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Insieme a WeWorld contro la violenza sulle donne

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

C’è tempo fino al 21 marzo per dare il proprio contributo alla raccolta fondi #maipiùinvisibili lanciata da WeWorld — organizzazione indipendente che da 50 anni si impegna a garantire i diritti di donne e bambini in 27 paesi, compresa l’Italia — dedicata alle donne che hanno subito violenza in Italia e nel mondo. Elena Caneva, coordinatrice area advocacy nazionale, policy e centro studi di WeWorld illustra al Mattino le motivazioni dell’iniziativa: «In Italia una donna su tre subisce violenza almeno una volta nella vita, ma non lo dice; per le donne che subiscono violenza — oltre 6 milioni in Italia — è spesso difficile raccontare le loro storie, perché esporsi pubblicamente significa spesso mettere in pericolo sé stesse o i loro figli. Con questa campagna vogliamo restituire voce e visibilità alle tante donne oggi “invisibili”. Da anni sosteniamo un programma nazionale contro la violenza sulle donne di prevenzione e sensibilizzazione, che include gli Spazi Donna WeWorld presenti a Napoli (Scampia), Milano (Giambellino), Roma (San Basilio), Cosenza e Bologna. Questi luoghi sono nati con l’obiettivo di far emergere il sommerso in quartieri difficili, dove molto spesso la violenza sulle donne è talmente diffusa da essere giustificata e non percepita persino da chi la subisce».“Tutto il giorno chiusi in casa, sono diventata il suo unico bersaglio” è solo una fra le tante dichiarazioni rilasciate. Quando la società ha iniziato a chiudere gli occhi? «Direi che la società non ha mai aperto gli occhi o li ha aperti solo un po’ negli ultimi anni, ne è dimostrazione l’aumento delle violenze durante i lockdown. I dati Istat ci dicono che tra le donne vittime di violenza il 62,5 per cento dichiara che i figli hanno assistito e/o subito la violenza; gli studi rivelano che i bambini vittime di violenza familiare hanno una probabilità maggiore da adulti di essere maltrattanti per quanto riguarda i bambini, vittime di violenza per quanto concerne le bambine. Oltre al carico familiare, che nel nostro Paese ricade per lo più sulla componente femminile della coppia, e le aggravate condizioni economiche delle famiglie, molte donne hanno visto un drastico peggioramento della propria situazione sin dall’inizio della pandemia. Da una ricerca, condotta nei primi mesi del 2021 con Ipsos, emerge che una donna su due ha visto peggiorare la propria situazione economica negli ultimi dodici mesi; tra le occupate, una su due teme per il futuro di perdere il lavoro; tra le disoccupate, una donna su quattro dichiara che a causa del Covid ha rinunciato a cercare un’occupazione. Questa situazione di marginalità ostacola l’empowerment delle donne e le rende più esposte alla violenza». Donne nel mondo. «Lavoriamo in 158 progetti per costruire un mondo migliore in cui tutti, in particolare bambini, bambine e donne, abbiano uguali opportunità e diritti, accesso alle risorse, alla salute, all’istruzione e a un lavoro degno. Il nostro intervento si concentra anche per prevenire i matrimoni precoci e le mutilazioni genitali femminili. A volte il matrimonio è una tattica di sopravvivenza, poiché alcune comunità vedono le loro ragazze come un patrimonio, piuttosto che come individui con diritti, che può procurare alla propria famiglia fino a centinaia di capre, bovini, cammelli e asini. La pratica della mutilazione genitale è, invece, deleteria per la salute della donna: durante la circoncisione e, in seguito, queste ragazze soffrono di vari effetti collaterali come sanguinamento eccessivo, anemia e difficoltà a urinare. Il Kenya ha uno dei tassi di gravidanze adolescenziali più alti al mondo (75,1 per cento). La chiusura delle scuole ha aggravato il rischio per le ragazze di sposarsi e rimanere incinta precocemente. In Kenya contribuiamo a porre fine alle Fgm-Female Genital Mutilation e ai matrimoni precoci attraverso il capacity building e l’empowerment delle studentesse sin dai livelli primari di istruzione e, allo stesso tempo, rendendo disponibili le informazioni sui danni di tali pratiche a tutta la comunità attraverso la creazione di consapevolezza e forum di sensibilizzazione». Comunichiamo un messaggio di fiducia. «Il vero messaggio di speranza ce lo portano ogni giorno le nostre donne. Donne come Giulia e Marta — nomi di fantasia — che hanno deciso di condividere il loro vissuto. Giulia, ad esempio, ci dice che a ripensarci oggi, non sa spiegarsi come ha potuto sopportare gli insulti, i divieti, gli schiaffi e gli spintoni, anche mentre era incinta.  Aveva paura e era isolata dal resto del mondo. Quando il suo compagno ha iniziato a rivolgere le sue grida anche alla loro figlia Isabella ne ha parlato con la sua famiglia e poi ha chiesto aiuto al nostro Spazio Donna. Raccontare queste storie è importante per mandare un messaggio alle donne che vivono ancora nella violenza: uscirne è possibile!». Fino al 21 marzo sarà possibile sostenere la campagna donando 2 euro con sms al 45590 o 5 e 10 euro da rete fissa.

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