8 marzo, le donne sono l'unica maggioranza trattata da minoranza: siamo lontani dalla parità di genere
L’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti della donna, istituita per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo, Italia compresa.
Le donne sono l’unica maggioranza al mondo ad essere trattata come una minoranza. Un dolore e un’ingiustizia che non toccano pochi ma moltissime vite, ogni giorno. L’Onu ha stabilito questa Giornata nel 1977 e invita ad operare affinché nel mondo si possa raggiungere un’effettiva parità di genere entro il 2030. Ma a che punto siamo? Dati alla mano: l’Istat ha certificato un boom di femminicidi durante il lockdown, raggiungendo il 50% del totale degli omicidi; il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale; nel 2020 444mila persone hanno perso il lavoro, di questi 312 sono donne e 132 uomini.
Siamo immersi in una cultura lontana dalla parità di genere, lo si vede dai numeri della violenza e della disparità lavorativa, lo si vede nelle domande nei colloqui di lavoro, lo si vede nel victim blaming e nello slut shaming, lo si vede nelle molestie quotidiane, nel catcalling, nel revenge porn e nell’indifferenza che copre tutti questi fenomeni, in nome di una presunta esagerazione di fatti “normali”.
Il gesto che abbiamo visto a Sanremo di Francesca Michielin che sceglie di dare i fiori che le hanno donato sul palco dell’Ariston al collega Fedez forse è solo un fatto simbolico, ma è un forte esempio di un concetto più grande: è opportuno abbandonare i paraocchi, la “normalità” delle cose porta in sé una discriminazione.
L’8 marzo è un giorno in più per dire basta alla discriminazione, qualsiasi forma essa assuma. Ogni volta che la parità non è assicurata si sta facendo una violenza a qualcuno. Quindi, nel nostro piccolo, ognuno di noi può e deve imparare a prestare attenzione al proprio comportamento perché si rischia di generare violenza.
Con la collaborazione della dott.ssa Francesca Vannucchi
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