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L’isola di Kinhu, la storia dell'ultimo baluardo del matriarcato

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Jean-Luc LUYSSENGetty Images

Al largo del Golfo di Riga, nel Baltico, si trova un’isola di soli sedici chilometri quadrati, abitata da poco più di seicento persone, ma unica senza dubbio nel suo genere. Si tratta di Kihnu, isola estone che deve la sua fama al fatto di essere l’ultima comunità matriarcale europea. Custodi di una cultura così ricca da essere inserita dall’UNESCO nel 2008 nell'elenco del patrimonio culturale immateriale dell'umanità, le donne di Kihnu hanno un ruolo molto diverso nella società rispetto a quello cui siamo abituati. Se la parità di genere è un tema molto discusso in occidente negli ultimi tempi, è interessante osservare gli usi di una popolazione che si è sviluppata in modo alternativo.

Il popolo di Kihnu fa la sua prima apparizione in letteratura solo seicento anni fa, ma le prove lasciano supporre che antichi pescatori e cacciatori di foche siano giunti sull’isola più di tremila anni prima e che vi si stanziarono, assumendo caratteri sempre più peculiari, dovuti alla poca influenza dei popoli vicini. Gli uomini, per garantire il sostentamento della famiglia, fin da principio furono storicamente assenti, lavorando in mare, dediti alla pesca, o all'estero, e il ruolo delle donne col trascorrere del tempo si allargò fino a ricoprire posizioni che nelle comunità occidentali sono generalmente appartenenti agli uomini.

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Jean-Luc LUYSSENGetty Images

La popolazione maschile di Kihnu, infatti, tolta la pesca, non spicca. Le donne hanno invece l’abitudine di svolgere ogni genere di lavoro: su di loro pesano le responsabilità dell'agricoltura, dell'educazione dei figli e della vita quotidiana, ma non solo. Sono loro a condurre i principali riti cristiani come i matrimoni e i funerali, loro a tramandare le conoscenze, custodi del canto, della danza, della tessitura tradizionale e dell'artigianato, spetta sempre a loro il compito di amministrare i paesi e di fare politica. Insomma, non si tirano mai indietro.

E la cosa più sorprendere è che la loro cultura è riuscita a preservarsi intatta fino ad oggi. È ancora possibile infatti incontrare le donne più anziane, vestite con la tradizionale gonna a righe, arricciata e ampia, e il loro foulard annodato al mento, mentre raccontano una storia dal sapore antico, tramandata per generazioni. Oggi per fortuna ad essere protetti e salvaguardati non sono solo le loro gonne (che per qualche ragione sono identiche a quelle delle donne andine peruviane) e i loro ricami ma anche i riti centenari. Basti pensare che a Kihnu sopravvive dal 1700 un dialetto parlato solo qui. Grazie al clima rigido e a 50 anni di isolamento e arretratezza causate dall’occupazione sovietica, queste tradizioni matriarcali sono sopravvissute.

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Jean-Luc LUYSSENGetty Images

Ma nessuno degli abitanti dell’isola afferma di vivere in una società matriarcale: non è un vero matriarcato, agli uomini nulla è vietato per legge e gli antropologi sono concordi sul fatto che non ci sia mai stato alcun vero matriarcato, almeno non paragonabile ai tipi di società patriarcali in cui la donna gode di diritti reali e civili molto limitati rispetto all’uomo. Si tratta piuttosto di una spartizione equa dei compiti; l’isola è gestita dalle donne a causa di circostanze storiche, che si sono radicate nella loro cultura, ma l’opinione dell’uomo conta molto, è l’uomo a guadagnare un salario che permette il sostentamento della famiglia; le donne poi si occupano dell’amministrazione e dell’organizzazione, ma si tratta semplicemente di un modello altro di collaborazione.

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Jean-Luc LUYSSENGetty Images

Oggi purtroppo il patrimonio culturale di questa popolazione è in pericolo. Le generazioni più giovani si allontanano dall’isola in cerca di migliori opportunità e ciò non permette loro di cogliere il testimone per poter salvaguardare tutta la ricchezza di usanze e conoscenze. Per generazioni, le usanze di Kihnu sono state tramandate attraverso una linea fatta di sole donne che continuano comunque ancora oggi a dare dimostrazione della loro resilienza per poter portare avanti il dovere ereditato di trasmettere le tradizioni ancestrali.

Il turismo crescente negli ultimi anni ha favorito l’economia dell’isola e le ha dato maggiori possibilità per avviare progetti di conservazione e divulgazione. Kihnu potrebbe essere un’interessante tappa per il prossimo viaggio, alla scoperta di una cultura unica, che permetta di vedere le cose da un altro punto di vista.

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