Volley, atlete in campo col pallone sotto la maglia per Lara Lugli: "La maternità è un diritto"
Centinaia di atleti a supporto della maternità per le sportive. Il caso di Lara Lugli ha smosso le coscienze, accendendo i riflettori su un problema radicato nel mondo dello sport femminile ma troppo spesso dimenticato. La maternità è un diritto inalienabile delle donne, naturalmente quindi anche delle atlete, e le clausole anti-maternità, scritte o verbali che siano, sono una realtà troppo spesso nascosta: per diffondere questo messaggio l'Assist, Associazione nazionale atlete, ha promosso la campagna a favore dei diritti delle lavoratrici sportive, accompagnandola con l'hashtag #IOLOSO.
Quel che invece non si sapeva, ma si poteva soltanto sperare, è stata la risposta del mondo dello sport, che in sole 24 ore dal lancio della campagna ha prodotto oltre 100 foto di atlete e atleti indignati che si sono uniti alla protesta. Dalla pallavolo femminile, con Jenny Barazza, Lucia Bosetti e le capitane delle due finaliste di Coppa Italia di Serie A2, Mondovì e Macerata, che si sono presentate in campo con il pallone sotto la maglia, a simulare la gravidanza. Ma anche l'oro olimpico nella pallanuoto, Tania Di Mario, il doppio oro olimpico Bellutti, l'ex stella della pallacanestro italiana Francesca Zara, la maratoneta Debora Toniolo. Donne e mamme, ritratte a bordo campo con la figlia sorridente o mentre tagliano il traguardo insieme, a creare un flusso di foto per sensibilizzare il pubblico su un tema incredibilmente ancora d'attualità nel 2021.
Rizzitelli (Assist): "Aberranti le clausole anti maternità"
"Sappiamo tutti che le atlete incinte vanno a casa e il loro contratto spesso viene stracciato - spiega Luisa Rizzitelli, presidentessa di Assist -. Una pratica che non è nata adesso con il caso di Lara Lugli, ma che va avanti da anni. Siamo molto soddisfatti per l'incredibile riscontro della campagna a favore dei diritti delle lavoratrici sportive: le clausole anti-maternità sono un'aberrante pratica ben nota e mai realmente contrastata da chi invece avrebbe dovuto vietare questa vergognosa consuetudine e tutelare la maternità delle atlete. Ci sono arrivate centinaia di foto, molte dal volley grazie all'Assopallavolisti, ma stanno rispondendo tutte le discipline perché i diritti delle atlete riguardano tutto il mondo dello sport".
Il supporto degli atleti
Le battaglie per la parità dei diritti non riguardano soltanto le categorie coinvolte: sono stati infatti tanti gli atleti che hanno preso parte all'iniziativa postando le proprie foto a supporto della campagna. Nel caso di Reggio Emilia e Siena, pallavolo di Serie A2, le due squadre si sono trovate al centro del campo prima dell'inizio del match, separate dalla rete ma unite dal pallone sotto la maglietta. Un primo passo che non può essere considerato un punto di arrivo bensì di partenza, per una riforma dello sport femminile, e non solo: il professionismo e soprattutto le tutele che garantisce restano una chimera per gli sport che non siano il calcio femminile, l'unico in grado di sostenerne i costi.