Riforma della Giustizia, la proposta dell'associazione pugliese «Papà Separati dai Figli»
Il dibattito sulla riforma della Giustizia in corso al governo, smuove anche opinioni dal basso. Un contributo sul tema ci arriva dall'associazione per la tutela dei diritti dei figli nella separazione "Papà Separati dai Figli - Puglia", organismo permanentemente impegnato da circa quindici anni in attività di ricerca e di studio nell’ambito del diritto di famiglia. Data la rilevanza del tema, attraverso la rubrica La Bilancia e il Bilancio diamo spazio a questa prima proposta settoriale in materia di riforma della Giustizia, assieme ad ulteriori progetti tecnicamente articolati in tema di riforma del Processo Civile ed in specie della Giustizia Familiare.
Con questa riflessione l’Associazione “Papà Separati dai Figli-Puglia” intende contribuire per un auspicabile fecondo dibattito sulla riforma della Giustizia, da aprirsi e da promuovere nel Paese, in particolare in Puglia e nel Mezzogiorno d’Italia
In Italia la materia del diritto di famiglia, già a risalire ai lontani anni 70 con l’introduzione della legge sul divorzio, è sempre stata oggetto di tanta attenzione e di riflessione, sia da un punto di vista legislativo che da un punto di vista convegnistico e mediatico. Ciò in particolare sulla spinta di una forte pressione da parte del contesto sociale italiano - animata in particolare dalle tantissime Associazioni Familiariste sparse lungo l’intero territorio nazionale, molte delle quali favorite nella nascita dagli stessi nuclei familiari coinvolti nelle vicende di separazione e divorzio soprattutto conflittuali, dagli Istituti di Ricerca delle Università, da numerosi stessi Operatori di Giustizia, dagli Ordini Professionali, in specie dell’Avvocatura e della Psicologia, e dagli Organi di Stampa - finalizzata a far riconoscere alle Istituzioni certe criticità delle leggi e delle procedure processuali vigenti, e per evidenziare la necessità di introdurre nel sistema e nell’ordinamento giudiziario tutti quei rimedi legislativi e procedurali in grado di produrre maggiori garanzie di certezza del diritto, di semplificazione e di rapidità nelle risoluzioni dei procedimenti, per far fronte alle molteplici esigenze non soltanto delle “famiglie tradizionali” ma anche di tutte quelle realtà più vulnerabili e in continua evoluzione, complesse e articolate, rappresentate da “modelli familiari atipici” consolidatisi nella nostra società. La legislazione sulla famiglia e sui minori è stata trascurata negli ultimi anni, ed in particolare la legge n. 54 del 2006 sull’affido condiviso, di cui ricorre quest’anno il quindicennale dall’entrata in vigore, necessita di urgenti correttivi in modo da renderne efficace l’applicazione, adeguandola quanto più possibilmente ai modelli legislativi europei.
Occorre, infatti, uniformare l'Italia all'Europa soprattutto in materia di affidamento condiviso dei figli nella separazione e divorzio, e ciò acchè la garanzia del diritto alla bigenitorialità, cioè del diritto dei figli di poter contare su un rapporto quanto più intenso e stabile con entrambi i genitori, sia ancor meglio assicurata; l'Italia, nel 2013 e successivamente nel 2019, è già stata sanzionata dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per non aver - a tutt’oggi - predisposto un sistema giuridico ( e amministrativo) adeguato a tutelare il diritto inviolabile del genitore (nella specie quasi sempre il padre "separato") di esercitare il naturale rapporto familiare col figlio.
Le consistenti modifiche, anche di natura processuale, che saranno apportate dall’attesa riforma della Giustizia - in particolare del Processo Civile - rispetto all’attuale impianto normativo, e la sua articolata conseguente armonizzazione alle norme in essere, dettate da tutti gli interventi indicati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e fortemente condizionati, inoltre, dall’approvazione di investimenti efficaci in tale settore per far sì di riportare il processo italiano a un modello di efficienza e di competitività, rincuorano gli animi sofferti di milioni di cittadini italiani, uomini e donne, adulti e minori, giovani e anziani, interessati dalle vicende separative e divorzili che, in specie nei casi con maggior tasso di conflittualità tra le parti, si protraggono attualmente nei Tribunali italiani mediamente per circa 10 anni. La sofferenza che investe interi nuclei familiari, dovuta in buona parte anche a causa delle estenuanti lungaggini di tali e incerti procedimenti, in aggiunta ai costi ragguardevoli di assistenza, in specie legale, da doversi sostenere particolarmente nelle vicende di carattere giudiziale - e che in più casi gravano pure sulle casse dello Stato allorquando alle parti più economicamente deboli viene riconosciuta la possibilità di usufruire del “gratuito patrocinio “ - rappresentano, in tale settore della giustizia da riformare con urgenza, solo la punta di un gigantesco iceberg.
