No ai cartelli anti abortisti: «Lotteremo sempre per la libertà di scelta»
L'associazione Non Una di Meno denuncia la massiccia campagna contro il diritto all’interruzione di gravidanza
MANTOVA. «Ieri mattina ci siamo svegliate nel Medioevo. La lezione di oggi ci arriva (nuovamente) dagli ultracattolici e dagli estremisti di destra della onlus “Provita e Famiglia”. La onlus si definisce “apolitica e apartitica”, tuttavia, come scritto dal Corriere della Sera, sono diversi i suoi legami con Forza Nuova, a partire dal portavoce Alessandro Fiore, figlio maggiore di Roberto Fiore».
Non Una di Meno denuncia una massiccia campagna contro il diritto all’aborto. «Provita e Famiglia ha scelto di tappezzare la nostra città - si legge in una nota - elencando alcune regole della buona e brava donna di famiglia che è chiaramente ed esclusivamente una madre, una madre che “dona la vita”, che “non sopprime il corpo di suo figlio” e che difende “i diritti umani” nel grembo. Il diritto internazionale definisce l'aborto sicuro come un diritto umano poiché “le decisioni sul proprio corpo devono essere fatte dal singolo nel rispetto del diritto all’autonomia e all’integrità corporea”.
La stessa legge italiana 194/78 sancisce il diritto all'accesso all'aborto sicuro e gratuito, al netto dell'ostruzionismo messo in atto poi dai medici obiettori e consentito dalla medesima legge, nel suo articolo 9.
«Ci pare doveroso - continua la nota - sottolineare come questi anti-choice fascisti ricorrano all'eugenetica, strumentalizzando la sindrome di Down, per colpevolizzare le donne: un manifesto con un messaggio escludente, che si basa sull’abilismo, discriminando chi ha o porta con sé una disabilità. La stessa associazione infatti promuove una raccolta firme per ostacolare la proposta di legge Zan contro i crimini d'odio per omotransfobia, misoginia e abilismo. Colpevolizzano le scelte delle donne, ma rifiutano una legge che tuteli i diritti di chi subisce discriminazioni perché disabile. Siamo stanche della violenza che ogni giorno ci colpisce, di chi pensa di poter decidere per e su di noi, delle istituzioni che rimangono silenti di fronte all’omo-bi-transfobia, degli obiettori e degli ultracattolici fascisti che negano la libera scelta. La lotta per l'aborto e per la libertà di scegliere sui nostri corpi e della nostra sessualità rimane la chiave per rompere con il patriarcato e l'eteronormatività imposta». —