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L’ASSOCIAZIONE “DONNE IN PRIMA FILA” PARTECIPA ALL’OTTAVA COMMISSIONE CONSILIARE PER DIRE “NO” ALLA LEGGE ZAN – VeritasNews24

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

L’associazione di volontariato “Donne in prima fila”, che da anni opera nel sociale a difesa e tutela delle donne, ha partecipato in data odierna all’Ottava Commissione Consiliare, durante la quale si è trattato il DdL Zan.

L’Associazione, forte dei valori cristiani con cui opera quotidianamente nella società, ha voluto esprimere il proprio dissenso nei confronti di una Legge ambiguamente formulata e che potrebbe risultare pericolosa per la libertà di opinione.

Il disegno di legge Zan, nasce con l’obiettivo di abbattere i fenomeni di discriminazione nei confronti di persone omosessuali, transessuali, asessuali, diversamente abili e così via: di fatto rappresenterebbe una mera estensione di leggi esistenti che già prevedono forme di tutela contro ogni tipo di discriminazione, ed in particolare della:

  • Legge 25 giugno 1993, n. 205 o Legge Mancino:  è un atto legislativo della Repubblica Italiana che sanziona e condanna frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all’odio, l’incitamento alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali (nelle quali sono sottointese le discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità in quanto rientranti nelle forme di odio sopra citate). La legge punisce anche l’utilizzo di emblemi o simboli.

Il testo unificato Zan, inoltre, presenta tratti eccessivamente generici, ambigui e non adeguatamente formulati, che porterebbero ad assottigliare gravemente il discrimine tra ciò che viene considerato “omofobia” e ciò che viene definito “opinione”. Da qui prende il soprannome di Legge bavaglio: un testo che, a seconda di chi lo interpreta può generare una censura alla libertà di pensiero e di espressione: la semplice affermazione di un modello cristiano a favore della famiglia naturale e contro, ad esempio, l’utero in affitto, risulterebbe un atto discriminatorio e punibile penalmente secondo il disegno di legge Zan addirittura con misure cautelari.

Dunque, si andrebbe a scadere, non più nel reato di omo-transfobia, bensì nel reato di opinione: è veramente questo il modello che si vuole applicare?

Fa obiettivamente tremare l’instabilità, nonché la confusione comunitaria e sociale che si verrebbe a creare se l’individuo, nella propria soggettività, possa autodefinire il proprio sesso senza esser suffragato da un vero e proprio percorso in tal senso.

Ognuno è libero di seguire le proprie inclinazioni ed adottare le proprie scelte, sebbene sia eccessivo pretendere di modificare la legge in base ai propri piaceri e alle proprie passioni, che, in secoli di Storia, hanno spesso rappresentato un’effimera e pericolosa componente dell’uomo.

Risulta inopportuno indottrinare dei bambini sull’ideologia gender in quanto troppo piccoli per poter capire concetti così astratti e confusi: soprattutto se si considera che lo stesso Ministero dell’Istruzione non ha voluto inserire l’educazione sessuale tra i suoi programmi, lasciando questo compito alla famiglia, in quanto reputa questi argomenti “delicati”. È pertanto pesantemente contraddittorio inserire l’ideologia gender, portando confusione in età delicate, come per esempio quella della scuola primaria.

L’associazione “Donne in prima fila” inoltre non tollera la definizione di genitore 1 e genitore 2: tra i diritti delle donne, di cui appunto l’Odv si occupa, vi è anche il Diritto di essere chiamate “MAMMA”!

Pertanto, se dovesse passare il DdL Zan potremmo ancora parlare della Festa del papà e della mamma oppure rischieremmo procedimenti penali?

 

La Presidente

D’AGUI’ Monica

 

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