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“L’odio contro la comunità Lgbt è insopportabile: per questo anche l’Europa sostiene il ddl Zan”

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Chi ritiene che Bruxelles sia una bolla lontana, scollata dalla realtà, non ha mai fatto quattro chiacchiere con Terry Reintke, la trentatreenne europarlamentare tedesca che, dopo essere stata presidente dei Giovani verdi europei, è oggi vicepresidente dei Verdi nel parlamento europeo e, all'interno della Commissione che si occupa dei diritti umani, è molto attiva per i diritti della comunità LGBTQI. In questi giorni ha un occhio puntato sulla discussione che in Italia ha acceso gli animi intorno al ddl Zan.

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«Abbiamo inviato una lettera al Senato italiano chiedendo di non rinviare ancora la discussione del decreto Zan contro l'omofobia. È perfettamente in linea con quello che noi chiediamo all'Europa tutta perché la quantità di odio a cui è soggetta la comunità LGBTQI è incredibile e insopportabile».

La discussione è stata messa in calendario. Ma voi avete ricevuto risposta?

«Non ancora. La lettera è siglata da membri di tutti i partiti, con l'esclusione dei sovranisti. Abbiamo i popolari, i socialisti, i verdi e l'estrema sinistra. Tutti uniti con l'obiettivo di lottare contro la discriminazione».

Come è nata l'iniziativa di inviare una lettera al Senato?

«Non si tratta di un'iniziativa eccezionale. Lo facciamo regolarmente. Abbiamo inviato una lettera anche alla Repubblica ceca quando aveva in discussione il matrimonio tra omosessuali. Scriviamo in quanto deputati europei».

In Italia molti si oppongono al decreto perché dicono che sdogana il concetto dell'identità di genere e pratiche ad alcuni non gradite come quella della maternità surrogata...

«Io direi invece che queste obiezioni portano il dibattito fuori strada. Che sono obiezioni strumentali, non sostanziate dalla realtà, volte solo a impedire il rispetto dei diritti della comunità LGBTQI. Stiamo osservando oggi grandi manifestazioni di odio contro questa comunità in tutta Europa, soprattutto in Polonia e Ungheria».

Eppure mai come oggi gli stati europei hanno aperto ai diritti LGBTQI...

«Da una parte ci sono stati molti progressi, è vero. Molti stati membri hanno varato leggi sul matrimonio gay e l'adozione da parte delle coppie omosessuali. C'è più consapevolezza di questa realtà. Ma, dall'altra parte, sono in crescita i crimini e le parole di odio contro gli omosessuali. In Belgio un uomo è stato ucciso, e anche in Lettonia. Non possiamo fare finta che non stia succedendo. Dobbiamo agire per proteggere tutti contro i reati d'odio. Di questo si occupa il ddl Zan. Per questo va approvato in fretta. Proprio lo scorso autunno, con la pubblicazione di un rapporto che mette in evidenza quanta strada ci sia ancora da fare per tutelare questa comunità, la Commissione aveva varato una proposta a livello europeo per una legislazione contro i crimini e i discorsi d'odio, con cui il ddl Zan è perfettamente in linea».

Si tratta della prima proposta in questo campo presentata a livello europeo, con l'obiettivo che gli stati membri varino legislazioni che proteggano la comunità dagli atti e dalle parole d'odio e che riconoscano la genitorialità omosessuale garantita da altri stati membri.

«Appunto. Il ddl Zan non fa che recepire la proposta della Commissione».

Qual è la sua posizione sulla maternità surrogata?

«Ho una posizione multiforme. Credo che la maternità surrogata comporti il rischio di sfruttamento delle donne ma allo stesso tempo che i figli della surrogata non possano restare senza stato. Che debbano essere riconosciuti. La questione però non fa parte dell'agenda europea al momento. Non se ne discute su nessun tavolo. In seno all'intergruppo LGBTQI abbiamo posizioni molto diverse. È strettamente una competenza nazionale, ed è un dibattito che occorre affrontare con calma».

Ritiene che il concetto di identità di genere debba essere riconosciuto dalla legislazione nazionale?

«Certo, è molto importante permettere a ogni individuo di presentarsi con il genere in cui si riconosce. Malta e Portogallo hanno adottato leggi molto avanzate a proposito. E credo che il loro esempio vada seguito dagli altri Stati».

Qual è il suo giudizio in generale sulla situazione della comunità LGBTQI in Europa?

«Stiamo assistendo a una vera e propria ondata di odio. Il ministro polacco dell'Istruzione ha definito i gay “pervertiti” e un politico ungherese li ha definiti “lunatici”. L'omosessualità e l'identità transgender è considerata un'”ideologia” e non una realtà naturale. Omosessuali e transgender sono considerati “non-umani”. Una cosa che non ha nessun senso. Assurda. Il quadro è davvero fosco perché in molti Paesi l'odio contro la comunità è incoraggiato dagli stessi politici. In Polonia molti membri della comunità LGBTQI non vedono un futuro e vogliono lasciare il Paese. Vorremmo che la Commissione europea portasse avanti una procedura d'infrazione per abuso dei diritti umani contro la Polonia perché ha infranto la legislazione europea contro le discriminazioni. E invece negli ultimi due mesi abbiamo notato uno scoraggiante atteggiamento passivo».

E in Italia?

«A stare alla mappatura delle condizioni LGBTQI fatta con la “Rainbow map”, l'Italia è nella parte bassa della fascia intermedia. Ha ancora tanta strada da fare».

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