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Periscopio - ItaliaOggi.it

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Di Maio, come si dice da due anni, troverà il suo approdo nel Partito popolare europeo? Bruno Vespa. QN.

«Com'è il vaccino?». «Ottimo e abbondante». Massimo Bucchi. Il Venerdì.

Non ho mai avuto la tessera del Msi. Mi identifico con la destra sociale. Federico Palmaroli, Osho umorista politico de Il Tempo (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Quando c'è un «femminicidio di quelli molto diffusi anche in Italia», come dice Nadia Bouzekri, vicepresidente dell'Unione delle comunità islamiche italiane, se ne parla eccome, si fanno sacrosanti cortei e sacrosante fiaccolate, si riempiono le prime pagine dei giornali, di quei giornali che solo negli ultimi giorni si sono accorti del caso Saman. E la sinistra, così attenta ai diritti delle donne, si fa sentire eccome. Non basta, signor segretario Letta, telefonare alla sindaca di Novellara, come lei ha detto alla 7 di aver fatto. Bisognava sollevare un casino (perdoni il termine) e invece la sinistra per settimane non ha detto ba, e quando ha cominciato a parlare ha spaccato il capello in quattro con tanti distinguo. Michele Brambilla. QN.

Barzelletta istituzionale, l'Italia non è una nazione ma un carnevale: nessuna identità precisa ma molte identità imprecise. Alcune di queste identità sono sinistre e minacciose, come il giustizialismo che dal Blitzkrieg di Mani Pulite in poi ha sabotato (fino a svuotarlo) il potere legislativo; altre sono comiche come la sintassi 5stelle, e altre ancora arcane e inspiegabili come il carisma da quattro soldi dei nostri leader, da Tonino Di Pietro a Berlusconi, da Beppe Grillo a Matteo Salvini. Diego Gabutti, scrittore, ItaliaOggi.

Se il cdx dovesse vincere, alla Meloni non basterà avere un punto in più di Salvini per diventare premier. A pesare sulla Meloni è il suo rapporto con la Ue. In Italia non sono gli elettori a scegliere il premier, non c'è l'elezione diretta. La nomina spetta al presidente della repubblica. E che sia ancora Sergio Mattarella o Mario Draghi o Marta Cartabia non cambia: le credenziali europee sono fondamentali. Roberto D'Alimonte, politologo della università Luiss (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

Brusca non è un pentito, è un criminale che ad un certo punto ha deciso per i suoi interessi di collaborare con i magistrati che lo interrogavano. Ha parlato e ha raccontato alcune cose. Quante, del repertorio dei suoi delitti, non è dato sapere. Ma per sua ammissione è responsabile di almeno 150 omicidi, di stragi, e io ricordo che nei casi di stragi le indagini non si possono mai prescrivere, questo significa che c`è qualcosa che non può essere superato. Ai miei tempi il ministero si chiamava «di Grazia e Giustizia», Cossiga volle forzarmi a concedere la grazia a Renato Curcio, ma io dissi di no. Se fossi ancora ministro l'ultima cosa che farei è dare la grazia a Brusca, uno che si è macchiato di crimini efferati, ha ucciso bambini, giudici. Claudio Martelli, ministro della Giustizia ai tempi di Bettino Craxi (Claudio Bracalini), il Giornale.

C'è in giro una danza di proposte che serve solo a far parlare di sé, a riprendere un filo di comunicazione con un elettorato perso tanto tempo fa. Tant'è che i più entusiasti del «grillismo» lettiano sono quelli della sinistra più pura, sono gli uomini di Pierluigi Bersani. «Letta ha capito - spiega Federico Fornaro, capo dei deputati di Liberi e uguali - che deve rappresentare anche le istanze dell`elettorato grillino. Ciò, però, farà venire i nodi al pettine anche nel governo. Ci stiamo scontrando già sul tema del lavoro con la destra, ma soprattutto ci scontreremo sulla giustizia. E neppure Draghi potrà far finta di niente, perché c`è una realtà di Palazzo Chigi ma anche una realtà parlamentare che non possono essere per troppo tempo scisse». Augusto Minzolini, il Giornale.

Quello di capo del governo, così come venne disegnato dalla Carta fu un ruolo in chiaroscuro. Era una medaglia di cui fregiarsi ma un mestiere simile al parafulmine: stai impalato in mezzo alla tempesta, ti becchi le scariche e cadi giù stecchito. Giancarlo Perna, Il Ring - Cinquant'anni di risse tra i Poteri. Guerini e Associati.

Fare il pilota postale è un mestiere pericoloso e ancora pionieristico: in tre anni, su 126 piloti assunti, 55 si ritireranno, mentre 7 moriranno in incidenti. Anche de Saint-Exupéry vola a vista, usando la bussola e seguendo i riferimenti a terra come ferrovie, catene montuose, città, coste e fiumi. Gli aerei sono ancora a carlinga aperta: se c'è scarsa visibilità, ci si sporge fuori dal parabrezza, come in moto, per vedere meglio. Si può congelare, o svenire per carenza d'ossigeno avvitandosi fino allo schianto a terra. L'altimetro si porta appeso al collo, per evitare che le vibrazioni del motore lo facciano impazzire. Già, i motori «ci piantavano di colpo», dice Saint-Ex, «senza preavviso, tra un gran fracasso di piatti rotti». Maurizio Pilotti, Libertà.

Mi rattristo quando in tivù vedo i nostri politici. Tutti vestiti allo stesso modo, come dei capi stazione. Non hanno nessun senso del gusto e del bello. E sì che dovrebbero essere un esempio, specie quando varcano i confini nazionali. Luciano Barbera, creatore del brand di abbigliamento di lusso (Benedetta Vitetta), Libero.

L'epidemia ha costretto tutti a rivedere la socialità, ad essere più soli. Per me la solitudine è un'opportunità, posso pensare, creare. Se non si è capaci di stare da soli vuol dire che non si è creato il proprio mondo. Poi quando si ha una certa età si pensa ai libri che non hai letto, ai viaggi che non hai fatto, alle parole che non hai detto o hai detto male... Pupi Avati, regista (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

Le patologia più frequenti nel ginocchio sono l'artrosi nelle sue tre diverse forme: costituzionale, cioè dovuta a difetti congeniti come il ginocchio valgo; degenerativa, perché siamo una popolazione di anziani; post traumatica, alimentata dagli eccessi agonistici, per esempio le maratone. Claudio Zorzi, primario ortopedico all'ospedale Sacro Cuore don Calabria, Negrar, Verona. (Stefano Lorenzetto), l'Arena.

Eugenio Corti non si avventura in giudizi sulla grande storia: vive e racconta la storia che lui stesso costruisce giorno per giorno, da cittadino e da ufficiale con responsabilità verso i suoi uomini. Non è una microstoria, è l'esempio e il simbolo del vivere di gente normale, ciascuno al suo ruolo, che subisce le conseguenze della grande storia e, al contempo, la giudica. Eugenio Corti, Diari, edizioni Ares (Cesare Cavalleri), Studi Cattolici.

L'amaro, all'ultima cena, lo offrì Giuda. Roberto Gervaso.

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