Da qui la nostra proposta di rilancio - quale contributo sul tema e per un auspicabile dibattito da aprirsi in vista dell’attesa riforma della giustizia - della creazione del Tribunale per la Famiglia e per i diritti della Persona. Un Tribunale ad hoc, competente per i diritti della famiglia e dei minori, propriamente legittimato da norme giuridiche, con figure tecnicamente preparate e specificamente orientate per tutta la materia relativa ai diritti della persona, minorenne o adulta, e della famiglia nel suo complesso. E’ un’idea importante e ampiamente dibattuta da molti anni, favorevolmente già sostenuta, tra gli altri, in particolare dall’attuale Presidente del Senato, già Sottosegretario alla Giustizia e già Componente il Consiglio Superiore della Magistratura , Avv. Maria Elisabetta Alberti Casellati. Con l’istituzione del Tribunale per la Famiglia e per i diritti della persona, quello che oggi è frammentato tra Tribunale dei Minorenni, Giudice Ordinario e Giudice Tutelare verrebbe così unificato con innumerevoli vantaggi: eviterebbe inutili duplicazioni di giudizi e rischi di contrasti interpretativi, apporterebbe migliore ridefinizione della fase decisoria ( con riferimento a tutti i gradi di giudizio ), permetterebbe una migliore razionalizzazione delle risorse, creerebbe una specifica competenza in materia di diritto di famiglia, accentuerebbe il ricorso agli strumenti alternativi per la risoluzione delle controversie, ADR (Alternative dispute resolution), in specie la Mediazione Familiare, renderebbe un servizio di modernità al cittadino (giacché è pesantissima la valutazione delle associazioni di cittadini coinvolti in procedimenti di giustizia in ambito familiare).
Inoltre, il Tribunale per la famiglia e per i diritti della persona, sarebbe anche la struttura più idonea ad accogliere e a trattare quei contenziosi estremamente complessi, anche con riferimento alle sopravvenienze da gestire, che riguardano i procedimenti relativi alla protezione internazionale di soggetti in fuga dalla terra d’origine perché perseguitati o bisognosi di protezione politico- umanitaria. Tale specifica categoria di soggetti è destinataria di un sistema di tutela giuridica multilivello, che si articola in quella costituzionale, quella internazionale e quella dell’Unione europea, in virtù della molteplicità degli ordinamenti interessati e della mole ormai assunta dal fenomeno.
Invitiamo, dunque, in mero spirito di servizio e di collaborazione costruttiva, in particolare i due Sottosegretari alla Giustizia pugliesi, On. Avv. Francesco Paolo Sisto e On. Avv. Anna Macina nonché in specie i Parlamentari tutti conterranei, a voler tener conto di quanto fin qui sinteticamente e solo in parte rappresentato e prospettato su un’area selettiva della Giustizia - tra le più disfunzionali - da riformare in tale ambito, e confidiamo in una corale loro univoca iniziativa di sensibilizzazione da intraprendersi nel Paese tesa a procedere attraverso concreti, innovativi ed efficaci interventi - da dedicare con altrettanta determinazione alla urgente realizzazione della sede possibilmente di un Polo Unico della Giustizia barese - rivolti ad una definitiva unificazione delle competenze in materia di famiglia, di minori, adozioni, separazioni e divorzi in un'unica struttura organizzativa (appunto il Tribunale per la famiglia e per i diritti della persona), nella quale far confluire anche le preziose professionalità che si sono formate nell’esperienza del Tribunale dei Minorenni, una risorsa da non disperdere ma da valorizzare. Con la speranza, che nel dibattere e portare avanti tali auspicate azioni, prevalga nelle memorie di tutti l’assunto suggestivo del grande giurista italiano Arturo Carlo Jemolo “ la famiglia è un’isola che il diritto può solo lambire”, e che, particolarmente su questo presupposto, sia realizzato concretamente e presto tale obiettivo, in linea ai modelli europei già sperimentati con profitto.
Rivolgiamo, infine, i più vivi, grati ed augurali saluti e sentimenti di stima e di incoraggiamento in particolare al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ed al Ministro della Giustizia, già Presidente della Corte Costituzionale, Marta Maria Carla Cartabia; al primo, per la credibilità e la fiducia del nostro Paese riscattate concretamente a livello internazionale - e non soltanto europeo - grazie alla sua competenza e capacità di leadership. Alla seconda, per la visione strategica nel merito e della programmazione datasi, con l’obiettivo, in particolare, di lavorare insieme al Parlamento per risolvere tutti quei problemi urgenti e non differibili senza trascurare alcuni dei temi suscitati dal dibattito sulla Giustizia di questi anni.
*Presidente dell’Associazione per la tutela dei diritti dei figli nella separazione "Papà Separati dai Figli - Puglia"