Il cambiamento che meritiamo, recensione del romanzo di Rula Jebreal
La cambiaRula Jebral è una giornalista originaria di Haifa e se il nome non vi dice nulla, potreste ricollegarlo all’edizione 2020 del Festival di Sanremo (con annesso caso politico sorto all’epoca proprio a riguardo), quando era salita sul palco della città dei fiori per eccellenza al fine di raccontare l’esperienza di dolore e violenza vissuta da sua madre. Non a caso, a un anno da quel discorso, esce il suo romanzo, Il cambiamento che meritiamo. Come le donne stanno tracciando la strada verso il futuro, per dare voce ancora una volta all’insegnamento che ci dovrebbe condurre a ripudiare la violenza sulle donne. Un saggio che si basa su dati effettivi, che prendono in considerazione le conseguenze fisiche e psicologiche di questo morbo che affligge circa una donna su tre. Vi raccontiamo nella nostra recensione, il più possibile priva di anticipazioni, la dichiarazione di intenti e il manifesto che Jebral ha voluto dedicare al mondo femminile, non a caso uscito sugli scaffali online e fisici lo scorso 8 marzo, il giorno della Festa della Donna per eccellenza.
Il cambiamento che meritiamo, o meglio, che necessitiamo
A che punto siamo nella battaglia per i diritti delle donne in Italia, e non solo? Nadia, la madre di Rula, è una dei casi purtroppo numerosissimi caduti nelle maglie della trappola violenta che accalappia sempre più donne, un tema talmente discusso che, come sappiamo, a fronte di una massiccia comunicazione rischia di ottenere l’effetto contrario. L’abitudine, l’idea di poter dire “è l’ennesimo caso”, “ormai succede sempre più spesso”. Affermazioni che però portano a chiudere gli occhi su questo fenomeno e quasi accettarlo omertosamente. L’esatto opposto di quanto ci invita a fare Jebreal, che ci esorta a interrogarci in modo critico sull’argomento.
Pensiamo anche a un altro dato preoccupante: ogni giorno, oltre cento donne sono assassinate da uomini che dichiarano di amarle. Non vogliamo scadere in facili qualunquismi sul tema, affermando come “questo non sia amore vero” o “l’amore non può ferire fino a questo punto”, ma desideriamo soltanto cogliere questa occasione di lettura per riflettere sulla costante e brutale attualità del tema, che rischia di continuare anche per le prossime generazioni, perché la violenza si ripercuote su tutta la famiglia e su intere comunità.
Rula Jebreal lo sa bene, conosce da vicino e per esperienza relativamente indiretta la problematica. Dopo lunghi anni, soffocata dal silenzio, in queste pagine ha voluto restituire al pubblico la storia di sua madre Nadia, una delle tante vittime della brutalità della violenza a cui viene dato un nome e un’identità, a differenza di quanto succede spesso in questi casi. Non solo, vengono raccontate anche vicende e testimonianze di altre donne coraggiose e sopravvissute, che non hanno paura di combattere nonostante il passato buio. Il messaggio che ci viene comunicato è la speranza che donne e uomini, insieme, si assumano la responsabilità di un ruolo attivo e proattivo in questa lotta, per preparare passo dopo passo un futuro meritevole di essere vissuto senza violenza, e senza paure.
Una riflessione del nostro tempo e sulla nostra società
Ricordiamo che questo saggio è disponibile simbolicamente dallo scorso 8 marzo, una giornata sempre più delicata, per non dire critica (e criticata), ma ricordiamo che si tratta in primis non di un momento di festa vero e proprio, per quanto il nome “popolare” preveda questa terminologia, ma un momento di riflessione doveroso, per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche ottenute dal mondo femminile fino a oggi, accanto alle battaglie combattute, e che ancora restano da combattere, per ottenere finalmente la piena parità di genere a tutti i livelli.
Allo stato dell’arte attuale, in Italia, i femminicidi non si arrestano, nonostante le diverse associazioni di volontariato presenti sul territorio attive per contrastare questo fenomeno e il ricorso sempre più massiccio a denunce verso le autorità competenti. Se le donne dunque, come recita la seconda parte stessa del titolo di questo saggio, siano chiamate a tracciare nuove strade in questa direzione, è evidente di come si tratti primariamente di un problema sociale e culturale, risolvibile (forse) soprattutto a partire dall’ambito educativo, sia a livello familiare, sia nelle scuole di diverso grado. Dunque come dicevamo, è necessaria l’azione congiunta di donne, ma anche e soprattutto di uomini in grado di dare l’esempio fondamentale del comportamento da tenere nei confronti dell’altra metà dell’universo.
Infine, all’interno del saggio, Rula Jebreal approfondisce e amplia in maniera focalizzata e critica il discorso dedicato a questa problematica, ponendosi degli interrogativi che, se e quando dovessero essere risolti e in maniera esaustiva, dovrebbero condurre a una effettiva parità tra uomo e donna. Tra queste, le domande che possono sembrare più scontate (ma quanto lo sono davvero?), come: “a che punto è la battaglia per i diritti delle donne nel mondo?Chi o cosa minaccia oggi le conquiste sinora ottenute? Chi le incoraggia o le svilisce in queste battaglie?Quale ruolo hanno gli uomini nella lotta per l’emancipazione femminile? E infine: “Perché le donne vengono spesso estromesse dai posti di comando? In che modo si può ottenere una vera, autentica e soddisfacente parità di genere?”
In conclusione
Agire a favore delle donne significa agire per il benessere della comunità e della società in senso più ampio. Rula Jebreal, già autrice de La strada dei fiori di Miral, La sposa di Assuan, Divieto di soggiorno. L’Italia vista con gli occhi dei suoi immigrati e Miral è decisamente abituata a sostenere discorsi sociologici di questo calibro, raccontando il punto di vista delle categorie svantaggiate, spesso nel mirino degli attacchi di coloro che godono di posizioni quasi “esclusive” e di “pregio” nella società. Ancora una volta ci regala delle riflessioni che, come abbiamo anticipato, ci auguriamo non cadano nel dimenticatoio e non passino in sordina. Abbiamo bisogno di parlare, di alzare la voce, a prescindere dalla nostra appartenenza di genere.