bocciata proposta di legge in Lombaradia
E' stata bocciata in Lombardia la proposta di legge d'iniziativa popolare nota come "Aborto al sicuro", che conteneva diverse proposte per applicare la legge 194. Numerosi gli interventi genericamente "pro" o "contro" l'aborto, in aula consiliare, senza considerare che l'obiettivo della proposta non era quello di riaprire un dibattito sulla legge che, nel 1978, ha depenalizzato l'interruzione volontaria di gravidanza, ma applicarla pienamente e senza ostacoli.
Vale la pena di parlarne, oltre che per il tema in sé, anche perché si è trattato della prima proposta di legge d'iniziativa popolare approdata in aula al Pirellone, dopo un percorso iniziato a novembre 2018, promosso da Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni e Associazione Enzo Tortora, ma a cui si sono uniti via via numerosi soggetti, e che ha visto un momento centrale nella raccolta firme per poter depositare la proposta.
No anche a eliminazione divieti già aboliti
La maggioranza in consiglio regionale ha votato No agli articoli della proposta di legge, nata dal fatto che in Lombardia a volte le donne faticano a vedersi riconosciuto il diritto alla piena informazione, prevenzione e accesso ai metodi contraccettivi. Con qualche paradosso: è stato infatti votato No anche all'eliminazione di divieti nel fratttempo già aboliti. E' il caso dell'obbligo di ricovero per l'aborto farmacologico, già "cancellato" dal Ministero della Salute ma ugualmente "riconfermato" col voto dei consiglieri.
Tra gli altri punti della proposta di legge bocciati, la contraccezione a lunga durata offerta alle donne in sede di aborto, in modo da prevenire altre gravidanze indesiderate in futuro e, quindi, possibili futuri aborti. Oppure il potenziamento della medicina territoriale e dei consultori, continuando quindi ad imporre l'obbligo di andare in ospedale. Il periodo sopraggiunto di pandemia Covid avrebbe forse suggerito un'altra via, almeno su questo?
«La bocciatura - dichiara Sara Martelli, coordinatrice della campagna - non frena la nostra azione. Le nostre proposte sono valide e contnueremo a lottare perché diventino operative». Parla di «maldestra azione di strategia politica e strumentale sul corpo delle donne che vivono in Italia» la segretaria dell'Associazione Coscioni, Filomena Gallo: «La bocciatura delle proposte è in contrasto sia con la stessa legge 194 sia con le linee d'indirizzo emanate ad agosto 2020 dal Ministero. Una violazione inaccettabile del diritto alla salute che toglie rispetto alla libertà di scelta delle donne in un percorso delicat in cui meritano solo supporto, aiuto e rispetto dei diritti fondamentali».
«Svilita la partecipazione popolare»
«Il centrodestra ha declassato la partecipazione popolare all'attività legislativa relegandola all'inutilità», commenta Monica Forte del Movimento 5 Stelle: «La politica che respinge la volontà e le richieste dei cittadini senza prenderle nemmeno in considerazione è un grave vulnus del nostro sistema democratico». Secondo Forte, poi, «si è orientato il dibattito tra pro e contro aborto senza rispetto per una propoosta che coinvolge solo le fasi successive alla scelta volontaria, difficile e delicata».
Per Paola Bocci, del Pd, «un errore grave: questo progetto di legge non ha avuto alcuna possibilità di confronto reale sui temi, a partire dalla questione dei consultori che, al netto delle nuove linee guida del Ministero, potevano rappresentare l’occasione per sanare il vulnus dei servizi sanitari. Bisognava intervenire, poi, per offrire tutto uno spettro di possibilità alle donne per limitare il rischio di recidive. Era necessario anche offrire maggior tutela e cura a coloro che si avvicinano all’idea dell’aborto».
Dal centrodestra, Barbara Mazzali di Fdi dichara che l'obiettivo della 194 sarebbe «scongiurare e disincentivare l'aborto», pertanto occorrerebbe piuttosto parlare di «proposte che sostengano» le associazioni come i centri di aiuto alla vita, non di «distribuzione di pillole nei consultori».