5 migliori paesi dove vivere se sei donna
Anche se siamo nel 2017, dobbiamo ancora confrontarci con la dura e triste realtà che i diritti delle donne, così come le opportunità, non sono affatto uguali e garantiti ovunque.
5 migliori pesi dove vivere se sei donna
Siamo convinte di aver raggiunto ottimi risultati in termini di diritti, anche qui in Italia. Che le nostre lotte abbiano avuto una grande influenza negoziando con le difficoltà che in passato tutte le donne hanno dovuto affrontare. E le difficoltà segnano, lo sappiamo tutti:
Ma siamo ancora lontane dall'aver raggiunto una condizione di vita ottimale, in cui la parità di genere, in ogni ambito, la fa da padrona. Esistono però dei paesi in cui le condizioni di vita delle donne sono nettamente migliori, e in cui dovremmo trasferirci tutte D-O-M-A-N-I. Vediamo assieme i 5 migliori paesi dove vivere se sei donna secondo la classifica Best Countries for Woman stilata da U.S. News.
5. Australia: canguri stiamo arrivando... tra qualche anno
Al quinto posta nella classifica troviamo l'Australia. Infatti, in accordo con l'Australian Human Right Commission, negli ultimi anni le donne australiane hanno assunto ruoli sempre più importanti all'interno di settori come: il governo, le università, i posti di lavoro. Bene ma non benissimo perché in questo paese le donne dovrebbero lavorare 66 giorni in più per raggiungere lo stesso stipendio dei corrispettivi colleghi uomini. Forza amici australiani, avete quasi raggiunto la meta!
4. Olanda, perfetta per le neo-mamme
Al quarto posto, invece, l'Olanda. Un plauso a questo paese che negli anni ha impegnato le sue energie nella riduzione del gap uomini-donne all'interno di diversi ambiti come salute, economia, politica e lavoro. É interessante che in questo paese le neo-mamme abbiano diritto ad alcuni benefit tra cui un'infermiera durante la maternità, le cui spese sono coperte dall'assicurazione! Beate voi mammine olandesi
3. Canada: punta al progresso ma con qualche intoppo
Al terzo posto troviamo il Canada, il cui governo ha inserito la difesa dei diritti delle donne all'interno delle politiche interne ed estere. Naturalmente, non tutto ciò che luccica è oro, si sa. Ad un aumento della parità di genere, si contrappone un elevato numero di violenze e assassini relativo alle donne indigene del Canada, che non fa onore ad un paese così proiettato al futuro.
2. Svezia: tenacia e obiettivi in mente per le donne
Il secondo posto se lo merita la Svezia, che già si era posizionata al 4° posto della classifica generale Global gender Gap del 2014. Parliamo di un paese in cui l'uguaglianza uomo-donna si manifesta come un obiettivo da raggiungere ora e adesso. Questa tenacia nordica arriva dall'aver sviluppato consapevolezza che le donne sono tutt'ora percepite come un gruppo in difficoltà, oppresso. Motivo per cui i leader del paese si stanno muovendo con una certa velocità per risolvere il problema.
1. Danimarca, dove mamma e papà sono liberi e tranquilli
Al primo posto dei migliori paesi in cui vivere se sei donna troviamo la Danimarca. Questo pese promuove l'uguaglianza di genere attraverso atti concreti, come un sistema di cura del bambino relativo al reddito e di gestione del periodo di maternità-paternità tra i più flessibili ed evoluti dell'Unione Europea, mettendo entrambi i genitori in condizione di gestire i primi mesi del figlio in completa tranquillità. Tutti più felici, no?
Paesi in cui, purtroppo, una donna non se la passa proprio bene
A quanto pare, secondo lo U.S.News, Algeria e Pakistan sono i paesi peggiori in cui vivere se si è una donna. Mancanze e negazioni dei diritti talmente palesi da essere combattute a livello internazionale dai gruppi che si occupano dei diritti delle donne. Ma invece, l'Italia, a che posto è? Solo al 16°! Siamo ancora lontani dall'ottenere una condizione di eguaglianza uomo donna, sia a livello sociale, che in termini di diritti e lavoro. Basti pensare che il divario di stipendi relativi al 2016 si attesta su una differenza di circa il 10% per le stesse posizioni lavorative a sfavore delle donne. Altro che festa della donna, dunque, bisogna continuare a combattere!