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Post contro le donne, Penzo va all’attacco «Boccato e Tiozzo devono dimettersi»

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

La presidente del Consiglio si scusa «per il linguaggio». La consigliera di minoranza tirata in ballo per una frase su Romano

CHIOGGIA

Guerra tra prime donne in consiglio comunale. Il caso Boccato ha innescato fuochi incrociati, tutti al femminile. Ieri la capogruppo dem Barbara Penzo ha protocollato una mozione in cui chiede le dimissioni della neo presidente del Consiglio, Maria Chiara Boccato (eletta venerdì anche con i voti del Pd), per il post in cui ha espresso solidarietà a Beppe Grillo e biasimo per la ragazza che ha sporto denuncia per violenza. Nella stessa mozione, Penzo chiede le dimissioni anche di Romina Tiozzo Compini, consigliera di Chioggia è libera, rea a suo dire di aver scritto un post sessista a maggio 2020, in occasione della liberazione della cooperante Silvia Romano.

La Tiozzo rilancia e annuncia querele per la Penzo e per la Boccato. Nel frattempo la Boccato si scusa, ma solo per il linguaggio usato e non per i contenuti. Dopo la diffusione del post della Boccato (datato 20 aprile), tutti attendevano una presa di distanza della capogruppo dem e una mozione di sfiducia che è arrivata ieri pomeriggio. «Chiedo che si condanni in modo determinato e deciso il linguaggio offensivo, sessista e xenofobo», spiega la Penzo, «Chi ricopre ruoli istituzionali ha il dovere di rispettare la funzione etica e educativa della buona politica. Il Pd, in Consiglio oggi rappresentato da due donne, è sempre stato e sempre sarà in prima linea sulle politiche di genere, sulla lotta a favore dei diritti delle donne, sul rispetto dei diritti umani, civili e sociali. Sulla drammatica vicenda Grillo, il Pd si è espresso a più livelli e a più voci. In un minuto e mezzo Grillo è riuscito a mettere insieme tutti i pregiudizi che riguardano la violenza di genere. Ha sostanzialmente confermato come la narrazione dominante sullo stupro è stabilita da chi lo stupro lo esercita e non da chi lo subisce. Chiunque difenda la posizione di Grillo, colpisce le donne. Per tale motivo sono inaccettabili e sconcertanti i commenti della Boccato. Chiediamo, nel ruolo di rappresentanza che oggi ricopre, di chiarire in sede istituzionale le sue gravi affermazioni e di rassegnare le sue dimissioni. Preso atto dell’imperdonabile commento nei social della Boccato, non possono non essere considerate parallelamente gravi le espressioni volgari e denigratorie usate dalla consigliera Romina Tiozzo in un post dell’11 maggio 2020 a commento della liberazione di Silvia Romano. Oggi la Tiozzo si erge a paladina della lotta alla violenza di genere mettendo alla gogna mediatica un’altra donna quando leggendo i post nel suo profilo si ha riprova di valori ben lontani dai diritti delle persone. Per tali ragioni e per coerenza, si richiedono le dimissioni anche della consigliera Tiozzo».

Prospettiva, questa, che la Tiozzo non intende prendere nemmeno in considerazione. «C’è qualcosa che non torna», spiega la Tiozzo, «Si accorgono di un mio post dopo un anno? Si trattava di un mio commento alla vicenda Romano. Era maggio, eravamo in piena pandemia, con le aziende che attendevano la cassa integrazione e contestavo si usassero soldi pubblici per la liberazione di una ragazza tornata dal rapimento incinta e convertita all’Islam. La verità è che la Boccato ha detto cose gravissime proprio sul profilo di Barbara Penzo il 20 aprile. Ma la Penzo, invece di prendere le distanze subito, l’ha premiata il 24 aprile votandola come presidente del Consiglio e dopo una settimana ha condannato le parole e chiesto le dimissioni. Stia serena la Penzo, non mi dimetterò. Lo dovrebbe fare lei che non prendendo le distanze da quel post si è resa complice. Per le offese che ho ricevuto in questi giorni, procederò invece con le querele». —

Elisabetta B. Anzoletti

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