Stampa

Cile. "Il diritto di vivere in pace". Intervista a Karen Alfaro coordinatrice della Rete delle Storiche Femministe (N. Galiè)

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

image

Il Cile sta vivendo un momento molto importante della sua storia recente. Il 16 maggio è stata eletta la nuova Assemblea per voltare pagina e scrivere una nuova Costituzione. Questo fatto ha provocato la sconfitta della destra e del Presidente Piñera, che ha ottenuto pochissimi seggi. Tuttavia, piuttosto che i partiti di sinistra, hanno vinto i movimenti sociali che nell’autunno del 2019 protestano con determinazione contro il modello neoliberista ereditato in Cile da Pinochet. Questi movimenti hanno posto all’ordine del giorno nuovi temi lottando contro le diseguaglianze economiche e per la parità di genere.

Per comprendere la natura di questi movimenti che hanno sfidato il governo neoliberista, il FarodiRoma ha avuto l’opportunità di intervistare Karen Alfaro Monsalve, storica accademica del Instituto de Historia y Ciencias Sociales de la Universidad Austral de Chile.

In quanto esperta di storia politica e sociale del Paese Andina, Karen Alfaro coordina, tra l’altro, anche la Rete delle Storiche Femministe. La sua prospettiva di genere e la sua attenzione verso i movimenti sociali delle nuove generazioni offrono la possibilità di comprendere i temi emergenti e i nuovi attori sociali che hanno partecipato alle proteste contro la destra. I giovani cileni sono scesi in piazza cantando la canzone di Victor Jara, brutalmente assassinato dagli aguzzini di Pinochet, “El Derecho de Vivir en Paz”. Tuttavia, le istanze di rinnovamento, seppure relazionate all’esperienza dell’Unidad Popular di Salvador Allende, si situano in una nuova dimensione che, alla questione sociale, associa la lotta contro il patriarcato e la cultura discriminatoria del neoliberismo.

È importante cogliere la novità di queste realtà, che stanno rinnovando la politica cilena e dell’America Latina e che offrono la prospettiva di un nuovo discorso pubblico. Per questo è molto importante conoscere il pensiero della Professoressa Alfaro, secondo cui “occorrerà tornare nuovamente in piazza per difendere la volontà della maggioranza ogni volta che sarà necessario”. Infatti, “la pandemia ha posto tra parentesi la rivolta sociale in Cile e il popolo continua ad accumulare la rabbia sociale prodotta dalle diseguaglianze acutizzate dalla crisi sanitaria e economica. Il movimento popolare iniziato nell’ottobre del 2019, ha fatto ritornare il popolo come sovrano”.

Professoressa Karen Alfaro, con la recente elezione della Convenzione Costituente si sta scrivendo una nuova pagina della storia cilena. Quali sono le vostre aspettative?

La recente elezione del 15 e 16 maggio scorso, in cui sono state elette le rappresentanti e i rappresentanti della Convenzione costituente, segna senza dubbio una pietra miliare importante nei recenti processi nel paese. I risultati ottenuti evidenziano che su un totale di 155 rappresentanti eletti, 77 fanno parte di forze politiche a carattere anti-neoliberale, di cui 15 di loro corrispondono a seggi riservati ai popoli originari. Questa elezione si è, inoltre, svolta con meccanismi di parità di genere, il che ha comportato una maggiore partecipazione delle donne in qualità di candidate e una rappresentanza totale di 77 donne in qualità di elette. Se analizziamo solo i risultati delle elezioni, potremmo trovarci d’accordo su una vittoria importante da parte delle forze di sinistra, tradizionalmente escluse dalle cariche di rappresentanza nelle elezioni, prodotto del sistema elettorale che ha favorito storicamente i blocchi egemonici della classe politica che hanno governato durante la postdittatura amministrando ed approfondendo il modello. Tuttavia, questo processo è stato caratterizzato anche da una partecipazione elettorale del 43,35% su una base elettorale totale di 14.900.190 elettori (Servel), con una bassa affluenza nelle comunità più povere del paese. Ciò può in gran parte essere attribuito all’impatto della crisi sanitaria ed economica derivante dalla pandemia. Ma anche questi dati elettorali devono essere analizzati in funzione della critica dei settori popolari mobilitati alla classe politica e all’itinerario costituente concordato nell’Accordo per la pace e nuova costituzione sviluppato il 15 novembre 2019, che ha cercato di dare una via istituzionale ad un processo di potere costituente forgiato dal calore della mobilitazione sociale e che richiedeva un’Assemblea Costituente.In questo senso, le aspettative sono che il successo delle forze sociali e politiche di sinistra rappresentate nella Convenzione costituzionale, amplino il quadro del percorso fissato in questo accordo e generino, in tutto il paese, assemblee territoriali che possano accompagnare la costruzione della nuova costituzione. In questo senso la mobilitazione sociale ha un ruolo importante da svolgere nel processo in corso che non si esaurisce sul palcoscenico elettorale.

Come sono nati i movimenti sociali che hanno animato le proteste dell’autunno del 2019? Quali sono state le cause scatenanti?

