Lavoro, primo ok alla Camera sulla legge sulla parità salariale
L'approvazione all'unanimità in Commissione Lavoro a Montecitorio. Gribaudo (Pd): "siamo a un passo dall'istituire un meccanismo di trasparenza e garanzia per milioni di donne lavoratrici che oggi vengono pagate meno e vengono escluse dalle opportunità di carriera rispetto ai loro colleghi uomini"
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23 giugno 2021"Oggi in commissione Lavoro segniamo un passo avanti fondamentale nella lotta contro il gender pay gap e contro le discriminazioni di genere sul posto di lavoro. Con l'approvazione all'unanimità del testo di legge sulla Parità salariale, siamo a un passo dall'istituire un meccanismo di trasparenza e garanzia per milioni di donne lavoratrici che oggi vengono pagate meno e vengono escluse dalle opportunità di carriera rispetto ai loro colleghi uomini. Ringrazio tutte le forze politiche perché abbiamo fatto un ottimo lavoro insieme, a dimostrazione del fatto che quando si dà spazio al Parlamento e al dialogo, arrivano risultati significativi per tutte e per tutti".Ne dà notizia la deputata del Pd Chiara Gribaudo, relatrice della legge sulla Parità salariale, dopo il voto di oggi pomeriggio in commissione Lavoro. "Il percorso di questa legge - aggiunge Gribaudo - è iniziato insieme alla legislatura ed è il risultato di un profondo lavoro di studio e dialogo; è stato coordinato con le previsioni del Pnrr e oggi approviamo una proposta che prevede la creazione di nuovi meccanismi di trasparenza e garanzia per le donne lavoratrici attraverso il rapporto sulla situazione del personale e la creazione di una certificazione della parità di genere per premiare le aziende virtuose.
Il gender pay gap in Italia può arrivare al 20% in meno sulla busta paga delle donne rispetto ai loro colleghi uomini, mentre solo il 28% dei manager sono donne. Peggio di noi solo Cipro. Il Global gender gap report, infatti, ci pone fra i peggiori Paesi europei per le differenze economiche fra uomini e donne, e stima che servano oltre 200 anni per raggiungere la parità. Non possiamo aspettare secoli, è tempo di mettere fine a questa ingiustizia. C'è un testo condiviso fra le forze politiche - conclude - approviamolo definitivamente prima possibile".
E anche in Europa la Dichiarazione finale dei Ministri del Lavoro del G20 affronta i tre temi che la Presidenza Italiana ha voluto mettere al centro della riflessione e del dibattito dei lavori di quest'anno: l'occupazione femminile e le disparità di genere nel mercato del lavoro, l'adattamento dei sistemi di protezione sociale ai mutamenti in atto, la regolamentazione di forme di lavoro sempre più diffuse come quello da remoto e quello tramite piattaforme digitali. Più e migliori posti di lavoro per le donne, pagati quanto gli uomini.
È questo il principio sancito da una Dichiarazione che vuole andare oltre l'obiettivo di ridurre il gap nella partecipazione al mercato del lavoro del 25 % entro il 2025 fissato a Brisbane nel 2014 dai Leaders del G20, per promuovere invece l'occupazione femminile tout court, con particolare attenzione alla qualità del lavoro e alla eliminazione del divario retributivo di genere.
Nel corposo allegato al documento, i Ministri del Lavoro, sottolineano la necessità di un approccio multidimensionale alle differenze di genere, che parta da una lotta agli stereotipi - anche in ambito educativo - riduca la sproporzione nel lavoro di cura svolto dalle donne rispetto agli uomini, affronti il problema della segregazione orizzontale e verticale del mercato del lavoro.
Per quanto riguarda la protezione sociale, la crisi innescata dalla pandemia COVID-19 ha evidenziato come vi siano ancora diversi gruppi sociali che non hanno una adeguata rete di sicurezza contro il rischio di disoccupazione: lavoratori a termine, lavoratori autonomi a basso reddito, ma anche lavoratori informali e migranti. Al fine di rendere i sistemi di sicurezza sociale più reattivi e flessibili in caso di crisi, ma anche sostenibili, adeguati e universali, i Ministri del Lavoro hanno convenuto sulla necessità di espandere la copertura dei sistemi contributivi ma anche di rafforzare il sistema di tutele di base, al fine di ridurre le persistenti disuguaglianze economiche e sociali e rafforzare la coesione sociale.
In un contesto in cui le necessità delle famiglie sono in continua evoluzione, sarà importante estendere a tutti i cittadini l'accesso a diritti basilari - come la scuola e la salute - ma anche ad altre forme di sostegno, come un reddito di base garantito. Infine, viene ribadito il ruolo centrale del lavoro come chiave per l'inserimento sociale degli individui, e quindi la necessità di accompagnare alle misure di sostegno socio- economico misure di reinserimento lavorativo capaci di mettere in grado le persone di realizzare le proprie aspirazioni sociali e lavorative.
Lo smart working ha consentito di salvaguardare la continuità di molte attività economiche, nel pubblico e nel privato. I Ministri del Lavoro ne hanno riconosciuto le potenzialità, in particolare la possibilità per lavoratori e lavoratrici di conciliare il lavoro con la vita privata, ma hanno richiamato l'esigenza di garantire pari tutele e opportunità rispetto ai lavoratori in presenza e, soprattutto, il cosiddetto diritto alla disconnessione. Infine, per quanto riguarda il lavoro tramite piattaforma, i Ministri hanno sottolineato la necessità di proseguire nello scambio di buone pratiche e di proseguire ad impedire che una erronea classificazione dei lavoratori prevenga il loro accesso alle tutele garantite al lavoro subordinato.