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Savigliano ha dedicato una stele alle ventuno “madri” dell’Assemblea Costituente

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Il 2 giugno 1946 gli italiani scelsero la Repubblica e il 25 giugno si insediò l'Assemblea Costituente, composta da 556 membri, 21 dei quali erano donne. Sembra incredibile a pensarlo oggi ma la presenza di queste ultime nell’Assemblea non era scontata, ai tempi, e segnò una svolta epocale considerando che le italiane avevano ottenuto il diritto di voto appena un anno prima.

Così la nostra Costituzione oltre a dei «padri» ha avuto delle «madri» costituenti e ieri, cogliendo l’occasione della Festa della Repubblica, il Comune di Savigliano ha reso loro omaggio inaugurando in municipio una stele con i 21 nomi. A scoprirla è stata il prefetto di Cuneo Fabrizia Triolo affiancata dal sindaco Giulio Ambroggio. La cerimonia è stata l’occasione per ricordare la «visionarietà di quel momento» come ha ricordato la professoressa del liceo Arimondi, Francesca Galliano, tracciando un quadro storico e sociale di ciò che volle dire avere 21 donne in un’assemblea che si occupò di scrivere le regole del vivere. Insieme a quest’ultima è spettato ad altre due donne condividere la costruzione dell’Italia repubblicana dal punto di vista femminile, il prefetto e la presidente della Consulta per le Pari opportunità, Clara Rocca.

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A partire dall’articolo 3 della Costituzione sull’uguaglianza formale e sostanziale, attraverso quelli sulla famiglia e sul lavoro, tutte hanno concordato sul fatto che fu da quelle basi che il diritto si sviluppò negli anni seguenti e navigò verso la parità, almeno formale. «Se non ci fosse stato il lavoro incessante delle madri costituenti in Parlamento - ha ricordato Galliano - dopo l’approvazione della Carta fondamentale oggi quegli articoli sarebbero lettera morta». E ancora: «Nell’articolo tre si parla di uguaglianza senza, fra il resto, distinzioni di sesso ma questa dicitura non era scontata visto che molti davano la non discriminazione per sesso per sottointesa. Fu la caparbietà di queste donne, che provenivano da partiti diversi, a far sì che la dicitura fosse quella attuale».

«Oggi godiamo dei cosiddetti diritti acquisiti e tendiamo a darli per scontati - è intervenuta il prefetto, Fabrizia Triolo -, eppure non è così e si è trattato di un percorso maturato a piccoli passi». La rappresentante del Governo ha ricordato che «senza gli Anni Settanta e il movimento femminista non saremmo qui». «Eppure - ha constatato - permangono le discriminazioni e come in tutti i periodi di crisi, questo compreso, il primo fusibile a saltare è quello delle donne e dei loro diritti». Come antidoto il prefetto ha citato il «rispetto» come descritto in un discorso recente del Presidente della Repubblica «riconoscimento della dignità che ciascuno riconosce a se stesso». Clara Rocca della Consulta: «Nel nostro lavoro a servizio delle pari opportunità ci ispiriamo al coraggio e al sacrificio di queste 21 donne».

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