapimento.

Il video, sottolinea l’emittente britannica, fa parte di una serie di messaggi registrati di nascosto da Latifa su un telefono ricevuto in segreto nel 2019, nel bagno del luogo in cui è tenuta segregata, probabilmente a Dubai.

I messaggi sono stati mandati agli amici della principessa, per tenerli informati delle sue condizioni di vita, ma dopo un lungo silenzio, questi hanno fatto recapitare tali messaggi alla BBC preoccupati che alla principessa sia accaduto qualcosa.

I media internazionali hanno raccontato com’è andata la fuga e la cattura della stessa, da parte di un commando al soldo dell’emiro. Poi rinchiusa, come fosse in prigione, dal padre. Quali non è nuovo a questi sistemi.

L’anno scorso, un giudice britannico ha stabilito che l’emiro, tiene prigioniere le due figlie Latifa e Shamsa e molestava la ex moglie. Situazione che ha causato imbarazza tra i tre governi alleati.

Adesso anche le Nazioni Unite, con l’ex inviata per i Diritti Umani, Mary Robinson, che ha conosciuto la principessa di persona nel 2018, si è interessata al caso. Ha descritto la principessa come una giovane donna problematica, ma adesso, dopo il lungo silenzio della principessa, l’ex presidente dell’Irlanda ha dichiarato di essere stata “orribilmente ingannata” dalla potente famiglia al potere negli Emirati.

Essendo noi del Daily Muslim sempre in primo piano nella lotta sulla disparità di genere, come visto con i webinar organizzati e i vari articoli a difesa dei diritti delle donne, vogliamo dire a voce alta che ci sentiamo offesi dai comportamenti di questi individui che pieni della loro ricchezza, la usano per i propri comodi non curandosi della religione e dei diritti che essa ha dato alle donne.

Da capo redattore mi assumo la responsabilità di questo articolo e, per chi mi voglia seguire, diciamo, noi musulmani italiani, a voi, di non guardare i comportamenti di queste persone, e di non assimilarli a noi musulmani, il loro modus operandi non ha nulla a che fare con la nostra religione. Anzi, loro fanno l’esatto contrario di ciò che ci ha lasciato in eredità il nostro Profeta.

La ricchezza usato in questo modo, non certo è esempio di virtù per noi musulmani, anzi, crea l’effetto contrario. Le parole del profeta Isa, Gesù, valgono anche per noi musulmani, specialmente per questi individui che usano la ricchezza per essere al di sopra delle parti: “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri in paradiso”

A voi le conclusioni!

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