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Raggi snobba la questione femminile nella Turchia di Erdogan. Posizione miope

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

di Cristina Grancio *

La pilatesca posizione della Raggi sulla questione femminile nella Turchia di oggi, retta dal maschilista Erdogan. La scorsa settimana in Campidoglio è stata approvata una mozione all’unanimità per far prendere posizione al Sindaco di Roma, Virginia Raggi, a difesa dei diritti delle donne, dissociandosi pubblicamente dalla decisione turca di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul.

Abbiamo chiesto di convocare l’Ambasciatore turco in Campidoglio e di chiamare in causa il Governo nazionale, per delineare la posizione della Repubblica turca in materia di tutela dei diritti delle donne, nonché di boicottare tutte le manifestazioni pubbliche a sostegno della decisione del governo turco. Tutto il mondo sta parlando della questione dei diritti umani, della condizione delle donne turche e di quanto le donne siano strumento di lotta a una dittatura che oramai, grazie anche alla posizione coraggiosa di Mario Draghi, è stata “svelata”.

Nesibe Kiris, giovane donna turca, avvocato ed attivista dei diritti umani, ha recentemente dichiarato che “sono le donne a fare opposizione in Turchia, non ci fermeremo”. Questa frase contiene tutta la forza di chi sa che in una situazione quale quella della dittatura turca, dove il Parlamento non è più un organo rappresentativo, il movimento delle donne è considerato come il principale gruppo di opposizione nel Paese. In una situazione difficile come quella turca “sono proprio le donne a sfidare l’alleanza al potere,” continua Nesibe, e proprio per questo il partito al governo ad Ankara ha cominciato ad agire contro queste identità percepite come opposte, e anche l’esito del ritiro dalla Convenzione di Istanbul può essere letto proprio nell’ottica di cercare di fermare le opposizioni.

Episodi da condannare in questi giorni non sono mancati, non ultimo quello legato alla poltrona della Ursula Von der Leyen e allo schiaffo di Erdogan all’Europa, alle sue istituzioni rappresentate dalle donne. Non vorremmo che la Raggi invece, col suo silenzio in questi giorni, non sia fra quelle che rivendicano il giusto diritto di non essere discriminata come donna, come fu nel caso dell’attacco discriminatorio, in prima pagina, alla sua persona dal quotidiano “Libero”, ma che poi faccia esattamente ciò che è stato imputato all’epoca a Margaret Thatcher, cioé di essere salita e di essersi tirata dietro la scala. Di situazioni in cui la Raggi non ha mostrato particolare interesse per le donne ve n’è più di una, si ricordi la manifestazione della “Casa delle donne” di fronte al Campidoglio nella lotta per conservare la propria sede, l’abbiamo vista all’opera addirittura dentro il suo stesso gruppo consiliare, ed è un dato di fatto che - fra chi è stata espulsa e chi ha scelto di lasciare il gruppo 5 stelle - a fuoriuscire e abbandonare il gruppo siano state tutte e sole donne. Un caso? Oppure un ennesimo riscontro, come afferma Nesibe, che sono proprio le donne a sfidare l’alleanza al potere e fare opposizione. E lei, la Raggi, come lo sfida il potere? Oppure ritiene sia più comodo adagiarvisi? Temo che su Roma il sindaco Raggi si ritroverà in mano una bella patata bollente che arriverà proprio dal non voler riconoscere la vicinanza alle donne. Vedremo come sarà in grado di mantenere gli impegni che l’aula le ha chiesto attraverso la mozione.

                                                                                                     * Cristina Grancio, capogruppo Psi, Roma Capitale

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