Rania di Giordania: i figli, il matrimonio e i look
Prima di Kate Middleton c’è stata lei. Una donna capace di illuminare una monarchia quando sembrava impossibile. Rania di Giordania è molto di più di una regina. È un simbolo. È un’icona fashion. È il volto politicamente bello di una regione che, finora, ha fatto rima solo con la parola morte. Più luci che ombre si condensano in questa donna di 50 anni, che da più di 20 siede accanto al marito sul trono del Regno Hascemita di Giordania. Dando al mondo un punto di riferimento che trascende i confini imposti dalla politica e dalla religione.
Una palestinese a corte
Nata in Kuwait il 31 agosto 1970 da genitori palestinesi, Rania Al Yassin è cresciuta in una famiglia della media borghesia. Papà pediatra, mamma casalinga e due fratelli, Majid e Dina. Con i quali ha vissuto «un’infanzia normale, anonima». Incoraggiata a studiare all’estero, nel 1991 si è laureata all’Università Americana del Cairo in Business administration. «Credevo sarebbe stata quella la mia strada. Magari fondare una mia compagnia», ha rivelato in diverse interviste. Invece, il primo lavoro è stato nel reparto marketing di Citybank. Per poi passare a Apple nella sede di Amman. Ed è in quel momento che la sua vita è drasticamente cambiata.
Nel frattempo, la sua famiglia era però dovuta fuggire dal Kuwait. Come centinaia di migliaia di altri palestinesi, anche gli Yassin non erano più al sicuro: all’inizio della Guerra del Golfo nel 1991 i palestinesi erano accusati di sostenere Saddam Hussein durante il conflitto.
Il colpo di fulmine con Abdullah
Nel 1992, durante una cena, organizzata da una delle figlie del re Hussein di Giordania, Rania ha incontrato per la prima volta il principe Abdallah. Che allora era uno dei tanti figli del re, non ancora il suo erede al trono. Entrambi raccontano che sia stato un colpo di fulmine. «Nel momento in cui Rania è entrata nella stanza, l’ho capito subito», ha detto Abdullah in un’intervista del 2005 alla rivista People. «È stato amore a prima vista».
Si racconta che il giovane principe, donnaiolo impenitente fino a quel momento, le abbia provate tutte per impressionare la timida 22enne. L’ha portata in moto nel deserto. A fare sci d’acqua sul Mar Rosso e voli in elicottero per visitare le bellezze della Giordania. Gli amici raccontano di essere rimasti sbalorditi: lui la faceva uscire dal suo guscio, ma lei «domava i suoi modi selvaggi».
«Penso che fosse piuttosto interessato, mi ha corteggiata ed è successo», ha ricordato Rania durante un’intervista. Spiegando che proprio il suo non appartenere alla nobiltà ha permesso alla storia d’amore di sbocciare in modo naturale: «Nessuno sapeva chi fossi, il che era una bella cosa».
Il matrimonio nel 1993
La leggenda vuole che sia stato il vecchio re Hussein a guidare la macchina che portava il principe 31enne a casa dei genitori di Rania per chiederla in moglie. Erano solo due mesi che si conoscevano. Il 10 giugno 1993, sei mesi dopo il primo incontro, Rania ha sposato Abdullah a Palazzo Zaharan, ad Amman. Quelle nozze sono state un vero affare di Stato. Con i reali di mezzi mondo arrivati per augurare felicità alla coppia.
Il vestito da sposa di Rania di Giordania
Per il suo abito da sposa, l’allora principessa aveva scelto lo stilista britannico Bruce Oldfield per realizzare i due vestiti. L’ispirazione sono stati gli abiti formali siriani esposti al Victoria and Albert Museum di Londra. Ma poi Oldfield ha aggiunto dettagli in oro, ha realizzato una fascia per capelli e guanti coordinati. L’abito in stile “power suit” degli anni ’80 (secondo qualcuno ricordava Dynasty!), aveva risvolti ricamati in oro, maniche corte e una grande cintura. La gonna era voluminosa e terminava con uno strascico sul retro. Un lungo velo le copriva il viso. Si dice che la sua pettinatura fosse così imponente e alta che la giovane sposa aveva difficoltà a salire e scendere dall’auto. Invece della tiara, in testa aveva una fascia fatta di cristalli. L’abito del ricevimento, invece, era senza maniche e con lo scollo a V, che la sciava scoperta anche una parte della schiena.
Un matrimonio anche politico
Fin qui la favola d’amore. Ma non bisogna dimenticare che in Giordania è il re il capo del Governo. Non è una monarchia rappresentativa come quelle europee. E i palestinesi (o i discendenti dei rifugiati del 1948) sono quasi il 40 per cento della popolazione.
Il matrimonio del re con una palestinese è politicamente un’ottima soluzione. per questo i detrattori amano dire che Abdullah rimarrà sposato con Rania solo fino a quando non gli farà comodo.In effetti, il precedente di re Hussein non depone a favore della coppia. Il “piccolo re” è stato sposato 4 volte e mai con donne giordane.
