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JESI / Donne e diritti: la città tappezzata di messaggi

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Al Cavalcavia, al distretto di via Guerri e all’ospedale “Carlo Urbani”, dove l’obiezione di coscienza è del 100%

JESI, 27 febbraio 2021Cartelli dal messaggio inequivocabile sono apparsi questa mattina in diversi punti della città: dal Cavalcavia del Viale della Vittoria, al distretto di via Guerri, fino all’ospedale “Carlo Urbani” dove l’obiezione di coscienza è del 100%.

Il messaggio del Collettivo Transfemministaè chiaro: il corpo delle donne, i loro diritti, e quelli di tutti, non possono essere messi a rischio da parole e azioni di una politica che «ci vorrebbe far tornare indietro di almeno cento anni».

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«Abbiamo dovuto ascoltare nelle ultime settimane dichiarazioni inaccettabili sulla necessità di dare figli alla patria per scongiurare la sostituzione etinica, sulla famiglia naturale unica possibile e meritevole di sostegno, sull’aborto come omicidio – spiegano i membri del collettivo -. Leggiamo di disegni di legge che, come già successo in Umbria e Abruzzo, vogliono limitare l’accesso alla pillola Ru486 vincolandola all’ospedalizzazione e rendendone di fatto sempre più difficoltoso l’accesso a molte donne e che spianano la strada all’ingresso nei consultori dei pro-lifee di tutto quell’associazionismo antiabortista di estrema destra che intende colpevolizzare e umiliare chi faccia richiesta di interruzione volontaria di gravidanza».

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L’obiezione di coscienza all’ospedale di Jesi è totale: il Collettivo ha seguito anche le recenti vicende che hanno visto il Consiglio comunale di Jesi bocciare l’ordine del giorno delle consigliere Emanuela Marguccio (Pd) e Agnese Santarelli (Jesi in Comune).

«Questo non lo possiamo più accettare. Ci vorrebbero imporre silenzio e obbedienza, in un Paese dove il femminicidio uccide una donna ogni tre giorni, dove stupri, violenze e attacchi omo/transfobici sono pane quotidiano, dove la disparità salariale e di accesso alle professioni è altissima. E ancora di più in un’emergenza pandemica che ha visto le donne pagare prezzi enormi sotto ogni punto di vista. Siamo stanche di vedere i nostri corpi al centro di battaglie che ci riguardano ma a cui non siamo mai invitate a partecipare, solo a subirle in rispettoso silenzio. E per questo pretendiamo di rimettere i nostri corpi al centro del dibattito, di renderli visibili e comodi».

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Aborto sicuro e garantito, sia chirurgico che farmacologico, consultori liberi dai pro-life, aperti e accoglienti per le donne e per la comunità Lgbtqia+.

«Parità di salario e di accesso al mondo del lavoro, reddito di dignità. Pretendiamo di decidere. Sempre, ma ancora di più nella settimana che ci avvicina all’8 marzo che non è una festa ma un giorno di lotta. Saremo nelle piazze e nelle strade delle nostre città il 6 e l’8 a ricordare che se ci dichiarate guerra siamo pronte a rispondere».

Eleonora Dottori

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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