Donne e diritti: al via il festival di Pacta dei Teatri
Un’altra tradizionale rassegna teatrale milanese migra sul web per non morire. Cambia pelle, ma non si piega, il Progetto “DonneTeatroDiritti”, che dal 12 marzo fino al 31 sbarca in rete su pacta.org e sui relativi canali social con il nuovo nome di ”DtD 2021 – Diritti al tempo del Covid”. Come vedremo, però, sperando di approdare in scena.
Dopo un anno tragico per i diritti delle donne minacciati e negati dalla pandemia, chiuse tra le pareti di casa con compagni ogni giorno più frustrati arrabbiati e violenti; dopo una crescita esponenziale di povertà ed emarginazione, con la malattia che ha acuito ogni forma di emarginazione (anche di migranti si parla sempre meno, ma non per questo sono spariti dalle nostre strade); con il mondo del teatro boccheggiante privato dell’ossigeno dell’andare in scena, era più che mai importante che la nostra città non perdesse la voce di questa iniziativa da sempre attenta proprio a questi temi.
«Il momento che stiamo vivendo condizionato dalla pandemia – sottolinea infatti la curatrice Annig Raimondi – ci ha scaraventato in un mondo assolutamente nuovo. È da questo “nuovo mondo” che partiamo per una riflessione sui mutamenti culturali e sociali in atto». In cartellone due spettacoli, due convegni e i contributi video di e su quei titoli che l’edizione “classica” di DonneTeatroDiritti aveva previsto, con gli artisti protagonisti a disposizione nel dopo “stage” per dialogare con il pubblico.
Si parte il 12 – sicuramente in streaming – con “Fermenti lattici” (replica il 13, 6 euro) di Giovanna Biraghi, Ester Palma, Monica Pariante, con Tiziana Avarista, Monica Pariante, Stefania Colangelo, su una travagliata storia d’amore gay, negata e nascosta, tra un’impegnata regista e una disimpegnata diva della fiction che innesca una serie di incredibili accadimenti. E si chiude il 29-31 con “Arianna. Il suon de’ bei lamenti”, “drammatizzazione sonora in quattro stazioni” a partire dal “Lamento d’Arianna” di Claudio Monteverdi: forse in streaming, forse in presenza nel salone di via Dini, nel caso si avverasse la promessa/auspicio di riapertura dei teatri del 27 marzo.In mezzo i video di chi invece non ce la farà a essere su quella scena, ma non vuole mancare l’appuntamento: l’universo femminile frenato nella sua libera espressione di “Mileva”(il 19) e di “Il canto di Penelope” (il 21) , quello giovanile fragile e depresso di “Ragazze di vetro” (il 26), le riflessioni sulla disabilità di “C’è un tempo” (il 17), il racconto della tragica e breve esistenza di Antonia Pozzi, poetessa mai pubblicata e scoperta solo dopo la morte de “L’infinita speranza di un ritorno” (il 28).