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Se credi che il femminismo islamico non esista fai un salto virtuale a Glasgow

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Si parla molto di femminismo islamico in questi giorni in Italia: è un effetto delle discussioni – accese e non sempre condivisibili ma comunque positive – che hanno accompagnato la scoperta del tragico destino di Saman Abbas, la diciottenne italo- pachistana di Novellara fatta uccidere dai genitori perché non accettava che fossero loro a decidere chi farle sposare.

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O meglio, si ripete sempre lo stesso concetto: il femminismo islamico non esiste, sono due termini che non possono stare nella stessa frase. È innegabile che la via dell'emancipazione femminile sia particolarmente difficile nei i Paesi islamici, e anche nelle comunità islamiche sparse nel resto del mondo. Ma non è un buon motivo per negare gli sforzi delle donne – attiviste, avvocate, mediche, scrittrici – che lavorano in questo senso, nei paesi arabi e nel resto del mondo.

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Per rendersi conto di quanto lavoro è stato fatto non bisogna andare lontano. Basta aprire “Femminismo interrotto” dell'afrodiscendente inglese Lola Olufemi (Giulio Perrone Editore). Un saggio che fa il punto sulle lotte per i diritti delle donne, che in un capitolo particolarmente denso chiarisce punto per punto le difficoltà che le femministe di origine araba incontrano perché combattono su due fronti: il patriarcato islamico e il paternalismo “bianco”, che le vede sempre bisognose di un salvatore europeo capace di liberarle da pregiudizi più forti di loro.

Arriva dalla Gran Bretagna un'altra occasione per rendersi conto di quanto sia effervescente il campo di quel femminismo islamico che tanti e tante occidentali considerano morto in culla. Inizia venerdì 18, e andrà avanti per dieci giorni, la nuova edizione del Dardishi Festival, evento annuale di una no-profit di Glasgow dedicata alla produzione culturale di donne arabe e nordafricane. Quest'anno il festival sarà su zoom, quindi a disposizione di una platea virtualmente infinita.

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In programma, incontri e conferenze centrati su ogni aspetto dei diritti delle donne e delle minoranze di genere e tenuti da persone arabe o nordafricane. Molti sono centrati sulla letteratura: “Nawal El Saadawi: Fierce, Fearless, Feminist!” è un omaggio alla scrittrice, psichiatra e attivista egiziana scomparsa nel marzo scorso. Lo terrà Ebtihal Mahadeen, che cura anche un focus su “Leggere voci femministe dal Medio Oriente e dal Nordafrica”, dedicato ad autrici e testi impegnati su temi di sessualità, identità di genere e vita quotidiana nei Paesi della zona.

Politica, guerra e vita quotidiana si mescolano anche in “Palestine is a Feminist Issue” con Jennifer Mogannam e Nesreen Hassan, mentre “Mainstream Subaltern Writing” incrocia le esperienze di quattro scrittrici provenienti da Gran Beratgna, Canada, Egitto e Sudan per tracciare una via di espressione per donne che vivono in un contesto di profonda inferiorità sociale.

Film e documentari racconteranno gli sforzi delle comunità che combattono «sorveglianza e censura» nei paesi arabi e nella diaspora. “Jasad and the Queen of Contradictions” racconta le controversie nate intorno alla rivista “Jasad” (il corpo) fondata dalla scrittrice e giornalista libanese Joumama Haddad, conosciuta in Italia per saggi come “Ho ucciso Shahrazad. Confessioni di una donna araba arrabbiata” e Superman è arabo. Su Dio, il matrimonio, il machismo e altre invenzioni disastrose".

L'organizzazione segnala gli incontri che non sono consigliati a un pubblico di minorenni, e propone al pubblico abbonamenti a prezzi diversi, da zero a 10 sterline, da decidere in base ai propri interessi e alle possibilità economiche: «Non ci sarà nessun controllo, ma vi chiediamo solo di essere onesti perché tutti possano godere di questi eventi».

In programma, anche appuntamenti più leggeri. Come un documentario sulla rappresentazioe dell'harem nei film di Hollywood, lezioni di yoga e di “terapia somatica”. Per finire, una passeggiata in podcast, una colonna sonora da ascoltare mentre si cammina in qualsiasi posto sentendosi immersi in un paesaggio ancestrale.

L'accompagnamento è fatto da suggestioni auditive scelte da Layla Feghali, libanese cresciuta in California che studia culture e medicina ancestrale della zona d'origine della sua famiglia e delle comunità nativo-americane dell'ambiente in cui è cresciuta: un mix di cultura araba e degli indiani d'America che può dare risultati sorprendenti.

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