MFF 106 - Bianca Balti: «La moda è vulnerabile. I miei vestiti sono fatti per sopravvivere a generazioni»
Bianca Balti. Basta il suo nome, non serve altro. Quello stesso nome che oggi è la firma della sua Bianca Balti collection, il brand prémaman che dal 2018 veste le donne in tutti i momenti della loro vita e durante la maternità. Da Ludivine Pont nel giorno del sì a Chiara Ferragni che lo ha scelto per la seconda gravidanza.
«La mia ispirazione è Ruth Bader Ginsburg, giurata della Corte Suprema americana che dedicò la carriera ai diritti delle donne e della comunità Lgbtq», ha raccontato Bianca Balti, top model di punta dell’agenzia Brave, imprenditrice e stilista, volto di una moda responsabile, musa di Dolce&Gabbana e mamma di Matilde e Mia.
Quando è nata l’idea di lanciare un suo brand?Durante la mia prima gravidanza, 14 anni fa, mi sono resa conto della difficoltà di trovare capi prémaman alla moda. Quando sono rimasta incinta una seconda volta, sei anni fa, la situazione non era cambiata se non per l’espansione del fast fashion. Credo che le donne si meritino una scelta, in un momento tanto sacro quando fisicamente estenuante.
La moda non voleva vedere la maternità? Eppure lei è stata un’eccezione...La sfilata di Dolce&Gabbana del 2015 fece grande scalpore proprio perché al tempo non si esponevano pancioni in passerella. Oggi non è più cosa tanto rara. Anche per le taglie, le cose stanno cambiando rapidamente. La moda è sempre più inclusiva.
Quando ha iniziato a lavorare nella moda, le piaceva? E adesso?Tantissimo, forse più di quanto mi piaccia ora. Avevo 20 anni e la mia passione era proprio quella di cucire con la macchina di mia mamma. Ricordo Domenico Dolce ai fitting prima della sfilata, in ginocchio con forbici e spilli. Con il tempo ho iniziato ad amare più le persone del prodotto. I miei stilisti preferiti sono Domenico Dolce e Stefano Gabbana, e non perché lavoro tanto con loro, ma lavoro tanto con loro perché sono i miei preferiti, In questi 16 anni insieme si è instaurato un rispetto reciproco e tanto, tanto amore.
Parlando di rispetto, Bianca Balti collection è un marchio responsabile…Ho capito subito che l’unico modo per produrre restando in pace con la mia coscienza era quello di ridurre la mia impronta inquinante al massimo. Per questo uso stoffe di scarto, le etichette e le scatole sono in materiali riciclati. Le persone che cuciono i miei abiti sono a Los Angeles, dove il settore è altamente regolamentato. E i vestiti di Bianca Balti collection sono fatti per sopravvivere a generazioni, il contrario di un capo usa e getta.
C’è una donna in particolare che la ispira?La mia più grande ispirazione è Ruth Bader Ginsburg, giurata della Corte Suprema americana che dedicò la carriera ai diritti delle donne e della comunità Lgbtq.
Accanto a lei c’è Chiara Ferragni, che supporta l’empowerment delle donne…Conobbi Chiara qualche anno fa a Los Angeles, dove abito e al tempo viveva anche lei. Mi è piaciuta istantaneamente per la sua semplicità, nonostante la fama. Mi sono commossa quando ha postato alcune foto indossando l’abito Beverly. Nessun progetto nel cassetto. Quello che avete visto è il potere di una donna di supportare un’altra donna.
Sappiamo chi ha già vestito, ma c’è qualcuno che sogna ancora di vestire?Mi piacerebbe iniziare una collaborazione strategica. Ho sogni ambiziosi e nomi già in mente; ma non è il momento giusto per ampliarsi e non c’è fretta. Il settore del prémaman è in costante crescita e gli si prospetta un valore di 8 miliardi di dollari nel 2023.
Cosa le ha insegnato la moda? E cosa pensa che la moda debba imparare?Sono cresciuta in questo mondo e ho imparato a non fare favori con l’aspettativa che vengano ricambiati. La moda deve imparare che, basandosi sui trend e gli umori del momento, è vulnerabile e può passare di moda anche lei.
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