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La parità di genere alla prova della politica, per non disperdere una occasione epocale

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Senza l’energia delle donne non si esce dalla crisi. E quindi come non condividere l’auspicio lanciato dal premier Draghi in tema di empowerment femminile nel nostro Paese. «Dobbiamo rafforzare i nostri sistemi di sicurezza sociale in modo tale da favorire l’evoluzione delle carriere delle donne. E dobbiamo colmare il divario tra la rappresentazione maschile e quella femminile nel mondo della politica», ha detto il presidente del Consiglio intervenendo con un videomessaggio al Women Political Leaders Summit, rete globale di leader politici femminili che da anni si pone come mission quella di aumentare sia il numero che l’influenza delle donne nelle posizioni di leadership politica, annunciando che l’obiettivo del governo è quello di  investire, entro il 2026, «almeno sette miliardi di euro per la promozione dell’uguaglianza di genere».

Se non si tratta di proclami e non credo affatto, siamo di fronte ad un passaggio epocale che porta con sè un’occasione storica, di quelle che possono attivare un processo di cambiamento influente per i destini delle giovani generazioni. Un processo di democrazia oltre che economico.

Tutto dipende da come questa partita sarà interpretata dalla politica e giocata dall’intero sistema Paese, economico, culturale, sociale.

In Italia, i tassi di disoccupazione femminile restano altissimi (praticamente metà delle donne non lavora), nel Mezzogiorno gli asili nido di fermano al 15 per cento se va bene, come in Puglia, persistono pregiudizi e stereotipi legati alle professioni, e le percentuali di partecipazione delle donne alla politica sono fra le più basse del mondo. Basti ricordare il numero di donne elette anche grazie ad un sistema elettorale che non rispetta le norme costituzionali.

Le donne hanno perso il lavoro più velocemente rispetto agli uomini, iI lockdown ha determinato la chiusura delle scuole e degli asili nido, con pesanti ripercussioni per le donne. C’è stato un aumento del divario tra uomini e donne a livello globale, un carico asimettrico pesantissimo nella cura familiare dei minori e delle persone più fragili.

Se davvero l’Italia vuole compiere un passo storico, non solo sul piano dei diritti, ma evidentemente su quello della ripartenza economica, deve liberarsi della zavorra che l’attuale condizione di divario comporta per tutto il sistema. Se è vero come è vero, che il superamento del gender gap si misura in 7 punti in percentuale di PIL in più per il nostro Paese.

E qui però occorre fare i conti con un Paese in cui il sistema dei Lea non è garantito in tutto il territorio nazionale, dove il Mezzogiorno conta un ritardo che non è motivato solo dal divario storico Nord-Sud, ma che credo affondi le sue radici anche nella politica, nel ritardo culturale relativo ai temi della democrazia paritaria. Permane una sottovalutazione delle donne negli ambienti più significativi, a partire da quello della politica. Solo il 16 per cento in Puglia la presenza delle donne.

Ma per liberare le energie delle donne, occorre liberare le donne dall’obbligo del lavoro di cura familiare. E dal retaggio culturale che si annida intorno agli stereotipi di genere.

La Regione Puglia sta costruendo una Strategia regionale per il superamento del divario di genere, che porteremo presto al confronto con il Governo, ovvero un documento di programmazione strategica che intende affrontare in modo concreto, con azioni e interventi integrati, il tema dell’empowerment delle donne, in tutte le dimensioni del vivere sociale, lavorativo, economico, culturale delle donne.

Ed abbiamo introdotto un nuovo strumento, quale la Valutazione di impatto di genere ex ante, per misurare le prossime imminenti politiche di investimento, legate al prossimo ciclo di programmazione dei fondi europei, su cui finora non abbiamo avuto indicatori, e pertanto ci siamo posti l’obiettivo di costruire un Gender Index regionale. 

Obiettivo dell’Agenda di genere della Regione Puglia è dunque produrre un intervento di sistema, articolato e multi disciplinare in grado di affrontare sia l’emergenza in corso, sia di orientare le direttrici dello sviluppo dei prossimi anni, integrando l’Agenda nei percorsi di programmazione con una specifica valutazione di genere ex ante (VIG). L’agenda di Genere è inoltre integrata con la Strategia regionale di Sostenibilità, in riferimento al goal 5 dell’Agenda Onu – Gender Equality. 

