Volley, Caso Lugli, Boldrini alla Camera: "Fermi a due secoli fa, essere madri significa essere fuori"
"Essere madri vuol dire essere fuori", Laura Boldrini conclude così il suo intervento alla Camera sul caso Lugli durante un'interpellanza parlamentare presentata a Valentina Vezzali, al suo debutto come sottosegretaria allo Sport. Sul piatto ci sono i diritti delle donne nello sport: la pari opportunità, la parità salariale, la tutela della maternità, le violenze di genere.
Lo chiamano caso Lugli per raccontare la punta di un iceberg emersa qualche settimana fa in seguito alla denuncia della pallavolista Lara Lugli. In forza nella stagione 2018-2019 nella squadra Volley Pordenone, la giocatrice informa la società di essere incinta e si vede negato il pagamento dell'ultima mensilità prima dell'interruzione del rapporto con la squadra dalla quale viene poi citata in giudizio.
[[ge:rep-locali:rep:291451500]]Un caso che ha scosso il mondo dello sport nazionale, ed è stato ripreso dalla stampa estera arrivando fino alle pagine del New York Times, che ha contribuito ad accendere un faro sulla situazione delle atlete e del professionismo con tanto di sostegno da parte di colleghe e colleghi del mondo dello sport - e non solo - come i calciatori del Rimini FC che hanno posato con un pallone sotto la maglia a simulare un pancione.
Per fare un esempio e capire meglio la situazione del lavoro sportivo femminile Federica Pellegrini non è un'atleta professionista - così come non lo è Fabio Fognini - e se dovesse restare incinta a tutelare la sua maternità non ci sarebbe niente altro che quello che arriva da ingaggi e sponsor. Anche Elisa Di Francisca, che sempre restando dalla parte delle donne ha appena denunciato in un libro le violenze maschili subite, non è un'atleta professionista - sono solo pochi gli sport che riconoscono lo statuto di professionista e tra questi ci sono calcio, basket, ciclismo - e la sua seconda maternità in corso è tutelata dall'appertenenza alle Fiamme Oro.I diritti delle donne nello sport
E le altre che diritti hanno? Sul tema è intervenuta Laura Boldrini presentando un testo, che la vede come prima firmataria con altre 39 deputate e che è sostenuto dalle attiviste di Assist - Associazione nazionale atlete, che chiede di riconoscere il professionismo delle atlete con una legge e non più come una scelta delle federazioni. "C'è da vergognarsi del caso Lugli - così l'onorevole in risposta a Vezzali - le denunce ci sono già da tempo ma il Coni e le federazioni sportive fanno finta di niente. Rispetto la loro autonomia ma ricordo che devono rispondere alla Costituzione che all'articolo 3 parla di principio di uguaglianza. Siamo tutti e tutte uguali e non può esserci una discriminazione in base al sesso".
In risposta all'interpellanza Vezzali ha spiegato come la questione le stia particolarmente a cuore essendo "una criticità che penalizza le donne e i soggetti più deboli" e denunciando che "la disciplina vigente del contratto di lavoro sportivo prevede espressamente l'assenza di qualunque vincolo di subordinazione e quindi delle tutele assicurative e previdenziali ad esso connesse. Tale impostazione riflette una visione del lavoro sportivo come una sorta di hobby da praticare nel tempo libero affiancandosi a un lavoro ordinario".
La realtà, emersa anche dai dati delle richieste di indennità previste per l'emergenza Covid, però racconta di centinaia di migliaia di persone che fanno del lavoro sportivo l'unica fonte di sostentamento. Vezzali ha ricordato alcune misure a tutela dei soggetti più fragili come l'istituzione con legge di bilancio nel 2018 e nel 2020 a sostegno della maternità delle atlete alla quale sono stati destinati 500mila euro. Dal punto di vista sportivo nei principi fondamentali degli statuti delle federazioni nazionali deliberati dal Coni nel 2018 all'articolo 14 è stato stabilito che le atlete in maternità che esercitano anche in modo non esclusivo hanno diritto al mantenimento del tesseramento nonché alla salvaguardia del merito sportivo acquisito e la conservazione del merito raggiunto nelle classifiche federali.
Il nodo legislativo
Ma il vero nodo resta l'entrata in vigore dei decreti attuativi della legge delega 8 agosto 2019 n.86, in particolare dell'articolo 5, che renderebbe il lavoro sportivo oggetto di un rapporto di lavoro subordinato o autonomo con tutte le tutele del caso, e l'articolo 33 che prevede che l'applicazione della vigente disciplina anche previdenziale a tutela di malattia, infortunio, gravidanza, maternità e genitorialità.
"Si garantirebbero così le tutele minime ai lavoratori sportivi, dando la dignità che spetta loro", ha concluso Vezzali che poi ha ricordato come il decreto sia solo un punto di partenza sul quale è essenziale vigilare. In risposta all'intervento della sottosegretaria, Boldrini ha concluso spiegando come "nello sport siamo fermi a due secoli fa e questo è inaccettabile. Facciamo un salto nella contemporaneità. Riconosciamo alle atlete italiane pari diritti e pari dignità".
Le reazioni
"Le parole di Boldrini in Aula sono state lo svelamento di una denuncia che noi facciamo da 20 anni - ha commentato Luisa Rizzitelli, presidente di Action - Tutti sanno come stanno le cose ed è importante che sia stato finalmente detto anche in Aula. La risposta della sottosegretaria mi lascia soddisfatta perché vedo che c'è una presa di coscienza della situazione e il fatto che abbia definito la riforma un punto di partenza conferma che c'è ancora tanto da fare. Non si può più rimandare perché parliamo di violazioni gravissime che tutti conoscono".