Femminicidio, le Donne Democratiche: "La politica deve reagire per invertire la tendenza"
Genova. Riceviamo e pubblichiamo dal Coordinamento Donne Democratiche del Pd Liguria dopo il femminicidio consumato ieri sera in via Colombo.
È di ieri la tragica notizia del femminicidio di Clara Ceccarelli, l’ennesima donna uccisa per mano dell’ex compagno, di cui ormai da mesi aveva segnalato lo stalking. È stata uccisa brutalmente in pieno centro a Genova, all’interno del proprio negozio, vittima di un uomo che non accettava la sua autodeterminazione e la sua indipendenza, come troppo spesso accade.
Clara lascia un figlio che dovrà vivere la sua vita senza la propria madre, un’altra violenza nella violenza. A lui vorremmo arrivasse tutta la nostra vicinanza.
L’assassinio di Clara assume oltre ai tratti dell’amarezza e del senso di impotenza anche un’evidenza simbolica che ci colpisce particolarmente.
Ancora una volta viene messa a nudo la ferita ancora aperta di una società che, seppur fondata sul riconoscimento dei diritti universali di inviolabilità dei corpi e delle menti e sull’uguaglianza degli individui a prescindere, comunque cela al suo interno culture e pratiche di discriminazione e di prevaricazione.
Ancora una volta, quindi, ci troviamo ad interrogarci su quanto ancora ci sia da fare, poteva farsi e non si è ancora fatto per evitare una simile tragedia, femminile e famigliare.
Esistono gli strumenti repressivi e di tutela necessari, ma sono ancora insufficienti le azioni e le risorse investite sulla prevenzione e sul concreto rispetto della parità di genere.
Le condotte violente spesso derivano da una concezione delle relazioni tra i generi basata sulla negazione dell’autodeterminazione femminile, ma anche da un’inadeguata educazione emotiva. Queste incidono sui processi identitari di taluni uomini inducendoli a ritenere che un rifiuto femminile sia un’intollerabile ferita alla propria integrità.
Lavorare su questo terreno dev’essere l’obiettivo principale, e ciò implica molteplici interventi che investano l’ambito educativo, le relazioni familiari, i servizi sociali. Per combattere la violenza occorre partire dalla formazione di genitori, insegnanti, operatori e operatrici sociali e della giustizia perché si facciano portatori, nel quotidiano dei valori del rispetto reciproco, dell’accoglienza, dell’apertura ai bisogni dell’altra, nella piena applicazione della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
I giovani e le giovani hanno bisogno di percorsi educativi che mirino al riconoscimento e alla valorizzazione delle differenze tra i generi, nonché al rafforzamento della cultura dei diritti e della parità di genere.
Le famiglie hanno bisogno di supporti che le aiutino non solo a curare le relazioni tra i loro membri.
Occorre reagire e invertire tendenza, la politica ha il dovere di farlo. Come donne democratiche, chiediamo che questo tema venga messo al primo punto dell’agenda di partiti e istituzioni per fermare questa mattanza, e che si apra un’interlocuzione effettiva con organi giudiziari e agenzie sociali e educative. Manifesteremo l’urgenza e la necessità di queste azioni anche attraverso la nostra presenza al presidio che si terrà questo pomeriggio a Genova, in piazza Colombo.