Infatti la parità tra donne e uomini è una condizione essenziale per un'economia europea innovativa, competitiva e prospera, atteso che in ogni sistema economico e sociale potremo raggiungere il nostro pieno potenziale solo utilizzando tutti i nostri talenti e la nostra diversità. Concorrere al raggiungimento di una concreta parità di genere significa agire per aumentare i posti di lavoro e la produttività, qualificare la rete dei servizi di cura, dei servizi educativi, dei servizi di istruzione e di formazione. Il contrasto del gender gap e il perseguimento della parità di genere richiede, dunque, l’attivazione di una strategia trasversale rispetto alle politiche settoriali ed esprime, inoltre, un potenziale enorme, che va sfruttato man mano che si procede verso le transizioni verde e digitale e si fronteggiano le sfide demografiche.

Il tema è centrale per l’Italia dove metà delle donne non lavora, e il calo dell’occupazione nell’ultimo anno è prevalentemente femminile. Ed in particolare per il Mezzogiorno che segna record pesantissimi. Strategia nazionale e regionale, devono necessariamente interfacciarsi – lo ha scritto scritto giorni fa il Presidente Emiliano alla Ministra Bonetti - e coordinarsi per sfruttare al massimo questa congiuntura. Per questo abbiamo annunciato al Governo l’intenzione di promuovere un confronto al più presto sull’Agenda di genere, che peraltro si propone di intercettare in modo virtuoso i due acceleratori strategici del Recovery Plan, ovvero la transizione ecologica e digitale. Sostenibilità e parità di genere sono infatti due asset integrati della visione di sviluppo della Puglia.

Le tante risorse attese rappresentano una occasione storica, e tuttavia questa deve essere orientata secondo una visione di genere per produrre ricadute di reale benessere per le donne e di conseguenza per tutta la collettività.

Voglio affrontare il tema degli asili nido, che è uno dei tanti temi della nostra Agenda, ma cruciale per una Regione in cui la percentuale di accesso ai servizi educativi per la prima infanzia è al 16 per cento, contro il 33% di media europea. Nell’Agenda di genere perseguiamo l’integrazione tra due policy: incremento dei posti nido e qualificazione dei servizi per la prima infanzia come strategia di contrasto  alle povertà educative per migliaia di bambini e bambine e famiglie ancora prive di questo diritto e, al contempo, sostegno e potenziamento  dei servizi di conciliazione vita-lavoro, flessibili e accessibili, senza i quali nessuna donna, specialmente del Sud Italia, potrebbe scegliere e investire nel proprio percorso professionale in libertà.

Per fare questo è indispensabile mettere a sistema tutti gli interventi programmati per il potenziamento del sistema scolastico - evidentemente in sinergia con gli investimenti che già il PNRR (Recovery Plan) prevede ad es. sul fronte dell’edilizia scolastica e dell’estensione del tempo-scuola prolungato - e il complesso di interventi per la diffusione dei servizi per la prima infanzia e della filiera dei servizi socioeducativi e culturali per minori.

La vera sfida consisterà nella capacità del sistema di coniugare gli investimenti per le nuove infrastrutture e l’adeguamento strutturale e tecnologico del patrimonio esistente, con misure idonee ad assicurare la sostenibilità gestionale e la massima accessibilità dei servizi anche sotto il profilo economico. Poter contare su una rete solida e qualificata di servizi socio educativo e di cura e garantire alle famiglie la possibilità di usufruirne a costi sostenibili e contenuti e’ l’unica strada per superare il trade-off tra fruizione dei servizi e lavoro delle donne, che è persistente in una Regione con un tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro ancora molto basso.

Ma tutto questo richiede investimenti finanziari importanti e duraturi e passa attraverso un altro nodo da sciogliere in fretta. La Legge 107/2015, che tra le varie azioni riforma anche gli asili nido e i servizi per l’infanzia per il cosiddetto “sistema integrato 0-6 anni”, è una riforma attesa e urgente, purtroppo ancora “al palo”.

La piena attuazione della legge, che rappresenta un ulteriore rafforzamento dei Lea su tutto il territorio nazionale è l’unica garanzia di efficacia per queste politiche ma per realizzarle pienamente i Comuni e le Regioni non possono essere lasciati da soli. Occorre affrontare globalmente il tema della sostenibilità economica del servizio, che va garantito con la necessaria integrazione del pubblico con il sistema del privato accreditato.

