Figli sottratti. In Europa due iniziative per vietare l’uso della Pas contro donne e bambini- Corriere.it
«L’unica cosa che ci accomuna davvero in quanto donne è il fatto di essere vittime di violenza in quanto donne». A dirmelo, con una punta di amara ironia, è Pina Picierno, eurodeputata eletta per la seconda volta al Parlamento Europeo nel 2019, oggi vicecapo delegazione Pd, membro delle Commissioni Femm (diritti delle donne e pari opportunità), Cultura, Agricoltura e della delegazione Israele. Eppure, io Pina l’ho conosciuta meglio solo quest’anno, nelle more delle attività tese a chiedere che le risorse di Next Generation EU fossero destinate alle donne, le più colpite dalla pandemia: quel movimento nato nel segno di #HalfOfIt, di cui Pina è stata una delle bandiere europee, insieme alla verde Alexandra Geese. Oggi più che mai penso che i percorsi che facciamo abbiano sempre un senso preciso, così come le relazioni che costruiamo. E così ho scoperto del tutto casualmente, nonostante le fossi vicina, che Pina, a livello europeo, si stava occupando di quella Pas, Parental Alienation Syndrome, che, nata e sconfessata negli Usa, ha poi attecchito in Europa come modalità di risoluzione degli affidi in caso di conflitto o di violenza ridotta a conflitto. In Italia la Pas, insieme ai suoi derivati (madre malevola, madre ostativa, madre fusionale, madre simbiotica, conflitto di lealtà…), l’abbiamo conosciuta grazie – oggi possiamo in effetti dire così - al tentativo di fare approvare il Ddl735, più noto come “Ddl Pillon”, che agli articoli 17 e 18 stabiliva la limitazione della responsabilità genitoriale e addirittura l’allontanamento di un minore in strutture specializzate in caso di rifiuto dello stesso di uno dei due genitori indipendentemente dai motivi e pur in assenza di evidenti condotte da parte dei genitori a giustificazione di tale rifiuto (quindi senza onere della prova). E in Europa?
«Occupandomi di violenza di genere da molti anni è stato facile incontrare la Pas perché quando ci sono denunce di violenza, molto spesso corre in parallelo la denuncia per Pas nei confronti di chi (tipicamente la donna) denuncia», racconta Pina. «La Pas ce la troviamo in tutti i Paesi perché è una strategia giudiziaria che si è rivelata efficace per difendere uomini abusanti e violenti attraverso la minaccia della sottrazione dei figli, una violenza psicologica terribile su donne e minori, che si nutre di tutti gli stereotipi misogini e dei pregiudizi contro le donne». Pina oggi è responsabile per i Socialisti e Democratici dello stato di attuazione della convenzione di Istanbul; sta inoltre seguendo come “relatrice ombra” due testi in commissione Femm legati alla violenza di genere. Il primo è una relazione d’iniziativa non legislativa “sull’impatto della violenza domestica e dei diritti di affidamento su donne e bambini” (il testo è di competenza congiunta Femm e Juri; per quest’ultima Commissione è relatrice Luisa Regimenti della Lega) , tramite cui il Parlamento potrà prendere una posizione politica in materia. Pina ha negoziato anche dei passaggi che, una volta approvati, stigmatizzano l’utilizzo della Pas a livello comunitario. Il testo verrà a breve votato nelle Commissioni e si auspica passerà in plenaria a settembre: «Un testo molto forte e netto a tutela di madri e bambini nei casi di violenza intima del partner, specialmente in relazione alle controversie sulla custodia», racconta Pina.
Il testo ricorda, tra le altre cose, che in molti Stati della UE i procedimenti relativi alla violenza intima del partner procedono separatamente rispetto a quelli in cui si decide sulla custodia dei figli, laddove invece è necessario procedere a una considerazione complessiva per tutelare tanto le madri vittime di violenza quanto il miglior interesse del minore; e puntualizza che due delle più prestigiose istituzioni in tema di salute mentale (Oms e American Association of Psychology) rifiutano l’uso della Pas, e concetti o termini simili, come strategia contro le persone che hanno subito violenza che mette in dubbio le sue capacità genitoriali, sminuendo la sua parola e trascurando la violenza a cui i bambini sono esposti. Inoltre specifica che la piattaforma Edvaw (Independent Expert Mechanisms on Discrimination and Violence against Women) raccomanda alle autorità di considerare le accuse di alienazione parentale addotte da padri violenti come il tentativo di perpetrare il proprio potere e controllo sul nucleo familiare.Seguono raccomandazioni importanti, tra cui quella di scoraggiare e proibire l’uso della Pas e affini nei procedimenti giudiziari, specialmente (ma non solo) in quelli legati a contesti di violenza e la necessità di formare su questo tema tutti i professionisti coinvolti nel settore, da quelli forensi ai servizi sociali, medici e psicologici, e di informare il pubblico.
La seconda è una relazione d’iniziativa legislativa, a commissioni congiunte Femm-Libe, che punta a includere la violenza di genere tra le “sfere di criminalità” contenute nell’art. 83 del trattato di funzionamento dell’Unione, da cui deriverebbe una competenza specifica dell’Unione: «Nell’ambito di questa iniziativa, c’è la volontà di diversi gruppi progressisti di inserire l’alienazione parentale tra le varie forme di violenze, soprattutto dopo i recenti episodi accaduti in Spagna e in Italia», conclude Pina. Insomma, a distanza di quasi quarant’anni dalla formulazione della Pas da parte di Richard Gardner, e altrettanti di disconoscimenti scientifici internazionali e censure nazionali, non solo la Pas non è stata archiviata come avrebbe dovuto essere in una società civile e matura sotto il profilo del rispetto dei diritti umani, ma sopravvive al punto da richiedere un intervento della Unione Europea. Un intervento alla radice della misoginia, come suggeriscono gli stessi nomi dati a questa pseudo-teoria, alla radice di un pregiudizio che accompagna le donne da migliaia di anni, ma che oggi conta su una reazione e un risveglio importante di tante donne e tanti uomini. Anche in Europa.
23 giugno 2021 (modifica il 23 giugno 2021 | 07:57)
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