Carpi. La battaglia di Lara: «Così ho vinto per difendere i diritti di tutte le donne»
«Il Pordenone ha pagato e ha ritirato la citazione per danni» «Quanto accaduto sarà da esempio e utile a tutte le atlete»
L’INTERVISTA
Serena Arbizzi
Davide ha battuto Golia. Grazie alla forza di Lara Lugli che ha avuto il coraggio di denunciare una situazione ingiusta capitata a lei, ma che è prassi comune nel mondo dello sport, è stata scritta una pagina importante per i diritti delle donne che praticano attività sportiva. La pallavolista carpigiana Lara Lugli era stata citata in giudizio per danni dal Pordenone Volley, dove aveva giocato fino al 2019, dopo essere rimasta incinta. Lara avrebbe dovuto presentarsi martedì in Tribunale perché la società ha dichiarato, riguardo alla gravidanza, che tale comportamento configura un “grave inadempimento contrattuale” che ha conferito un danno ingente alla società in termini di punti persi sponsor che hanno abbandonato la squadra. In più, la società aveva paragonato l’essere rimasta incinta ad altri comportamenti più gravi e aveva rifiutato di corrispondere alla giocatrice l’ultima mensilità alla quale aveva diritto. Il Pordenone fino a pochi giorni fa aveva ribadito la propria posizione. Poi, venerdì, il colpo di scena: la società ha pagato quanto dovuto a Lara dandole, di fatto, ragione e ha ritirato la citazione per danni.Lara, il suo risultato ha spalancato la strada alla tutela della maternità alle sportive.
«È un risultato davvero importante, ne sono molto contenta. Le associazioni hanno fatto davvero un grandissimo lavoro e probabilmente anche gli interventi della politica, con esponenti che si sono espressi in modo molto chiaro sull’argomento, sono stati efficaci».
Il caso avrebbe dovuto approdare in Tribunale la prossima settimana.
«Il fatto che questa causa non sia arrivata in Tribunale è fondamentale. Non perché io fossi preoccupata, ma credo che il fatto che si sia fermata prima, stia a significare che non c’erano i presupposti per andare avanti».
La sua speranza, adesso?
«Tutto quello che ho fatto è stato per mostrare com’è l’iter che devono affrontare le sportive. Quando un’atleta rimane incinta nel 99 per cento dei casi le cose vanno così, come nel mio caso. Stavolta chi stava dall’altra parte ha avuto la “sfortuna” di trovare qualcuno che è andato avanti e i fatti mi hanno dato ragione. Quindi spero veramente che non succeda più e che le donne siano consapevoli che se lottano per i loro diritti e tutto quanto spetta loro, le cose andranno nel verso giusto. Il mio sarà un precedente importante. Non è stato così perché sono Lara Lugli, se è andata così a me può andare così a tutti. È altrettante importante, poi, che i datori di lavoro, le società, abbiano la consapevolezza che non ci si può comportare come hanno fatto nel mio caso».
Cos’è stato, a suo avviso,
«Le associazioni Assist e Aip sono state mie compagne di battaglia: lì ci sono persone di grande preparazione su questi argomenti. Abbiamo fatto squadra, tra personalità e avvocati coinvolti per richiamare l’attenzione sul problema».
Il Pordenone ha pagato?
«Sì, non c’è stata nessuna conciliazione e mi hanno saldato tutto il dovuto rovesciando completamente la loro posizione. La vicenda si è chiusa a mio favore, quindi».
Cosa farà Lara ora?
«Continuerò nella Soliera Volley 150 con la stessa passione di prima a giocare in campo». —