Il nodo risorse non solo per il potenziamento infrastrutturale previsto dal PNRR, ma per tutta la gestione e l’accessibilità al servizio è fondamentale, a partire dalla copertura dei costi per il personale che devono essere garantiti dallo Stato. Un’interlocuzione con il Governo su questo punto è urgente.

Lavoro: le misure annunciate quali l’intervento del Parlamento per la parità retributiva, la certificazione di parità per le imprese e altri sistemi di valutazione sono indispensabili, ma crediamo fermamente che il sistema delle imprese e del lavoro, nei diversi contesti con diversi gradi di reazione alla crisi, debba essere protagonista e attuatore principale di un processo che se guidato con le giuste azione condivise può fare crescere la competitività del sistema produttivo pugliese e rilanciare le politiche attive, in chiave di sostenibilità e nella difesa dei diritti, quindi con un lavoro di qualità. Organizzazione del lavoro in una ottica di genere (pensiamo al tema dello smartworking, della conciliazione e del welfare aziendale), l’innovazione che le azioni di gender procurement producono, un sistema di servizi di prossimità con una mobilità coerente, sono aspetti cruciali, e al contempo un sistema di incentivi che aiuti le aziende in questa difficile fase, assumendo la visione di genere come leva dello sviluppo. Si può fare, anche chiamando il sistema formativo nel suo complesso a svolgere un ruolo attivo, nell’orientamento nel campo delle STEM, cosi come in quella economia sociale e della cura, che rappresenta un potenziale importante anche in termini occupazionali, per una qualità del sistema Welfare sicuramente, ma anche per il contrasto alle povertà, per una cura dell’ambiente, del patrimonio, della conservazione, del paesaggio, grazie alle competenze che le donne esercitano in questi settori.

Politica: in un Paese in cui sono pochissime le donne ai vertici, in tutti i campi, il problema è di quelli prioritari da affrontare. Ma qui occorrono coraggio e coerenza, e lo si richiede ad un mondo prevalentemente maschile, che considera largamente superfluo il tema.

Il programma di governo della Regione, prevede oltre all’Agenda di genere, un set di riforme fondamentali che chiamano in primis il ruolo del legislatore regionale, a partire dalla revisione della legge elettorale per l’elezione del Consiglio regionale (su cui siamo stati di fatto commissariati dal precedente Governo) e per la parità degli organismi politici della Giunta.

La Puglia deve ridurre il gap di democrazia di genere, con una maggiore rappresentanza delle donne ed organismi di parità con più poteri. Occorre dare un forte impulso alle politiche di genere, in tutti i settori, anche in chiave di un rafforzamento sistemico di tutti gli organismi di parità, che possano favorire l’accesso e la presenza delle donne alla determinazione dell’agenda politica, la verifica sull’attuazione dell’agenda di genere, e alla costruzione di una nuova classe dirigente, andando oltre la sola dimensione della doppia preferenza elettorale, investendo l’intero sistema della governance regionale. Consigli di amministrazione, agenzie strategiche, partecipate, e ovviamente la Giunta regionale, devono adeguarsi alla piena parità di genere.

Così come si rende necessario anche un riordino del sistema delle Pari Opportunità in Puglia rispetto al quadro normativo nazionale, ed alla necessità di una partecipazione sostanziale delle donne alla decisione ed alla valutazione dell’impatto normativo, per contribuire a strutturare con il supporto di saperi e conoscenze le politiche regionali sempre più orientate alle strategie di inclusione delle nuove generazioni sui temi della parità di genere e del contrasto agli stereotipi e le violenze.

Per sostenere la Strategia regionale e quella nazionale per la parità di genere, questi interventi sono indispensabili, ancor più trascorso un anno dalle elezioni regionali. Spero che un nuovo impulso legislativo per l’avvio di questo processo riformatore non tardi ad arrivare, per completare e rafforzare l’impatto delle politiche regionali nei prossimi anni.

Un’occasione che non possiamo perdere. 

 

On.Titti De Simone

Consigliera politica del Presidente, responsabile attuazione Programma e Agenda di genere. 

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