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Aborto, perché oggi in piazza Castello manate di vernice rossa e donne vestite da ancella

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

TORINO. Si riapre il fronte della protesta contro la proposta della Regione di istituzionalizzare ingresso delle associazioni antiabortiste nelle Asl piemontesi, con un bando pubblico che contempla l'attività ufficiale delle sigle provita. Circa 200 persone si sono ritrovate in una manifestazione a sostegno dei diritti delle donne in Piazza castello, organizzata da Non una di meno. «Già oggi l'accesso ai servizi essenziali e obbligatori per legge è difficilissimo - spiegano le manifestanti e i manifestanti - In questo quadro la Regione vuole rendere ancora più difficile il diritto ad autodeterminarsi».

Durante un flash mob diverse persone hanno utilizzato la vernice rossa, come simbolo del sangue, per lasciare impronte di mani sul palazzo della Regione e su alcuni arredi urbani. «Continueremo fino a che non smetteranno di fare propaganda sui nostri corpi», spiegano le partecipanti e i partecipanti che alle 15 faranno una seconda manifestazione in piazza Carignano.

L’inchiesta indipendente: il 40% degli intervistati non sa cosa sono i consultori

Non Una di Meno ha anche reso noti i risultati di un'inchiesta indipendente condotta intervistando 430 persone. «Il 40% delle persone interpellate non conosce il servizio dei consultori e il 50% nella fascia di età 20-35 anni non li ha mai frequentati», racconta il dossier. Inoltre «la metà delle persone che si sono rivolte agli ospedali per ragioni ginecologiche, riproduttive, di salute sessuale o di identità di genere ha subito scortesia. Una persona su 10, poi, ha subito violenza psicologica e discriminazione». Sul fronte dell'interruzione volontaria di gravidanza, «il 40% delle intervistate ha avuto problemi ad accedere alle procedure durante il periodo tra marzo e ottobre del 2020». Senza contare che nove persone su dieci spendono «tra i 50 e i 200 euro l'anno per le visite ginecologiche e tra i 50 e i 300 per quelle legate alla contraccezione».

«Vogliamo che il nostro diritto alla salute venga garantito sempre, senza più avere a che fare con postato, costi alti, abusi e giudizi», commentano le persone in piazza a manifestare.

Basta fare propaganda sui nostri corpi

Le associazioni pro vita che vogliono aprire gli sportelliIntanto oltre trenta centri di aiuto alla vita hanno partecipato al bando della Regione. «Si mettano il cuore in pace, andremo fino in fondo per garantire a queste associazioni l’apertura degli sportelli di volontariato negli ospedali», annuncia l’assessore agli affari legali della Regione Piemonte, Maurizio Marrone, che commenta il presidio. «Altro che manifestazione per i diritti, questa piazza ideologica protesta contro le politiche di sostegno alla maternità che la Regione Piemonte mette in campo per aiutare le tante donne costrette ad abortire per problemi economici e sociali, alla base della maggior parte di interruzioni di gravidanza, come dimostra anche il crollo di natalità registrato in questi tempi di crisi economica da emergenza Covid», aggiunge Marrone che contesta anche i toni del mailbombing scattato contro la Regione pe contrastare l'iniziativa, «che non ha risparmiato neppure gli uffici tecnici del welfare piemontese». «Trasudano odio e intimidazione, ma prevarrà comunque la cultura della vita come libera scelta sostenuta dalle istituzioni», conclude Marrone.

«Marrone continua a nascondersi dietro ai comunicati stampa, ma si tiene ben lontano da un confronto con le opposizioni - dice Sarah Disabato, consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle - Le sue parole calpestano diritti inviolabili delle donne».

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