Khashoggi, monta la richiesta di chiarimenti a Renzi. Il Pd attacca: "Spieghi i suoi rapporti con l'Arabia Saudita"
Matteo Renzi deve chiarire i suoi rapporti con il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed Bin Salman e troncare la collaborazione con la fondazione Future Investment Iniziative. A riaccendere le polemiche la pubblicazione da parte dell'amministrazione americana del rapporto della Cia con le prove del coinvolgimento del principe saudita nell'omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi. "Matteo Renzi aveva detto che dopo la crisi avrebbe chiarito i suoi rapporti con l'Arabia Saudita e il 'grande principe ereditario'. Lui non ha ancora detto nulla, ma ci ha pensato Joe Biden. Chiarire ora non è solo questione di opportunità, ma di interesse nazionale", scrive allora l'ex ministro del Sud e dirigente del Pd, Peppe Provenzano.
Il Pd: "Renzi spieghi i suoi rapporti con l'Arabia Saudita"
Una richiesta di chiarimento condivisa con il compagno di partito e vicepresidente dei deputati dem, Michele Bordo. "Renzi ci dica anche se è ancora convinto che in Arabia Saudita sia in atto un nuovo Rinascimento e che il principe ne sia addirittura l'interprete. Da quello che emerge in queste ore non mi pare proprio. Verificheremo se sia il caso di assumere una iniziativa parlamentare: dobbiamo chiarire questa vicenda. Si tratta di un tema di sicurezza nazionale ed è utile che un senatore della Repubblica, che ha avuto un ruolo importante nella nascita di questo governo, chiarisca realmente i suoi rapporti". E il dem Gianni Cuperlo aggiunge su Facebook: "Renzi aveva annunciato che, una volta archiviata la crisi di governo, avrebbe offerto le motivazioni di quella sua iniziativa. E' opportuno che lo faccia. Se possibile presto".
L'attacco di M5S e Sinistra italiana
Anche il Movimento Cinque Stelle incalza l'ex presidente del Consiglio. Gianluca Ferrara, capogruppo nella commissione esteri del Senato rievoca l'omicidio di Khashoggi: "Roba degna del più buio Medioevo, altro che Rinascimento. Mentre lui andava in Arabia Saudita a tessere le lodi di un regime assassino, il governo di Giuseppe Conte e la Farnesina guidata da Luigi Di Maio bloccavano ogni vendita di armi verso quello stesso regime. Tra cui le bombe usate in Yemen che Renzi aveva deciso di vendere all'Arabia Saudita nel 2016".
Dure anche le critiche di Nicola Fratoianni, sottosegretario di Sinistra italiana: "Renzi aveva promesso di rispondere sui suoi rapporti con quel regime dopo la fine della crisi di governo, è arrivato quel momento. Ora chiarisca per trasparenza e per dovere di onestà nei confronti dei cittadini italiani".
Anche perché la fondazione del principe saudita ha un ruolo fondamentale nella vita del suo Paese. La Future Investment initiative, Renzi siede anche nel board, è il cuore del potere di Mohammed bin Salman, la vetrina che ha costruito per il mondo. Creata cinque anni, la Davos nel deserto (come è chiamata) ha puntato in questo periodo a portare nel regno i più importanti protagonisti della finanza e dell'economia mondiale, da Christine Largarde a Masayoshi Son per convincere il mondo del nuovo corso saudita: solo i fedelissimi hanno una poltrona nel Board o personaggi il cui prestigio internazionale serve ad elevare e legittimare il profilo del principe.
E' gestita dal PIF, il fondo di investimento sovrano che è la longa manus del principe nel mondo della finanza e degli affari internazionali e che controlla buona parte dell'economia saudita. Qui Mbs ha fatto alcuni dei suoi annunci internazionali più importanti, dalla lotta all'Islam estremo all'investimento di miliardi di dollari in Neom, la cosidetta città del futuro. Non c'è altra piattaforma che il principe abbia usato nella stessa maniera per lanciare la sua immagine di riformatore devoto alla modernità e a un futuro diverso per il suo Paese: non a caso è qui che è stato evidente il ruolo di pariah che il principe si è guadagnato nella comunità internazionale dopo il delitto Khashoggi. Nel 2018, buona parte degli invitati disertarono l'evento proprio dopo l'omicidio del giornalista.
La protesta di Amnesty International
Intanto, anche i Verdi chiedono a Renzi di chiarire. Diverso, invece, il punto di vista di Amnesty International. "Certamente è inopportuno essere invitati in forum internazionali che sono emanazione diretta della monarchia saudita e tacere sul sistema di violazioni dei diritti umani", dice il portavoce Riccardo Noury. Che però aggiunge: va capito se "su una scala di gravità" è ancora più censurabile il comportamento dei "governi italiani che hanno intrattenuto rapporti politici ufficiali con l'Arabia Saudita, inviato armi fino al 2019 a un paese in guerra con lo Yemen, partecipato al G20 virtuale" oppure l'organizzazione di partite di calcio come la Supercoppa italiana. In Italia, conclude il portavoce di Amnesty, "è stato fatto a gara a chi blandiva di più l'Arabia Saudita, dimenticando i blogger frustati in piazza, gli attivisti per i diritti umani in carcere, i difensori per i diritti delle donne ed i giornalisti sotto attacco".