Uguali di diritto o il diritto di essere uguali
Caroline Brehman via CQ-Roll Call, Inc via Getty Imag
Poche sere addietro alla tv davano ‘Il Concorso’, un film che racconta una storia vera. Siamo a Londra nel 1970, anno in cui si svolse un’edizione memorabile di Miss Mondo. L’attivista per i diritti delle donne Sally Alexander, impersonata da Keira Knightley, si trova coinvolta nel circo mediatico scatenato dalla competizione. Insieme a un collettivo femminile organizza una eclatante manifestazione di dissenso in diretta televisiva per opporsi ad un evento (e a un sistema) che vede la donna come un semplice oggetto, arrivando a umiliare Bob Hope, ospite d’onore della serata, e portando sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo il Women’s Liberation Movement.
A distanza di più di 50 anni abbiamo tutto il diritto di tirare le somme. Qualcosa è cambiato da allora, molto è cambiato, anzi. Ma è abbastanza? Invece di dare una risposta personale, e quindi di per sé poco rilevante, ho pensato fosse più significativo raccontare un’altra storia, che è stata per un giorno, o poco più, agli onori della cronaca: l’approvazione alla Camera degli Stati Uniti, del disegno di legge che potrebbe spianare la strada all’aggiunta alla Costituzione americana del quasi centenario Equal Rights Amendment, un emendamento del 1923 che garantiva esplicitamente l’eguaglianza di diritti fra i sessi. In altre parole questa norma vieta “la discriminazione sulla base del sesso, dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale”.
Era stata approvata dal Congresso nel 1972 e ratificata da molti Stati, ne mancavano solo tre dei 38 costituzionalmente necessari per entrare in vigore. Ma l’organizzazione di Phyllis Schlafly, “Stop ERA”, proprio negli stessi anni del Concorso, riuscì a bloccarlo con un’intesa attività di lobbying. La Schlafly organizzò attiviste esperte e agguerrite, convinte che l’eguaglianza formale dei diritti avrebbe abolito il dovere dei mariti di provvedere alle mogli casalinghe, annullato le leggi per la protezione della maternità, costretto le ragazze a fare il servizio militare, distrutto le distinzioni di genere, aperto la strada ai matrimoni gay! Dal loro punto di vista, l’ERA e il femminismo in generale, erano pericoli per il riconoscimento del giusto ruolo della donna, e a dir poco ”manifestazioni di sfrenato individualismo che garantisce pari diritti ai cittadini indipendentemente dal sesso.”
Torniamo ai giorni nostri. Il disegno di legge approvato alla Camera dei Rappresentanti, che ha avuto 222 voti favorevoli e 204 contrari, è di fatto procedurale. Si limita infatti ad eliminare il termine per la ratifica che è scaduto nei primi anni ’80. Nel 2020, dopo Nevada e Illinois, la Virginia è diventata il cruciale 38° Stato, ratifica che ha riacceso la speranza che possa farcela. ”È ora di smetterla con le scuse, è ora di fare ciò che è giusto e assicurarsi che le donne siano espressamente rappresentate nella Costituzione”, ha detto la deputata Jackie Speier, democratica della California e sponsor del disegno di legge, in una conferenza stampa dopo la sua approvazione alla Camera. Era affiancata da altre donne democratiche della Camera, tutte vestite di bianco - il colore delle suffragette.
Purtroppo, il disegno di legge dovrà affrontare una dura battaglia al Senato, la cui attuale composizione è di 50-50 con una risicatissima maggioranza democratica, dopo l’insediamento di Kamala Harris, e dove ha il sostegno di solo una manciata di senatori repubblicani. “Vorrei potervi dire che abbiamo più sostegno repubblicano”, ha detto la senatrice repubblicana dell’Alaska Lisa Murkowski, che sta lavorando per convincere i senatori del suo partito a votare a favore di questa legge. Alcuni senatori repubblicani hanno già espresso la loro opposizione, in primis Mitt Romney. Il candidato del GOP alle presidenziali del 2012, ha dichiarato che voterà contro il disegno di legge se non si aggiungerà un emendamento che garantisca “forti tutele alla libertà religiosa”.
I senatori repubblicani potrebbero prolungare indefinitamente il dibattito con l’escamotage ostruzionistica del filibustering. Per bypassare il filibustering sarebbe necessario approvare un’apposita mozione, che da Regolamento del Senato richiede la maggioranza dei tre quinti dei membri, cioè 60.
L’approvazione definitiva dell’Equality Act costituirebbe un importante traguardo per il Presidente Biden: è infatti una delle leggi che, durante la campagna presidenziale, aveva promesso per i primi cento giorni della sua amministrazione.
In soldoni, oggi gli Stati Uniti sono tra le poche nazioni a non riconoscere l’uguaglianza di genere nella Costituzione. E in Italia? Ecco lo spiegone ‘Quote Rosa. Parità di genere per legge’.