"Evitare il termine madre". Polemica sulla proposta dell'associazione Lgbt
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"Evitare il termine madre". Polemica sulla proposta dell'associazione Lgbt "Evitare il termine madre". Polemica sulla proposta dell'associazione Lgbt Nel Regno Unito l'associazione per i diritti delle persone Lgbt Stonewall ha suggerito ad aziende ed enti pubblici di sostituire il termine "madre" con "persona che ha partorito" per evitare discriminazioni. Ma la decisione fa discutere.2021-06-06T22:15+02002021-06-06T22:15+02002021-06-06T22:15+0200lgbtmondo/html/head/meta[@name='og:title']/@content/html/head/meta[@name='og:description']/@contenthttps://cdnit1.img.sputniknews.com/img/792/55/7925570_0:270:5184:3186_1920x0_80_0_0_077b95321512c73f2d58288bd439deda.jpg
Sostituire il termine “madre” con il più neutro “persona che ha partorito”. È il suggerimento dato ai datori di lavoro dall’organizzazione britannica per i diritti delle persone Lgbt, Stonewall, che nel 2012 ha dato vita al programma Global Diversity Champions. L’obiettivo del progetto è quello di diffondere all’interno di aziende e istituzioni pubbliche iniziative di inclusione per le persone omosessuali che spesso, denuncia l’associazione, sono discriminate sul posto di lavoro. Per questo, l’organizzazione fornisce supporto per sviluppare politiche anti-discriminatorie e promuovere la parità dei diritti per le persone Lgbt. Tra queste, come riferisce il quotidiano britannico Telegraph citando un documento diffuso proprio da Stonewall, oltre a consentire a chi si identifica come donna di usare le toilette femminili, c’è quello di rimuovere il “linguaggio di genere”. Anche evitando di usare l’appellativo “madre” o “padre”, considerato evidentemente non rispettoso delle differenze.A cancellare la parola “madre” dalle proprie politiche sulla maternità era già stato nel 2019 il governo del Galles, che non a caso si classifica nono nel Workplace Equality Index del 2020, con cui la stessa organizzazione verifica il livello di inclusione raggiunto da aziende ed enti pubblici, che si sottopongono all’analisi su base volontaria.Anche il ministero della Giustizia britannico, che ha ottenuto il quinto posto nella stessa classifica, ha fatto sapere di aver rimosso i termini “padre” e “madre” dalle proprie politiche per le risorse umane. Nella Top 100 stilata da Stonewall, compaiono anche altre importanti ministeri e organizzazioni governative britanniche, come l’Home Office, la Camera dei Comuni, l’esercito e l’MI6.Ad aderire al Diversity Champions Programme, secondo i dati della stessa charity, sarebbero oltre 850 organizzazioni, inclusi 250 dipartimenti governativi ed enti pubblici. Per accedere alla consulenza degli esperti in tema di inclusione i membri devono versare circa 2.500 sterline. L’anno scorso, ad esempio, ci sono state più di 500 richieste.L’ultima raccomandazione ha fatto infuriare anche le femministe. Un portavoce del movimento FiLiA, sentito dal Daily Mail, denuncia come “il recente dibattito relativo alla legge sugli assegni ministeriali ed altre indennità di maternità ha mostrato come il Parlamento non consente di rimpiazzare la parola ‘madre’ benché Stonewall continui a spingere le organizzazioni, compresi i dipartimenti governativi, ad adottare questi termini”. L’associazione per i diritti delle donne accusa, quindi, l’organizzazione di “mancare di rispetto a tutto il mondo femminile, e in particolare alle madri e alle donne incinte”.E il caso fa discutere anche in Italia. “Assurdo, vogliono censurare il termine mamma”, accusa sui social l’eurodeputata leghista Silvia Sardone, riferendosi proprio alla proposta dell’associazione per i diritti Lgbt.
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L’obiettivo del progetto è quello di diffondere all’interno di aziende e istituzioni pubbliche iniziative di inclusione per le persone omosessuali che spesso, denuncia l’associazione, sono discriminate sul posto di lavoro.
È questa, ad esempio, sempre secondo lo stesso quotidiano britannico, la raccomandazione ricevuta dall’Università di Edimburgo, in Scozia, che fa parte del programma. Al posto di “madre” la charity “raccomanda di usare un termine neutro come genitore che ha partorito”. Anche alla polizia del Merseyside, nel nord-ovest dell’Inghilterra, sarebbe stato raccomandato, secondo le notizie apparse sui quotidiani britannici, di usare la formula “dipendente in attesa” per garantire una maggiore inclusività.
Anche il ministero della Giustizia britannico, che ha ottenuto il quinto posto nella stessa classifica, ha fatto sapere di aver rimosso i termini “padre” e “madre” dalle proprie politiche per le risorse umane. Nella Top 100 stilata da Stonewall, compaiono anche altre importanti ministeri e organizzazioni governative britanniche, come l’Home Office, la Camera dei Comuni, l’esercito e l’MI6.
Ad aderire al Diversity Champions Programme, secondo i dati della stessa charity, sarebbero oltre 850 organizzazioni, inclusi 250 dipartimenti governativi ed enti pubblici. Per accedere alla consulenza degli esperti in tema di inclusione i membri devono versare circa 2.500 sterline. L’anno scorso, ad esempio, ci sono state più di 500 richieste.
Non sono mancate però le polemiche sul lavoro dell’organizzazione. Lo scorso maggio la commissione per le Pari Opportunità e i diritti umani, sull’onda delle accuse mosse all’organizzazione di creare una “clima di paura” tra i dipendenti che non sono d’accordo con “l’ideologia transgender”, è uscita dal programma per la diversità perché il servizio non aveva un buon “rapporto qualità prezzo”.
L’associazione per i diritti delle donne accusa, quindi, l’organizzazione di “mancare di rispetto a tutto il mondo femminile, e in particolare alle madri e alle donne incinte”.
E il caso fa discutere anche in Italia. “Assurdo, vogliono censurare il termine mamma”, accusa sui social l’eurodeputata leghista Silvia Sardone, riferendosi proprio alla proposta dell’associazione per i diritti Lgbt.