Giovani, donne e under 50: i numeri critici del lavoro da cambiare in fretta
Terzo. Incentivi fiacchi e rigidità normative, ad esempio sull’apprendistato. Che altrove, ad esempio in Germania, rappresenta il canale privilegiato d’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, mentre da noi no.
Secondo nodo: la crisi si è abbattuta forte sulle donne
Il secondo numero da cambiare è l’occupazione femminile, che si è ridotta al 47,5 per cento. Siamo quasi 20 punti sotto le percentuali europee. Da febbraio 2020 a marzo 2021 si sono perse 438mila occupate. Qui a pesare è soprattutto la difficoltà a conciliare vita-lavoro, che in Italia è un nodo strutturale. I vari bonus e congedi straordinari (dove si perde il 50% della retribuzione) e l’assenza di servizi educativi adeguati per la cura soprattutto della prima infanzia hanno costretto molte mamme a fare un passo indietro sul lavoro. Ora con il Recovery Plan si prova a invertire rotta, ma bisognerà correre. Spesso poi gli impieghi femminili sono prevalentemente nel terziario e con contratti precari, entrambi in difficoltà con la pandemia.
Terzo nodo: in forte calo contratti a termine e autonomi
Il terzo problema del mercato del lavoro italiano è che la crisi, unita a misure di protezione come la cig Covid-19 e il blocco dei licenziamenti, ha prodotto un effetto spiazzamento, scaricando gran parte delle difficoltà sui lavori a tempo e sugli autonomi, da sempre meno protetti. Sono mesi che l’Osservatorio Inps evidenzia crolli dei contratti a termine.
Anche l’Istat evidenzia centomila occupati a termine in meno nell’anno, e oltre 200mila autonomi persi. Sono anche calati gli occupati a tempo determinato, ma su questo calo in parte ha influito la nuova classificazione Istat degli occupati. In ogni caso, dietro l’angolo è forte il rischio di un mercato del lavoro polarizzato, tra più garantiti (nella Pa, ad esempio, non c’è la cig) e meno garantiti.
Nonostante la scoperta dello smart working (anche qui, lo strumento ha mostrato di avere pro e contro), l’idea di estendere tutele e diritti anche ai lavori e lavoretti è corretta, ma fin qui le misure adottate non sembrano esser state capaci di invertire rotta. È paradossale, solo per fare un esempio, che ora, in un clima di incertezza, permangano vincoli normativi sui contratti a termine, facendo così perdere occasioni di reddito a migliaia di potenziali occupati.