Onu: pandemia scusa per ridurre libertà, dissenso, informazione e diritti
Per l’Onu la pandemia è la scusa per ridurre la democrazia
Per l’Onu la pandemia è la scusa per ridurre la democrazia e i diritti dei più deboli. Per l’organizzazione non governativa internazionale Human Rights Watch almeno 83 Paesi hanno approfittato del virus per attaccare la libertà di parola. A questi 83 si aggiungono tanti altri, come i nostri Paesi occidentali, che hanno sospeso o limitato il diritto di informazione, come quello di richiedere e ricevere riscontri dalle autorità, anche su questioni di salute pubblica.
Un quadro drammatico che si è esteso in ogni angolo del globo. Con una prassi naturale è stata diffusa una repressione sistematica nei confronti degli attivisti delle opposizioni e dei difensori dei diritti umani. La pratica si è qualificata con un aumento degli attacchi ai giornalisti e delle mosse per frenare la libertà di parola, censurando i media, lanciando applicazioni di tracciamento invasive per i cittadini e mettendo in atto misure di sorveglianza estreme. Tutti interventi che molto probabilmente sopravviveranno alla stagione della pandemia.
Un quadro descritto anche dal segretario generale dell'Onu António Guterres che ha lanciato più volte l’allarme, come qualche settimana fa dalle colonne del britannico The Guardian. A lui si aggiungono i molti report dell’organizzazione che dal diritto all’informazione, violata, alla limitazione della libertà di parola delle popolazioni, dettagliano la condizione dei più deboli nelle società e tra loro le donne e i bambini. Il tutto ad opera non di spietati dittatori.
Per l’Onu la pandemia ha ridotto i diritti delle donne
I progressi in materia di parità di genere sono stati ritardati di decenni, scrive l’Onu. "La violenza contro donne e ragazze in tutte le forme è aumentata alle stelle, dagli abusi online alla violenza domestica, alla tratta, allo sfruttamento sessuale e ai matrimoni precoci", ha spiegato Guterres. L'opera degli sfruttatori è facilitata dalla politiche dei governi.
Anche l'impatto sull'istruzione è stato "catastrofico", con la chiusura delle scuole che ha colpito circa 1,6 miliardi di bambini. È probabile che le ragazze in particolare abbandonino gli studi, rendendosi più vulnerabili e inclini al matrimonio precoce, alla gravidanza precoce e alla violenza domestica.
La povertà estrema sta aumentando per la prima volta da decenni. I giovani non vanno a scuola e spesso hanno un accesso limitato alla tecnologia.
Per l’Onu la pandemia ha ridotto il diritto all’alimentazione dei bambini
Le strategie di gestione della pandemia hanno inferto un duro colpo anche ai programmi di alimentazione scolastica che invece erano cresciuti nell’ultimo decennio.
Diversi studi citati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite hanno dimostrato che nella vita di un bambino proveniente da una famiglia povera, i pasti scolastici possono avere un impatto importante. Allontanare la fame e sostenere la salute a lungo termine aiutano i bambini ad avere una speranza. Questo è particolarmente vero per le ragazze: nei luoghi in cui esiste un programma di pasti scolastici si è riscontrato che le ragazze rimangono a scuola più a lungo, i tassi di matrimoni precoci diminuiscono così come le gravidanze tra adolescenti.
Quando poi si usa cibo prodotto localmente, i programmi dei pasti scolastici possono anche dare impulso all'economia di una comunità. Creano domanda per alimenti più diversificati e nutrienti e creano mercati stabili, supportando l'agricoltura locale e rafforzando i sistemi alimentari territoriali.
In un mondo post-COVID-19, i programmi di alimentazione scolastica sono ancora più un investimento prioritario, afferma il rapporto State of School Feeding Worldwide, perché aiutano i Paesi a costruire una popolazione sana e istruita, sostenendo la crescita nazionale e promuovendo lo sviluppo economico.
Per l’Onu la pandemia ha ridotto il diritto alla salute. I vaccini solo per i più ricchi
In fine il quadro di accesso alle cure che con la possibilità di usufruire dei vaccini mostra il suo lato più distopico. Secondo l' Organizzazione mondiale della Sanità, più di tre quarti dei 128 milioni di vaccini somministrati finora sono stati inoculati in soli 10 Paesi. Non una singola dose è stata somministrata in 130 paesi, con popolazioni di 2,5 miliardi.