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Il diritto del lavoratore alla disconnessione

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Due puntate dedicate alla nascita di nuovi diritto fondamentali, emergenti dall’utilizzo sempre più diffuso e necessario degli strumenti digitali. In questa prima puntata ci occuperemo del diritto del lavoratore alla disconnessione, oggetto di una recente proposta del Parlamento Europeo finalizzata a salvaguardare la distinzione tra vita lavorativa e vita privata. La seconda puntata sarà dedicata al riconoscimento facciale, ai rischi di violazione dei diritti umani, e alle linee guida elaborate a riguardo dal Consiglio d’Europa.

È passato appena un anno da quando abbiamo cominciato a decantare i vantaggi dell’uso del digitale nel mondo del lavoro, soprattutto per la possibilità di svolgere da remoto tutta una serie di attività lavorative, che la pandemia avrebbe altrimenti fermato.

Sicuramente durante i lockdown abbiamo imparato ad apprezzare la comodità di poter organizzare il lavoro a casa, rendendolo più compatibile con le esigenze della famiglia, così come la possibilità di evitare frequenti spostamenti per raggiungere il luogo di lavoro, con conseguente riduzione dei costi e ottimizzazione dei tempi. Eppure, il telelavoro ha favorito anche la nascita di una cultura del “sempre connesso”"sempre online" o "costantemente di guardia” che pregiudica molti diritti dei lavoratori.

Secondo uno studio condotto da Eurofund (La fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro), dall’inizio della pandemia il lavoro online è aumentato del 30%, ma lavorare da casa ha raddoppiato il rischio di superare le 48 ore di lavoro settimanale, e aumentato del 25% l’impiego del tempo libero per esigenze lavorative.

Se prima era raro rientrare sul posto di lavoro fuori dall’orario stabilito, adesso è sempre meno frequente connettersi da casa in qualunque momento della giornata, anche nei giorni festivi per rispondere a una mail, a una videochiamata o completare un’attività.

I rischi del lavoro “sempre connesso”

Il Parlamento Europeo, che in tempi non sospetti (relazione di studio del 2019) aveva già avviato uno studio approfondito sul diritto alla disconnessione, è allarmata adesso dai rischi che l’incremento del telelavoro senza regole chiare potrà comportare sulla salute e sulla qualità di vita dei lavoratori.

Nella Risoluzione del 21 gennaio 2021, il Parlamento evidenzia i fattori di rischio di una connessione digitale prolungata.

L'utilizzo di strumenti digitali per periodi prolungati potrebbe determinare una riduzione della concentrazione e un sovraccarico cognitivo ed emotivo”; “operazioni monotone e ripetitive e una postura statica per lunghi periodi di tempo possono causare tensioni muscolari e disturbi muscolo-scheletrici”. “L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato la radiazione a radio frequenza come una possibile causa di effetti cancerogeni”,  “le donne incinte posso essere particolarmente a rischio in caso di esposizione a radiazioni a radio frequenza”. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha segnalato durante la pandemia l’aumento dei  disturbi legati alla privazione del sonno, all’eccessivo isolamento dei lavoratori, all’esaurimento emotivo e all’ansia, tutti legati al prolungato tempo di connessione digitale. Non trascurabili sono anche i rischi connessi al genere, ad una disparità di trattamento delle donne solitamente dedite alla cura dei minori o delle persone fragili, e quindi più indotte a privilegiare il telelavoro come modalità esclusiva.

E tuttavia, osserva il Parlamento, le esigenze di implementare l’utilizzo di strumenti digitali sul lavoro non verranno meno dopo la pandemia; anzi, accompagneranno la prossima rivoluzione economica, fondata proprio sul digitale e sul green. Pertanto è quanto mai urgente porre da subito delle regole chiare che impediscano gli effetti nocivi sulla salute e sulla qualità di vita dei lavoratori, sulla compromissione della vita privata, sulla disuguaglianza del lavoro femminile.

Un passaggio ineludibile è quindi il riconoscimento del diritto alla disconnessione come diritto fondamentale,parte inseparabile dei nuovi modelli di lavoro della nuova era digitale.”

Verso un quadro normativo europeo unitario

Sebbene per la legislazione europea e  per la giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, i lavoratori non siano tenuti a fornire ai datori di lavoro una disponibilità costante e senza interruzioni, essendo chiara la differenza tra orario di lavoro (quando il lavoratore deve essere a disposizione del datore di lavoro,) e orario non lavorativo, (quando il lavoratore non ha nessun obbligo di restare a disposizione del datore di lavoro), manca una legislazione uniforme nei singoli Stati dell’Unione. Il Parlamento chiede quindi una legge europea, incaricando  la Commissione di elaborare una direttiva sul diritto alla disconnessione, che tenga conto delle misure individuate dalle parti sociali, per stabilire i requisiti minimi del lavoro a distanza.

Compito del  nuovo quadro legislativo sarà quello di:

  • individuare chiaramentelecondizioni di lavoro, tra cui la fornitura, l'utilizzo e la responsabilità delle attrezzature,
  • garantire che il telelavoro sia frutto diuna scelta volontaria
  • assicurare che i diritti, il carico di lavoro e le norme sulla prestazione dei telelavoratori siano equivalenti a quelli degli altri lavoratori.

In armonia con le leggi  europee vigenti in materia di lavoro, la nuova direttiva dovrà assicurare il rispetto del diritto alle ferie retribuite (direttive 2003/88/CE), l’equilibrio tra vita lavorativa e familiare per i genitori e coloro che prestano assistenza alle persone fragili (2019/1158), la salute e la sicurezza dei lavoratori (direttiva 89/391/CEE ) con particolare riferimento alle ore lavorative massime e ai periodi di riposo minimi.

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In cosa consiste il diritto alla disconnessione?

Il Parlamento traccia poi la definizione del contenuto del nuovo diritto fondamentale.

Il diritto alla disconnessione consiste nel diritto dei lavoratori di “astenersi dallo svolgere mansioni, attività e comunicazioni elettroniche lavorative, come telefonate, email e altri messaggi, al di fuori del loro orario di lavoro, compresi i periodi di riposo, i giorni festivi ufficiali e annuali, i congedi di maternità, paternità e parentali nonché altri tipi di congedo, senza conseguenze negative”.

Se il “rispetto dell'orario di lavoro e della sua prevedibilità è considerato essenziale per garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie” deve essere comunque garantita una certa autonomia, flessibilità e il rispetto della sovranità sul tempo, consentendo ai lavoratori di organizzare il proprio orario di lavoro in base alle responsabilità personali, in particolare l'assistenza ai figli o ai familiari malati.

Verso un nuovo modello culturale del lavoro

Il Parlamento appare perfettamente consapevole che il nuovo modello di lavoro non sarà effettivamente raggiunto senza un effettivo cambiamento culturale, che entri nelle consuetudini di datori di lavoro e lavoratori. E’importante una comunicazione e un’informazione efficace e ad ampio raggio capace di modificare  volontariamente i comportamenti.

Il Parlamento raccomanda quindi che i datori di lavoro non impongano ai lavoratori di essere direttamente o indirettamente disponibili o raggiungibili al di fuori dell'orario di lavoro, ma anche che i lavoratori si astengano  dal contattare i colleghi a scopi lavorativi al di fuori dell'orario di lavoro concordato.

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