La costruzione del potere sociale che irrompe nelle proteste dell’ottobre 2019 è stata forgiato principalmente nelle lotte studentesche iniziate nel 2000, con maggiore forza nel 2006 nella cosiddetta rivoluzione Pingüina, e nel 2011 come rivoluzione sociale-studentesco, che ha reso possibile una frattura storica con il modello di educazione mercato, passando poi verso una critica radicale all’eredità dittatoriale nel suo insieme e al neoliberismo. È dal campo dell’istruzione che si svela la radicalità del modello ineguale nel paese, e il cui impatto è una problematica trasversale nella società, frutto del livello di indebitamento delle famiglie per poter accedere all’istruzione trasformata in una merce. Il movimento studentesco ha reso possibile un progressivo cambiamento nella cultura politica, che concepisce la democrazia al di fuori del quadro concordato con la dittatura. Dalla domanda sociale per il diritto all’istruzione, è possibile una critica più ampia al modello nel suo complesso, in quanto il sistema pensionistico (AFP), la sanità pubblica, le condizioni di lavoro, la precarizzazione della vita, è quello che porta la società cilena al limite delle sue forze storiche e decide, pertanto, di costituirsi come popolo ed esercitare il potere costituente originario.

Lei si occupa di questioni di genere. Che ruolo ha giocato il movimento femminista nella promozione del cambiamento? Sono state accettate le sue istanze?

Il cambiamento nella cultura politica in Cile ha origine nel ruolo del movimento studentesco, e in questo senso il cosiddetto Maggio Femminista sviluppato nel 2018 vede le studentesse della scuola secondaria e universitaria come suoi principali protagonisti. La contestazione al modello sessista, gerarchico e classista dell’educazione ha reso possibile l’apertura ad una critica al modello patriarcale neoliberale che sostiene i molteplici volti della violenza contro le donne. Questo ha consentito al movimento femminista di diventare una massa, nella confluenza femminista di diverse generazioni e traiettorie politiche. Le proposte femministe hanno contribuito a ripensare radicalmente la politica e i cambiamenti sociali nel paese, mettendo a confronto le culture politiche tradizionali della sinistra e ripensare le loro agende, configurazioni e alleanze.Un numero importante di donne recentemente elette come rappresentanti alla Convenzione Costituente, corrisponde ad attive militanti del movimento femminista, alcune di esse hanno sollevato, durante il processo elettorale, un programma come Femministe costituenti e plurinazionali, che stabilisce importanti impegni per le lotte all’interno della Costituente, in materia di diritti sessuali e riproduttivi, diritti umani, plurinazionalità, diritto alla natura, all’acqua e al territorio. In questo senso, le lotte femministe accompagneranno l’elaborazione delle proposte per la nuova costituzione, denunciando e mobilitandosi contro i settori reazionari. Sappiamo inoltre che le lotte femministe non si esauriscono nell’elaborazione di una nuova costituzione, perciò puntiamo alla costruzione di un progetto sociale fondato sul femminismo come possibilità di futuro per la società e la natura.

Le forze di sinistra hanno vinto le elezioni. Che cosa si aspetta dal testo della nuova Costituzione?

La crisi in corso del modello, sociale, economico e politico, richiede non solo una nuova costituzione, ma anche la costruzione di un progetto sociale che nasce dal soggetto politico emerso nel processo costituente. Ciò non si esaurirà certamente nell’attuale quadro istituzionale. In questo senso, la nuova costituzione per il Cile non è un punto di arrivo, ma parte dell’apertura storica iniziata dal movimento sociale-popolare, che vedrà presto o tardi la realizzazione del suo progetto storico.Per quanto riguarda la nuova Carta costituzionale, è fondamentale che essa possa dare origine a uno Stato con una politica sociale e diritti, in cui si costruisce un sistema democratico, che smantelli il modello neoliberale. Spero che questi principi possano essere dotati di contenuti e di sensi, a partire dalla pluralità di voci che possono essere rappresentate nel testo. Mi auguro che un movimento di assemblee territoriali possa trattare il contenuto della nuova costituzione.

La storia del Cile è stata molto tormentata. Quali sono gli errori da non ripetere?

Le ferite del popolo cileno sono storiche, ma senza dubbio il significato del colpo di Stato ha una portata transgenerazionale. L’impunità dei crimini della dittatura come requisito del patto di transizione ha svolto un ruolo centrale nella normalizzazione della morte come meccanismo per assicurare la governabilità nel paese, dando origine ad un modello fondato sulla verità e sulla giustizia nella misura del possibile. L’impunità è fino ad oggi il nostro grande tormento. L’attuale presidente Sebastián Piñera ha dichiarato guerra al popolo cileno dopo l’inizio del cosiddetto Estadillo Social (“Esplosione Sociale”) dell’ottobre 2019, rispondendo alla mobilitazione popolare con il potere della forza di polizia sviluppando sistematicamente violazioni dei diritti umani, che si sono risolte in più di 8.581 denunce di crimini, stupri, violenze di polizia, vittime di traumi oculari, tra l’altro. Nonostante la denuncia internazionale di quanto accaduto nel paese, non vi sono stati progressi in materia di verità e giustizia, e ancora nelle carceri ci sono prigionieri politici della rivolta sociale del 2019, molti dei quali bambini e giovani, detenuti per aver lottato per una vita dignitosa e giusta. Si può ancora leggere nei graffiti delle pareti dell’ottobre 2019, che ci ricordano la normalizzazione dell’ingiustizia, “Quando l’abuso è la legge, la rivoluzione è ordine.”

 

Nazareno Galiè

Fonte (click per aprire)

Aggiungi commento

I commenti sono soggetti a moderazione prima di essere pubblicati; è altrimenti possibile avere la pubblicazione immediata dei propri commenti registrandosi ed effettuando il login.


Codice di sicurezza
Aggiorna