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Intervista a Francesca Dardani, che ha partecipato alla Women's March

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

L'italiana Francesca Dardani, che vive a New York, ha partecipato alla Women's March. E, racconta a LetteraDonna, è pronta a farlo ogni volta che Trump calpesterà i diritti di qualcuno.

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La violinista Francesca Dardani.

Hanno affollato le strade delle città in ogni angolo del mondo. Da Washington a Sydney, da Copenaghen a Rio de Janeiro. Hanno occupato ogni via, ogni centimetro, ogni marciapiede. Tanti cartelli si sono fatti spazio in mezzo a centinaia di braccia, strette le une alle altre. «Keep your laws off my body!» (Tenete le leggi lontane dal mio corpo), «I am not an object» (Non sono un oggetto)», «Reject racism!» (Rifiuta il razzismo). In strada per le Women’s March, manifestazioni organizzate contro l’insediamento di Donald Trump come 45° Presidente Usa, c’erano tutte. Studentesse, donne delle pulizie, insegnanti, avvocatesse, medici, madri, bambine. Oltre cinque milioni di persone scesi in strada per difendere i diritti di tutti. Delle donne, dei migranti, dei disabili, della comunità Lgbt. Soltanto a Washington, i manifestanti erano più di un milione. A New York, città natale del neopresidente, più di 400 mila. Tra di loro anche l’italiana Francesca Dardani, violinista con all’attivo collaborazioni con i più grandi artisti della musica, da Madonna a Stevie Wonder: «Non c’erano solo donne statunitensi, ma provenienti da tutto il mondo. E questo era bellissimo. Ma anche tanti ragazzi, anziani e bambini. La marcia ci unifica e non sarà l’ultima».

DOMANDA: La Women’s March è stata soltanto una protesta contro Donald Trump?RISPOSTA: Non solo. Siamo scese in piazza per manifestare anche nei confronti di chi la pensa come lui: contro chi non ha rispetto per le donne, le minoranze etniche, i disabili, i lavoratori immigrati e gli omosessuali.D: Immagino si sia sentita tirata in causa spesso da Trump, lei che è donna e immigrata negli Stati Uniti. R: Esatto. Anche se adesso ho la cittadinanza americana, vengo dall’Italia e i miei nonni addirittura dalla Cina. Ho trovato i suoi atteggiamenti, soprattutto nei confronti degli immigrati, francamente intollerabili. I suoi tweet, spesso, risultano infantili. E poi, non posso certo condividere la sua posizione contro l’aborto.D: Secondo lei i diritti delle donne sono in pericolo? R: Credo di sì, ma voglio rimanere positiva. Per fare bilanci è davvero troppo presto. Per ora possiamo solo preoccuparci per come parla, per come si esprime, per cosa dice (ma ci sono anche italiane trumpiste, ndr).D: Le sue battute sessiste non si contano più.R: E la dicono lunga sulla considerazione che ha delle donne. A volte ricorda Silvio Berlusconi.

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Una foto della Women’s March di New York, scattata da Francesca Dardani.

D: Un bel passo indietro rispetto a Barack Obama… R: Di certo nemmeno Obama era perfetto, ma almeno è stato un presidente intelligente. Ha sempre sostenuto le battaglie femministe e le persone di tutte le etnie. Non è poco. L’America con lui si è rialzata, abbattendo i numeri della disoccupazione. Molti giovani, anche tra le classi meno abbienti, si sono diplomati e laureati. La lista delle cose positive che ha fatto è davvero lunga.D: Come immagina i prossimi quattro anni?R: C’è molta preoccupazione. Ma la cosa buona è che Trump sta già unendo molte persone contro di lui. Probabilmente anche chi l’ha votato cambierà presto idea.D: Anche grazie a manifestazioni come Women’s March?R: Certo: ci ha fatto capire che insieme possiamo cambiare le cose. Non è un fatto irrilevante.D: Secondo lei, perché nessuno difende i diritti delle donne se non loro stesse?R: Non saprei. Comunque non tutti gli uomini sono contro i diritti delle donne. Anzi, al corteo c’erano molti uomini che hanno supportato gli ideali della manifestazione.D: Uomini e femministi, insomma. E lei lo è?R: Non credo di potermi definire femminista. Ma ammiro tutte le donne forti che combattono per i loro diritti. Non amo l’estremismo in politica e in fondo anche il femminismo lo è. Io sono per quel che è giusto. Per tutti.

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