La subcultura sulle donne che degrada l’uomo
Nel mese dedicato alla donna, le donne non sono state risparmiate, con l’efferata uccisione da ultimo di una giovane insegnante napoletana di soli 39 anni. Non potevo quindi non parlare di donne. Di donne, prima che di violenza sulle donne.In Italia una donna subisce maltrattamenti ogni 15 minuti, e ogni tre giorni c’è un femminicidio. Senza distinzioni sociali e di ceto economico, l’uomo violento è operaio o dottore, è uomo e basta, e picchia, aggredisce, sottomette, è violento. E quando così non è, quando non usa le mani, allora è scettico nei confronti dell’altro sesso, è sarcastico, soprattutto se si trova in gruppo, il più delle volte svilisce la compagna.
È la subcultura che impregna da generazioni l’Europa illuminista e ancor di più l’Italia, e che ci ha costretto all’invenzione delle quote rosa, quella che ci dice nei fatti che le donne non godono di uguali diritti, non siedono nei posti di potere, non decidono mai davvero. In parlamento sono circa il 35%, abbiamo avuto storicamente ministre all’istruzione, ai settori sociali, alla sanità, molte senza portafoglio, a nessuna è stato affidato mai il ministero delle finanze e dell’economia, la gestione dei soldi è cosa del maschio. Mai una donna è stata capo del governo o presidente della Repubblica, in tre hanno presieduto la Camera, una sola il Senato.
In Finlandia il presidente e il capo di governo sono donne, qui abbiamo solo Giorgia Meloni a capo di un partito. Il Pd, che ha fondato la sua storia sulla lotta operaia e ha combattuto per i diritti delle donne e per le pari opportunità, non è mai stato presieduto da una donna, non è stato capace di nominarne una per il ruolo di ministro nel governo Draghi, e bene ha pensato da ultimo di rieleggere un uomo a nuovo segretario.
Questa è la subcultura predominante in Italia. Un regime che preserva l’uomo per l’uomo. Senza arrivare a quelli che dicono “se l’è cercata”, anche senza violenza fisica e misoginia, pure nel caso di un evidente impegno a favore delle donne, c’è sempre il passaggio automatico e in alcuni casi addirittura inconsapevole del potere dall’uomo all’uomo.