Giornata dell’Europa: “contro venti e maree”
Anadolu Agency via Getty ImagesBRUSSELS, BELGIUM - MAY 8: Flags of 27 member states and a giant European Union (EU) flag are seen at Schuman Square ahead of Europe Day in Brussels, Belgium on May 8, 2021. (Photo by Dursun Aydemir/Anadolu Agency via Getty Images)
Sono trascorsi esattamente 71 anni da quel 9 maggio 1950, giorno nel quale Robert Schuman con il suo discorso ormai storico segnò il primo passo del cammino verso l’Unione europea. “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.
Le contingenze storiche dettarono la necessità di istituire una nuova forma di cooperazione che avrebbe evitato altre guerre. Si è rivelata con il tempo, infatti, una felice intuizione in quanto il comune cammino europeo ha garantito un lungo periodo di pace che l’Europa non ha mai conosciuto finora.
Ma vi è di più. Nel tempo il cammino europeo si è arricchito di nuove tappe perché i popoli europei hanno deciso di condividere, in modo sempre più intenso, un futuro politico ed economico fatto di diritti, pace e democrazia. L’arrivo, però, non è mai definitivo. È richiesto, infatti, un impegno senza sosta che deve confrontarsi ogni giorno con istanze sociali sempre nuove, criticità non risolte, populismi antieuropeisti, forze nazional-sovraniste fino a politiche xenofobe.
Non si può sottacere che, talvolta, il percorso ha presentato errori e incertezze che hanno contribuito ad alimentare una visione di un’Europa matrigna, meramente burocratica delle istituzioni europee.
Ma oggi è il tempo in cui bisogna guardare oltre, “Contro venti e maree” per rilanciare l’Unione europea, lontano da ogni europeismo di maniera. È questo il percorso tracciato da Enrico Letta con il suo appello che condivido e rilancio.
Le azioni delle istituzioni europee messe in campo per ricostruire l’Europa post pandemia sono, invero, un buon punto di ripartenza anche per l’Italia. Basti ricordare gli investimenti messi in campo con il Recovery Plan; l’appello mosso dall’Italia e accolto dall’Europa affinché questa intervenisse direttamente in piena crisi pandemica; le recenti dichiarazioni della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, volte a sostenere la sospensione dei brevetti vaccinali e, infine, il riconoscimento del ruolo primario del nostro Paese nel campo della salute attestato concretamente con il Vertice sulla salute a Roma del prossimo 21 maggio.
Quest’anno la Giornata dell’Europa e la Conferenza sul Futuro dell’Europa si celebrano insieme proprio per dare risposte comunitarie alle nuove sfide: in particolare, salute, cambiamenti climatici, equità sociale, trasformazione digitale, rafforzamento dei processi democratici che governano l’UE. Questi temi coincidono con le priorità generali dell’UE e con le questioni sollevate dai cittadini nei sondaggi d’opinione.
Celebrare la Giornata dell’Europa significa, altresì, richiamare, ancora una volta e nell’attualità storica di questa stagione, i diritti fondamentali dell’Unione europea riportati nella Carta di Nizza. Sono principi e valori che costituiscono le fondamenta di ogni costruzione della casa comune e che pongono al centro la dignità di ogni singola persona in uno spazio comunitario di democrazia, in uno stato di diritti di libertà, sicurezza e giustizia nonché di responsabilità e doveri nei confronti delle generazioni future. Diritti non più concepiti come “piramide” ma come “rete” che nel riconoscere a ciascuno la dignità di persona “non lascia nessuno naufrago del proprio destino e mantiene viva la speranza della pace, della libertà, dell’eguaglianza”.
A questo punto un interrogativo è doveroso. È sufficiente declamare i diritti fondamentali perché siano riconosciuti nella quotidianità dei nostri giorni? La risposta negativa è data, purtroppo, dalla complessa e contraddittoria attualità. I diritti dell’uomo subiscono ancora oggi ricorrenti violazioni nonostante i notevoli progressi compiuti in molti settori, il loro riconoscimento e la normazione. In particolare, le violazioni che conculcano i diritti economici e sociali; il diritto al lavoro e la parità di trattamento; la salvaguardia dell’ambiente; i diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati; le condizioni carcerarie.
E queste sono solo alcune delle violazioni riportate nell’ultima Relazione del Parlamento europeo sulla situazione dei diritti fondamentali, a cura delle Commissioni per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.
In particolare, sul diritto di lavorare in sicurezza la citata Relazione esorta gli Stati membri a garantire condizioni di lavoro adeguate. E’ di questi giorni la tragedia di Luana D’Orazio, morta a 22 anni mentre “lavorava per costruirsi un futuro”. Agganciata a un rullo, intrappolata e risucchiata da un macchinario mentre stava lavorando a un orditoio. E le denunce di infortunio con esito mortale continuano ad aumentare. Secondo l’INAIL, oltre 2 morti al giorno sul lavoro nei primi tre mesi di quest’anno. Un numero impressionante. Principali cause: insufficiente prevenzione, scarsa formazione e Covid.
Venendo ai diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, sempre nella Relazione si ribadisce agli Stati membri di intensificare le misure di reinsediamento e di realizzare corridoi umanitari verso l’UE, nonché di introdurre la possibilità di richiedere visti umanitari per i richiedenti asilo. L’UNHCR ha registrato, finora nel 2021, almeno 500 persone che hanno perso la vita cercando di attraversare il Mediterraneo. Ma sono solo dati parziali e certamente sottostimati rispetto al reale. Nel nostro Paese, peraltro, i tempi appaiono maturi per riconoscere i diritti di cittadino italiano, attraverso l’istituzione dello ius culturae, per i minori figli di genitori stranieri nati in Italia o all’estero.
Altrettanto grave e inaccettabile è la violazione dei diritti delle donne. Sempre nella Relazione si invita il Consiglio dell’UE a concludere con urgenza la ratifica della Convenzione di Istanbul. Bulgaria, Slovacchia e Ungheria hanno deciso di non dar corso alla ratifica della Convenzione. La Polonia ha annunciato di volere recedere dalla Convenzione di Istanbul e avviato la relativa procedura. A sua volta la Turchia, paese candidato a far parte dell’UE, recede già da marzo di quest’anno. Il Parlamento italiano ha autorizzato la ratifica nel 2013. Secondo il VII Rapporto Eures, nel 2020 in Italia è stata uccisa 1 donna ogni 3 giorni! E sempre in Italia, poi, per la Corte di Strasburgo risultano ancora non adeguate le misure adottate per prevenire, gestire e punire violenza domestica e femminicidi.
L’elenco delle violazioni potrebbe continuare e, purtroppo, ancora a lungo. Perciò non sarà mai abbastanza parlare di diritti, tenendo sempre accesi i riflettori e questa Giornata è un’occasione.