Stampa

«Noi, trattate come oggetti in vendita. Un trauma»- Corriere.it

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

«Adesso finalmente è stato messo un punto fermo: nel Far West del web non si può fare tutto quello che si vuole violando i diritti delle persone. Mi sono sentita trattata come un oggetto, una manza da pubblicizzare in un catalogo da comprare al prezzo di un drink. Dipinta come disponibile perché senza un compagno, quasi considerata colpevole per avere un profilo social». Maura Galli è una delle 1.218 donne lecchesi apparse sul «Catalogo delle single» messo in vendita in Rete. A realizzarlo, facendo copia e incolla dei profili Facebook di chi sulle pagine del social aveva dichiarato di non avere legami affettivi, Nicola Antonio Marongelli, 57 anni, casa a Valmadrera.

Ieri, il giudice del tribunale di Lecco Chiara Arrighi lo ha condannato a un anno e sei mesi (pena sospesa) per trattamento illecito di dati, diffamazione e sostituzione di persona (si era spacciato per avvocato all’anagrafe di alcuni Comuni per recuperare i dati). I fatti contestati risalgono al 2017 quando Marongelli aveva deciso di realizzare un e-book con l’elenco delle donne single lecchesi. Aveva utilizzato i profili Facebook inserendo nel catalogo anche nome, cognome, foto, indirizzi o luoghi di lavoro. Una quarantina le copie vendute, con il lecchese che stava già lavorando per realizzare un opuscolo simile su Monza.

Ma c’era voluto poco perché le donne protagoniste loro malgrado del singolare catalogo si rendessero conto di cosa stava accadendo e, grazie anche all’intervento dell’allora consigliera di Parità della Provincia di Lecco, Adriana Ventura, lo trascinassero in tribunale. «Improvvisamente sono iniziate ad arrivarmi richieste ambigue e insistenti da uomini sconosciuti — ricorda Maria Luisa Giordano —. Mi occupo di pubbliche relazioni e non ci ho fatto caso, ma quando gli amici hanno iniziato a telefonarmi per avvisarmi che il mio nome appariva nell’elenco sono rimasta senza parole. Mortificata e arrabbiata, risarcita in parte per quanto subito da questa condanna». Maria Luisa ha reagito con forza, e così anche Maura (entrambe sono tra le otto donne che si sono costituite parte civile), ma per qualcuno le ripercussioni sono state pesanti. «Nel catalogo erano presenti 29 minorenni e c’è chi ha dovuto fare ricorso all’aiuto di uno psicologo», dice il legale delle vittime Marisa Marraffino. Per lei, specializzata nei reati sul web, quella di ieri è stata una giornata storica: «Si tratta di una sentenza destinata a fare giurisprudenza, la prima di questo genere in Italia — spiega —. L’imputato è stato condannato sia per il trattamento illecito dei dati che per la diffamazione. È stata resa giustizia a tutte le donne presenti nel catalogo e sancito un principio giuridico importante: nessuno può utilizzare i nostri dati personali per finalità diverse da quelle per cui abbiamo prestato il consenso».

Marongelli ieri non era in aula, ma durante la sua deposizione all’udienza precedente ha spiegato di aver realizzato l’elenco senza alcuna malizia, non pensando di poter offendere qualcuno e soprattutto convinto di non compiere alcun illecito visto che si trattava di profili pubblici. «È una sentenza che non mi stupisce — commenta il suo legale Stefano Pelizzari —, ci sono però delle questioni sottese che saranno coltivate nei successivi gradi di giudizio. Ricorreremo in appello. Non c’è alcuna offesa alla reputazione altrui nel definire una donna single». Marongelli è stato anche condannato al pagamento di una provvisionale di mille euro per ognuna delle otto parti civili. «Saranno devoluti al Telefono donna e serviranno per sensibilizzare gli studenti sull’utilizzo dei social», conclude Marraffino.

25 maggio 2021 | 08:39

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte (click per aprire)

Aggiungi commento

I commenti sono soggetti a moderazione prima di essere pubblicati; è altrimenti possibile avere la pubblicazione immediata dei propri commenti registrandosi ed effettuando il login.


Codice di sicurezza
Aggiorna