Rania e le voci di divorzio
Gli amici sostengono che Rania e Abdullah sono la coppia perfetta. «Lui ha ha scelto come sposa qualcuno che considera un suo pari. Ascolta le sue idee. Si stimolano reciprocamente, hanno la stessa curiosità intellettuale. Sono una coppia perfetta, due persone che stanno molto bene insieme, che pensano sulla stessa lunghezza d’onda».
Ma le voci dell’imminente divorzio si ripetono con cadenza regolare. Rania le ha sempre smentite categoricamente. Professando, nelle interviste, sui social e negli incontri sia in Patria che all’estero, il suo grande amore per il marito.
L’operazione al cuore
Solo una volta Rania di Giordania ha fatto notizia per altri motivi. Nel 2010 è stata sottoposta a un intervento al cuore. Era a New York con il marito, che doveva parlare all’Onu, quando è stata ricoverata. «Si è trattato di un cateterismo attraverso una vena del cuore, un intervento usato per il trattamento di aritmie cardiache e contrazioni ventricolari premature, una condizione molto comune», si legge nel comunicato emesso dal Palazzo Reale quando la notizia si è sparsa. «L’intervento non ha creato problemi e Sua Maestà sta bene ed è di buon umore».
Da quel momento l’impegno nel mondo della salute è diventato fondamentale nell’agenda della regina. Che, proprio poche settimane fa, a fatto l’ennesimo appello affinché i vaccini contro il Covid-19 vengano distribuiti anche ai Paesi poveri.
I figli di Rania e Abdullah di Giordania
La discendenza Hascemita della Giordania è assicurata. La coppia reale, infatti, ha avuto 4 figli. Il principe Al Hussein, nato il 28 giugno 1994. E che viene considerato a tutti gli effetti l’erede al trono designato del padre. La principessa Iman, nata il 27 settembre 1996. La principessa Salma, nata il 26 settembre 2000. E il piccolo di casa, il principe Hashem, nato il 30 gennaio 2005.
Tutti sono spesso presenti sulle pagine social di Queen Rania: è così che si firma su Instagram, per esempio. Dove, prima di tante altre “colleghe” royal, ha iniziato a postare sia immagini della famiglia che del suo lavoro come ambasciatrice di certe tematiche.
La modernità e il femminismo di Rania
L’essere mamma, e mostrarlo, è una parte importantissima dell’immagine che Rania di Giordania dà di sé. Al netto dei suoi sentimenti personali, è anche una presa di posizione ben precisa. In una parte del mondo dove la condizione femminile è un problema culturale difficile, la regina di questo piccolo Stato dimostra che si può avere un’istruzione, un lavoro, un impegno e anche essere madre. Tutto insieme, senza che un aspetto escluda l’altro. La Giordania non è l’Arabia Saudita. Ma se nella capitale Amman soffia un leggera brezza di emancipazione, nel Sud dello Stato molte donne girano ancora con il burqua. «Essere una femminista musulmana non è una contraddizione di termini», sostiene, infatti, Rania.
L’importanza dell’istruzione
Per migliorare la condizione femminile, dice la regina, bisogna cambiare la cultura e la società. Per farlo, bisogna aumentare l’istruzione. È questo lo scopo della missione che si è data. «In Giordania le ragazze ottengono risultati accademici molto più elevati rispetto ai ragazzi, ma la sfida è: come trasformare quei risultati accademici in carriere di successo?», ha dichiarato. «Continuiamo a vedere le donne sbattere contro i soffitti di cristallo sul posto di lavoro. Molte volte è solo pregiudizio. Penso che le barriere culturali e familiari trattengano davvero le donne. Ma sono sempre ispirata da quanto siano determinate le donne arabe. Poiché ci troviamo di fronte a tutte queste sfide, ci proviamo molto più duramente, quindi siamo molto intraprendenti».
L’impegno per i bambini
Allo stesso modo, per “salvare” l’umanità, prosegue queen Rania, bisogna salvare i bambini. È grazie alla sua insistenza se le centinaia di migliaia di bambini siriani che si sono rifugiati in Giordania ha potuto andare a scuola. «ogni giorno trascorso fuori dalla scuola è un giorno rubato al potenziale di un bambino. I bambini hanno maggior bisogno di formazione, specialmente in situazioni di emergenza come queste», spiegava qualche anno fa al Corriere della Sera. Sono anni che Rania si spende per i più piccoli, tanto da essere nominata dall’Unicef «difensore emerito dei bambini».
Icona di stile: il look, gli abiti, i capelli e il make up di Rania di Giordania
«Piuttosto che seguire le ultime tendenze, cerco di vestirmi in un modo che rifletta chi sono io». Questo è il mantra che la regina di Giordania segue. E che l’ha fatta diventare un’icona di stile in tutto il mondo. Vi abbiamo raccontato QUItutti i segreti dei suoi look. Presentandone 5 da copiare: eccoli.
E visto che, per scelta, non porta il velo, anche il modo in cui porta i capelli è diventato un modello a cui ispirarsi: qui potete leggere come avere un taglio come il suo. Mentre qui facciamo il punto sul make up perfetto e mai eccessivo, diventato anch’esso un tratto del suo stile inconfondibile.
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