L'umanità di Natalia, la badante morta per salvare due anziani- Corriere.it
Questo articolo di Carlo Verdelli è comparso lunedì 15 marzo sulla newsletter di Buone Notizie, l’inserto del Corriere della Sera che ogni settimana si occupa di solidarietà, cittadinanza attiva, economie civili. La newsletter è gratuita e potete iscrivervi da qui.
L’8 marzo è passato e dei diritti delle donne ne parleremo il prossimo anno di questi tempi. Le mimose regalate come segno di attenzione già appassiscono. La festa, che festa non è quanto piuttosto il giorno per la rivendicazione di una parità incivilmente negata, va in archivio come un’edizione di Sanremo. Verrà ricordata giusto perché nel 2021 c’erano le mascherine.
Volendo, si potrebbe aggiungere una postilla, che ha poco a che fare con la ritualità dei fiorellini gialli. Una targhetta con il nome di Natalia Dimitrova Belionova, nazionalità bulgara, professione badante, anni 57.
Da qualche settimana, Natalia aveva preso servizio da due coniugi di Battipaglia, 88 anni lui, 86 lei. La sera della festa che non è una festa, si accorge che dalla stanza dei suoi signori esce del fumo: per il contatto con una coperta, la stufa sta prendendo fuoco.
Lei va a svegliarli, li accompagna all’esterno della villetta dove abitano, telefona ai loro familiari perché vengano ad assisterli, poi rientra in casa a prendere qualcosa che la coppia considera importante, ma resta soffocata e muore.
Li accudiva da poco, non poteva avere avuto il tempo di affezionarsi a loro, eppure Natalia ha salvato loro la vita perdendo la propria. Niente a che vedere con la catena di femminicidi che insanguina ogni sbuffo di mimosa. Niente a che vedere nemmeno con i più elementari diritti stracciati in faccia a tante donne in troppe occasioni, l’ultima la pallavolista Laura Lugli licenziata dal Pordenone perché incinta.
Onorare l’umanità generosa di Natalia Dimitrova Belionova, raccontare di lei, ricordarla come una scia tragica e luminosa dell’8 marzo con le mascherine, è un modo per prosciugare una ventiquattr’ore di retorica e non lasciare sfiorire il sacrificio, se non altro quello, di milioni di donne come lei.
Nel suo piccolo, vista la provenienza di Natalia, è anche un messaggio a chi sostiene, con grandi favori popolari, che «l’Italia non può essere il punto d’arrivo di barchini e barconi, abbiamo già abbastanza problemi senza doverci fare carico di quelli altrui» (Matteo Salvini, 3 marzo, comizio a Livorno).
La signora Dimitrova Belionova non è arrivata dalla Bulgaria con un barcone, ma è venuta in Italia spinta dallo stesso bisogno che fa rischiare il mare al disperato popolo di barchini e barconi. Ha salvato due italiani anziani. Il problema l’ha risolto lei a noi.