Stampa

A Faenza solo nove strade intitolate a donne - Cronaca

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

di Carlo Raggi L’odonomastica faentina porta diritti a una sola considerazione: le donne sono pressoché completamente dimenticate. Basta prendere le piante della città e della campagna e scorrere i nomi delle strade: in campagna è altissima la percentuale dei toponimi, in città il primato va a personaggi storici tutti (meno una) maschili. I numeri rendono meglio la realtà: su 740 nomi di strade, parchi, rotonde, 365 riguardano uomini, nove si riferiscono a donne, ricordate in quanto tali, altre cinque si riferiscono ad antiche sante (qualcuna raddoppia, come Santa Lucia cui sono dedicati una strada e una piazza), poi ci sono tre nomi al femminile ma si riferiscono a conventi et similia: Convertite, Micheline, Vergini. Le nove strade al femminile sono: Rosa Casadio, docente, Bice Montuschi docente e storica, Pia Tassinari, cantante lirica, Gianna Boschi, pittrice...

di Carlo Raggi

L’odonomastica faentina porta diritti a una sola considerazione: le donne sono pressoché completamente dimenticate. Basta prendere le piante della città e della campagna e scorrere i nomi delle strade: in campagna è altissima la percentuale dei toponimi, in città il primato va a personaggi storici tutti (meno una) maschili. I numeri rendono meglio la realtà: su 740 nomi di strade, parchi, rotonde, 365 riguardano uomini, nove si riferiscono a donne, ricordate in quanto tali, altre cinque si riferiscono ad antiche sante (qualcuna raddoppia, come Santa Lucia cui sono dedicati una strada e una piazza), poi ci sono tre nomi al femminile ma si riferiscono a conventi et similia: Convertite, Micheline, Vergini.

Le nove strade al femminile sono: Rosa Casadio, docente, Bice Montuschi docente e storica, Pia Tassinari, cantante lirica, Gianna Boschi, pittrice e presidente di Italia Nostra, Amalia Fleischer, morta ad Auschwitz, suor Teresa Rampi, fondatrice del collegio Santa Chiara, Caterina Folli, artefice dell’industria tessile faentina nel primo Ottocento, Maddalena Venturi, notissima pittrice dei carri agricoli (Granarolo) e infine Diamante Torelli, guerriera del XVI secolo.

Tradotto in percentuale il rapporto fra maschi e femmine è di 1,23, quattro volte più bassa della media nazionale, mentre la percentuale dei nomi maschili è di 49,86 per cento (gli altri sono nomi di città, anniversari, eventi, toponimi etc). Quella ‘femminile’ è la più bassa percentuale, pressoché insignificante, rispetto a due importanti città vicine, ovvero Ravenna e Forlì. Grazie al sito internet di ‘Toponomastica femminile’ sono presto fatti i paragoni: a Ravenna su 2.150 strade, 873 rispondono a nomi maschili (40,6 per cento) e 94 a nomi femminili (4,37 per cento). Solo sei le sante, per il resto donne della cultura e della scienza (per nominarne alcune Grazia Deledda, Matilde Serao, Elsa Morante, Marie Curie, Anna Magnani), della storia (Anita Garibaldi), della politica (Nilde Iotti, Lina Merlin) oltre a donne partigiane e altre direttamente legate alla città.

A Ravenna oltretutto sono anni che l’attenzione della commissione per la toponomastica è rivolta alle donne: nel 2013 addirittura fu pubblicato un libro proprio sulla toponomastica al femminile. Per tornare ai dati, a Forlì su 1442 strade, 754 sono con nomi maschili e 62 a donne (4,3 per cento). E fra queste, Ilaria Alpi, Maria Montessori, Anna Frank. Un breve discorso a parte merita la via Bice Montuschi: è un ibrido fra strada e vialetto pedonale, con alberi in mezzo alla sede, lunga trenta metri e senza uscita, raggiungibile solo scavallando uno spartitraffico al bivio fra via Lesi e via Argine Lamone: un caos dovuto forse al fatto che il cantiere appare abbandonato.

Resta il fatto che sullo stradario di Faenza in internet via Montuschi non risulta. Per Giorgio Cicognani, studioso di storia locale e già ispettore per i beni culturali, il problema non riguarda solo il fronte dei nomi al femminile, ma anche quello in generale di una più oculata individuazione dei nomi da parte della Commissione per la toponomastica. "A Faenza non mancano solo vie intitolate a donne, soprattutto ci si è dimenticati di studiosi locali di grande fama come Antonio Messeri e Giulio Cesare Calzi cui si deve la monumentale ‘Storia di Faenza’ e Carlo Grigioni cui si deve un’altra monumentale opera, la ‘Pittura faentina dalle origini alla metà del 500’, un lavoro di 500 pagine unico del suo genere. Forlì e Roma gli hanno dedicato strade, Faenza no. E c’è anche Cesare Maltoni, il grande oncologo". Cicognani predilige una toponomastica fatta prevalentemente da faentini e così, sul fronte femminile, pone l’attenzione su Antonietta Laderchi e Giuditta Milzetti che nel 1798 "tanta parte ebbero nelle celebrazioni per Dante promosse a Ravenna da Vincenzo Monti".

È ben comprensibile che in una piccola città siano più i personaggi che le strade, le piazze e i parchi disponibili per l’intitolazione, ma – sottolinea Cicognani – "a disposizione ci sono altri luoghi pubblici, come ad esempio piste ciclabili, viali pedonali e forse ancora qualche parco. Indietro non si può tornare né si possono spezzare le strade per via dei problemi legati alle residenze, mentre le piste ciclabili possono ben essere spezzettate. E prima o poi si porrà il problema delle intitolazioni a campioni come Vito Ortelli e Aldo Ronconi".

Fonte (click per aprire)

Aggiungi commento

I commenti sono soggetti a moderazione prima di essere pubblicati; è altrimenti possibile avere la pubblicazione immediata dei propri commenti registrandosi ed effettuando il login.


Codice di sicurezza
Aggiorna