gli algoritmi e i limiti alla libertà- Corriere.it
Quattromila studenti per tre giornate di incontri, talk, ospiti e film in programma. È il Festival dei diritti umani (www.festivaldirittiumani.stream), giunto alla sesta edizione e seconda in streaming, dedicato agli algoritmi. «E sai che novità...», potrebbe obiettare subito qualcuno. Ma sarebbe un passo falso, perché il festival che si chiude oggi, 23 aprile, dopo tre giorni intensi, ha per sottotitolo, «Algoritmocrazia!», un modo per andare oltre l’inchino doveroso ai Big Data e a tutto ciò che ne consegue. Dice, ma gli algoritmi possono essere predittivi e dare una mano all’umanità? «Perfetto. Ma occorre fare attenzione alla qualità delle stesse equazioni matematiche: insomma, io potrò pure inventarne di nuovi e che anticipano dove stiamo andando, poi però a governarli nella direzione giusta deve pensarci la politica», racconta Danilo De Blasio, direttore del festival, sintetizzando il pensiero del fisico Alessandro Vespignani, intervenuto da Boston in questi giorni della kermesse.
I tre ambiti
È anche questo un modo per introdurre uno dei tre filoni del festival, quello della salute, sul quale è intervenuto, tra gli altri, Alberto Martinelli, vicepresidente della fondazione Veronesi, ricordando come nella guerra al Covid, gli algoritmi siano serviti più a una guerra tecnologica tra superpotenze: America e Cina, per esempio. Ma l’Intelligenza artificiale toglie posti di lavoro? «Anche qui, purtroppo, la risposta è sì: basti pensare alle vicende degli sfruttatissimi rider, o alle piattaforme di Amazon, sempre più ‘invadenti’», risponde De Blasio, il quale sottolinea il terzo e ultimo tema legato al concetto di «Algoritmocrazia», che è quello delle grandi battaglie democratiche: dal riconoscimento facciale (alle 18,30 di oggi, se ne parlerà in un talk intitolato, «Io ci metto la faccia. I pericoli dei programmi di facial recognition») al disastro indotto dell’assalto americano a Capitol Hill.
Il leader degli Uiguri
A proposito di battaglie democratiche, sempre in serata, è previsto l’incontro con Dolkun Isa, presidente degli Uiguri in esilio, la minoranza musulmana nella regione dello Xinijang, perseguitata dalle autorità cinesi. Un «nemico invisibile» come gli algoritmi del potere, lo si può conoscere anche attraverso i film, imparando a conoscere in che modo l’intelligenza artificiale sta invadendo le nostre libertà, che è il senso di «Coded Bias» diretto da Shalini Kantayya sulla sorprendete scoperta del ricercatore Joy Baulamwini, sul riconoscimento facciale difficoltoso dell’algoritmo verso i volti e le donne dalla pelle scura.
Spazio ai nativi digitali
Ma i protagonisti indiscussi del festival sono, come sempre, i ragazzi, gli studenti delle scuole superiori, iscrittisi in massa (più di 4 mila, quest’anno) agli appuntamenti e pronti a dire la loro attraverso i podcast. Che, sarà pure una forma comunicativa da nativi digitali, ma il bello di un festival è soprattutto porsi domande. Magari anche per essere smentiti: l’inizio di una nuova ricerca. Intanto, il festival «proseguirà» anche nei prossimi giorni: se vi siete persi qualcosa, basterà cliccare sul sito del festival dei diritti umani. Parola di algoritmo.
23 aprile 2021 (modifica il 23 aprile 2021 | 15:47)
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