“Vedo donne dovunque nel mio Yemen che non c’è più”
Un iceberg nero catrame, una mano, due mani, la sagoma di una donna da immaginare come il boa che digerisce l’elefante del Piccolo Principe. Una figura femminile moltiplicata alla Warhol che, sequenza dopo sequenza, viene avviluppata fino a scomparire, il corpo, i capelli, la bocca, gli occhi. L’istantanea di un pomeriggio felice stracciata e ricomposta nel doloroso tentativo di suturare le lacerazioni interiori.
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