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Cassarà, “diritti delle donne indeboliti da pandemia e serve un vero welfare”

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Gela. La preoccupazione è forte, espressa a maggior ragione in occasione della giornata internazionale dedicata alla donna. L’avvocato Giovanna Cassarà, che è stata assessore e consigliere comunale e che continua a far parte del gruppo dirigente del Pd locale, riprende l’allarme lanciato a livello nazionale dall’Unione donne in Italia, della quale è componente. Si sofferma soprattutto su una pandemia che sta favorendo un processo di precarizzazione dei diritti. “L’8 marzo, giornata internazionale delle donne, costituisce un appuntamento che quest’anno, per le donne di tutto il mondo, è segnato dalla pandemia da Covid-19. Per le donne italiane si presenta anche con la novità di un nuovo governo appena insediato. Di fronte a noi troviamo gli storici problemi che, di anno in anno, hanno segnato la vita delle donne e dunque le lotte dell’Udi, e quelli inediti o il modo inedito in cui si sono presentati, che abbiamo imparato ad affrontare in quest’ultimo, difficile, anno. Tra questi, non ci può non preoccupare la frattura sociale tra persone garantite e meno garantite, ma ancora di più tra generazioni. Sul fronte dell’occupazione femminile siamo preoccupate vedendo l’aggravarsi di una situazione, che già si presentava in Italia ben poco positiva. In quest’ultimo anno sono peggiorate le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori di qualunque tipologia e categoria. Siamo tutti e tutte nello stesso mare in burrasca, ma le barche con cui lo affrontiamo non sono le stesse. Il divario occupazionale per le donne si è ulteriormente aggravato – denuncia il documento Udi rilanciato dall’avvocato Cassarà – le donne occupate sono meno del 50 per cento e il divario tra uomini e donne rimane uno dei più alti d’Europa. Molte lavoratrici dipendenti, sia pubbliche che private, ma anche le professioniste, si sono improvvisamente dovute cimentare in emergenza con la nuova organizzazione del lavoro costituita dallo smart working. Molte lavoratrici sono passate da un’occupazione ad un lunghissimo periodo di cassa integrazione, con riduzioni consistenti dei salari e spesso con ritardi nell’erogazione, mentre per molte non c’è nemmeno la certezza di poter tornare al lavoro. Il confinamento dovuto alla pandemia ha messo in evidenza il valore sociale del lavoro di cura, spesso svolto dalle donne, ma ha anche messo drammaticamente in luce la scarsa condivisione del lavoro domestico e le carenze dei sistemi di welfare. In tutto questo ultimo anno con più chiarezza si è constatato quello che tante volte abbiamo denunciato, l’assenza o la grave carenza di una medicina territoriale preventiva. La stessa difficoltà di far avanzare rapidamente il piano di vaccinazione si scontra con queste carenze”.

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