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Turchia, è scontro. Ankara convoca l'ambasciatore italiano

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

La Turchia, dopo aver convocato l'ambasciatore italiano ad Ankara, vuole le “scuse” di Mario Draghi. Il vice presidente Fuat Oktay ha “condannato” su Twitter le parole del presidente del Consiglio sul leader turco Recep Tayyip Erdogan e, riporta il giornale turco Daily Sabah, ha invitato il premier a “scusarsi”. “Condanno - ha twittato Oktay - le dichiarazioni sfrontate e scandalose del premier Draghi riguardo il nostro presidente che per tutta la sua vita ha fatto gli interessi del suo Paese e della sua Nazione, si è opposto a ogni forma di fascismo e patronaggio e ha vinto ogni elezione con grande fiducia da parte del popolo”.

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In difesa di Draghi è intervenuto anche il presidente del gruppo del Ppe Manfred Weber: “Ha ragione, sotto la guida del presidente Erdogan la Turchia si è allontanata dallo stato di diritto, dalla democrazia e dalle libertà fondamentali nell'ultimo decennio. Non è un Paese libero per tutti i suoi cittadini. Se l'Europa vuole costruire un partenariato costruttivo con Paesi come la Turchia, ed è nel nostro interesse strategico farlo, dovremmo parlare chiaramente e onestamente dei fatti sul campo”.

E in Italia le parole di Draghi ha compattato maggioranza e opposizione con la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che ha chiesto di “arginare l’espansione del regime islamista”. Le ha fatto eco l’eurodeputato Sandro Gozi a Radio Cusano Campus: “Che la Turchia oggi sia governata da un autocrate, anche se passato più volte dalle elezioni, non è una novità. La cosa nuova è che lo dica l'Italia, che è sempre stata il paese più prudente”. Sulla stessa linea si è espressa anche Lia Quartapelle, capogruppo Pd in commissione Esteri della Camera: “Il presidente Draghi ha detto come stanno le cose. Erdogan reprime la stampa e la libertà accademica, arresta i parlamentari e destituisce i sindaci. Il risultato è che la Turchia è in crisi economica, in guerra con i vicini e i turchi soffrono repressione e mancanza di libertà”. 

Il capo della comunicazione della presidenza turca, invece, ha definito Draghi un “nominato”, al contrario del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, eletto con il 52% dei voti: Il premier nominato d'Italia ha superato i limiti e definito dittatore il nostro presidente, eletto con il 52% dei voti dal popolo turco. Parole che non trovano posto nella democrazia, pronunciate con uno stile da condannare. Se qualcuno cerca un dittatore allora guardi alla storia d'Italia”. 

"Dopo le parole sguaiate dei rappresentanti del regime di Ankara, sarebbe auspicabile che il governo italiano convocasse alla Farnesina l'ambasciatore della Turchia per chiedere conto della loro reazione. E magari anche per dire con chiarezza che consideriamo inaccettabili le offese verso le donne, gli arresti illegali degli oppositori del dittatore Erdogan, i bombardamenti dei villaggi curdi con tantissime vittime civili". Lo chiede il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.

Intanto gli eurodeputati della commissione per la difesa dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere commentando la vicenda del sofagate hanno condannato la “misoginia” di Erdogan e “l'inerzia” del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Evelyn Regner (S&D), presidente della commissione, oltre a ribadire il suo sostegno alle donne in posizioni di leadership ha parlato di “mancanza di rispetto” che “va oltre la persona e l'istituzione” e che “dimostra ancora una volta quanto vada fatto per sostenere le donne in posizione di leadership”.

Non meno duri gli altri componenti della stessa commissione del Pe, a partire dalla vicepresidente Eugenia Rodríguez Palop (Gue/Ngl) convinta che “il disprezzo mostrato verso la presidente von der Leyen, rimasta senza sedia, sia un esempio della campagna contro i diritti delle donne in Turchia”. A farle eco la terza vicepresidente Elissavet Vozemberg (Ppe) che ha parlato di “comportamento inaccettabile e denigratorio di Erdogan nei confronti della presidente della Commissione” e Robert Biedron (S&d), quarto vicepresidente, che ha criticato la “totale mancanza di rispetto di Erdogan non solo verso l'uguaglianza di genere, ma anche nei confronti del protocollo diplomatico”. L'eurodeputato Frances Fitzgerald (Ppe) ha parlato di “sessismo quotidiano ai livelli più alti della politica e della diplomazia”, mentre Maria Noichl (S&d) ha sottolineato la “chiara responsabilità anche da parte di Charles Michel”.

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