Mattarella cita De Gregori e sei donne: "Costruiamo il futuro con meno diseguaglianze"
“La storia siamo noi‘, ‘nessuno si senta escluso‘”. Sergio Mattarella cita De Gregori e lancia un appello alla ripartenza dell’Italia perché “così come 75 anni, è tempo di costruire il futuro”. Nel discorso al Quirinale, in occasione della festa del 2 giugno, il presidente della Repubblica ripone fiducia nei giovani e sottolinea, ancora una volta, la mancata parità di diritti tra uomini e donne. Mattarella cita sei donne (Lina Merlin, Nilde Iotti, Liliana Segre, Tina Anselmi, Luana D’Orazio, Samantha Cristoforetti) con storie diverse, che rappresentano l’orgoglio dell’Italia, i passi in avanti compiuti dalla Repubblica nei 75 anni di storia e quelli ancora da compiere per raggiungere la parità di genere.
“La Repubblica è, prima di tutto, la storia degli italiani e della loro libertà. E’ la storia del lavoro, motore della trasformazione del nostro Paese. E’ la storia della Ricostruzione, delle fatiche, dei sacrifici, spesso delle sofferenze, di tanti che si trasferirono da Sud a Nord, dalle campagne alle città, animando uno straordinario periodo di sviluppo.E’ la storia del formarsi e del crescere di una comunità”, aggiunge.
Dopo le recenti riaperture e la campagna vaccinale che procede spedita, per Mattarella anche adesso, così come lo fu allora, “è tempo di costruire il futuro“. “Con la scelta repubblicana, si apriva una storia di libertà, dopo il ventennio della dittatura fascista. Storia di democrazia. Storia di pace, dopo la tragedia, i lutti e le devastazioni della guerra e dell’occupazione nazista. La nuova stagione era stata preparata negli anni più bui, dalle donne e dagli uomini che avevano avuto il coraggio di resistere e di lottare. E che avevano iniziato, nello stesso tempo, a pensare come dar forma all’Italia libera. Da dove ricominciare, per rimettere in piedi un Paese dilaniato, ferito, isolato agli occhi della comunità internazionale”.
Il Capo dello Stato esalta il ruolo delle istituzioni perché “la democrazia è qualcosa di più di un insieme di regole: è un continuo processo in cui si cerca la composizione possibile delle aspirazioni e dei propositi, nella consapevolezza della centralità delle persone, più importanti degli interessi. In questo cammino un ruolo fondamentale lo giocano i partiti, le forze sociali, i soggetti della società civile. A volte le istituzioni possono sembrare fragili, esposte a sfide inedite. Accadde, ad esempio, negli anni bui della violenza terroristica di varia matrice”.
“Gli attentati, le stragi, i ferimenti, gli omicidi. Sono state tante le vittime della ferocia di chi voleva sovvertire lo Stato con le bombe o con le armi. Nei cinquantacinque giorni dopo l’eccidio di via Fani e il rapimento di Aldo Moro la Repubblica visse il suo momento più difficile. La risposta degli apparati dello Stato per molti aspetti apparve incerta di fronte all’attacco terroristico. A salvare la democrazia in quel passaggio drammatico, stringendosi intorno alle istituzioni democratiche, fu prima di tutto la straordinaria mobilitazione popolare. Il no alla violenza netto, forte, determinato dei partiti, dei sindacati”, aggiunge.
“La Repubblica è libertà e democrazia. Come possiamo dire: la Repubblica è legalità. E mentre lo diciamo avvertiamo il dovere di fare memoria di chi ha pagato con la vita il proprio impegno contro le mafie. Quelli noti e quelli meno ricordati. Uomini dello stato, semplici cittadini, esponenti politici, sacerdoti, giornalisti, che con il loro sacrificio hanno saputo dare speranza e coraggio a chi non si rassegna alla prepotenza criminale. La Repubblica è solidarietà”.
Poi il passaggio sui migranti: “La Repubblica è umanità e difesa della pace e della vita. Sempre e ovunque. Come testimonia l’impegno della nostra Guardia costiera e della Marina militare per salvare la vita di persone spinte dalla disperazione alla deriva nel Mediterraneo”. Mattarella esalta poi il valore della scienza e il lavoro in prima linea durante l’emergenza covid: “Lo abbiamo visto anche nella lotta alla pandemia. Tra lutti e sofferenze, che mai dimenticheremo, abbiamo riscoperto il senso civico di chi si è trovato a operare nella frontiera più esposta, quella degli ospedali e delle strutture sanitarie, abbiamo apprezzato il sacrificio di chi ha lavorato nei servizi, per la pubblica sicurezza, nelle catene alimentari. Ci è apparso ancora una volta, in tutta la sua evidenza, il valore della scienza e la conseguente necessità di promuoverla e sostenerla”.
Il presidente lancia poi un appello a tutela delle donne, ancora penalizzate nel mondo del lavoro: “Non siamo ancora al traguardo di una piena parità. Soprattutto riguardo alla condizione delle donne nel mondo del lavoro, al loro numero, al trattamento economico, alle prospettive di carriera, alla tutela della maternità, alla conciliazione dei tempi. Permangono disparità mentre cresce l’inaccettabile violenza contro di loro”.
Mattarella ricorda poi che la “Repubblica è imperfetta” perché ci sono ancora “troppe ingiustizie. Ancora diseguaglianze. Ancora condizioni non sopportabili per la coscienza collettiva, come l’evasione fiscale o le morti sul lavoro. Il ricordo del sorriso di Luana D’Orazio impegni tutti al dovere di affrontare il tema della sicurezza dei lavoratori con determinazione e con rigore. Alcune storture hanno cause antiche, e richiedono impegno serio per rimuoverle. Ma la storia repubblicana è tutt’altro che una sequela di insuccessi: è la storia di una democrazia ben radicata e di successo”.
La ripartenza nel segno dei giovani. “La priorità è garantire ai giovani eguali diritti di cittadinanza, anche digitale, senza i quali la disparità delle opportunità diverrebbe causa di nuove, gravi, inaccettabili povertà. Le famiglie hanno avvertito, in questi mesi, l’urgenza di questa condizione”.
“Ai giovani – aggiunge – vorrei chiedere: impegnatevi nelle sfide nuove, a cominciare da quella della sostenibilità e della transizione verso un pianeta fondato sul rispetto dell’ambiente e delle persone come unica possibilità di futuro. Adoperatevi per trasmettere valori e cultura attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. Per promuovere un uso dei social che avvicini le persone e le faccia crescere dal punto di vista umano e sociale, combattendo con determinazione la subcultura dell’odio, del disprezzo dell’altro”.
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Giovanni Pisano