Teresa, la pensionata che guida la rivolta: "Ecco com'è nata la marcia anti-Trump"
Quella notte ha lanciato il suo messaggio alla Rete. E poi cosa è successo?"Non ho molti amici su Facebook, l'account l'ha aperto mio figlio con un nome finto, Maui Cooper Slim. Avevo scritto il messaggio sulla bacheca di un gruppo nato per sostenere Hillary: Pantsuit Nation. Quella notte i messaggi erano tutti di panico. Io scrivevo la mia frase come un mantra: "Dobbiamo marciare".
Fino a quando una donna di nome Jamie ha risposto: ci sto". Le è bastato quell'unico ok?"Sì. Ho chiesto aiuto ai miei figli e ho creato un evento Facebook chiamato Million Women March. Pensavo alla famosa marcia di Martin Luther King del 1963, quella di "ho fatto un sogno". Ma quando sono andata a dormire solo 40 persone avevano risposto "vengo"".
E il mattino dopo?"Non potevo crederci: 12 mila sconosciute avevano dato la loro adesione. Altre 10 mila avevano scritto di essere interessate. Il mio messenger di Facebook era così pieno di messaggi che sono rimasta in pigiama a leggerli per almeno 5 ore. Il numero delle adesioni intanto saliva vertiginosamente: così tante da spingere Facebook, preoccupato che il traffico fosse un virus, a oscurare momentaneamente la pagina".
Come ha fatto, dalle Hawaii, a gestire tutto questo?"Non l'ho fatto. Ho messo la mia idea online e ha viaggiato come un treno. Sono stata contattata da un'attivista, Bob Bland, che oggi è una delle quattro leader del comitato organizzatore, che nelle stesse ore aveva aperto una pagina simile. Mi hanno spiegato che Million Women March era il nome di un movimento di afroamericane che nel 1997 avevano manifestato a Philadelphia. E che bisognava cambiare nome alla mia pagina. Ho lasciato che facessero loro..."
Si è sentita estromessa?"No, affatto. Non sono un'attivista di professione. Fino ad ora avevo usato Facebook solo per tenermi in contatto con la mia famiglia. L'idea della manifestazione è stata spontanea, l'importante è che ora le donne marceranno davvero insieme, solidali. Pensare di aver iniziato tutto questo mi sembra ancora surreale".
Ci sono delle polemiche: alcune afroamericane dicono che questa è una marcia di donne bianche."Faccio parte del comitato organizzatore e le posso assicurare che ci sono donne di tutti i colori e razze. Sarà la marcia dell'inclusione: non ho dubbi".
Lei con chi andrà alla manifestazione?"Sicuramente con la mia amica Evvie Harmon, fra le prime a rispondere, e oggi coordinatrice globale della marcia. Dicono che mi daranno un riconoscimento, sarò in prima fila e salirò sul palco. Ma nessuno mi ha chiesto di parlare".
La sua famiglia ci sarà?"I miei figli marceranno a Seattle, dove vivono. Ci sarà anche la mia nipotina di 4 anni. Non sono una che piange facilmente, ma quando mi hanno detto: "Mamma siamo fieri di te" mi sono commossa. Sono una madre single, non è stato sempre facile".
Ok, la marcia: ma dopo?"Qui a Maui mi hanno già chiesto di essere più attiva all'interno della comunità. Rispolvererò i miei studi di avvocato e mi occuperò di violenza domestica e diritti delle donne. Un progetto a cui sto già lavorando. È anche dal basso, come ho sempre fatto, che si continua a marciare, no?".