sollevate criticità, l’accordo sia trasversale. Cerchiamo il dialogo se vogliamo i numeri- Corriere.it
Un «tavolo di confronto» da cui ripartire per trovare una «composizione» tra le diverse posizioni. Crede nel dialogo la ministra delle Pari opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti (unico membro nel governo di Italia viva), per non perdere l’occasione di approvare «nel minor tempo possibile» il disegno di legge Zan.
Ministra, il presidente Draghi, dopo l’attacco del Vaticano che ha denunciato la violazione dei Patti Lateranensi da parte del ddl Zan, ha riportato il dibattito nel suo alveo naturale: il Parlamento. Ma, da responsabile delle Pari opportunità, qual è la sua posizione?«Il presidente Draghi ha parlato con grande chiarezza a nome del governo e ha richiamato alla responsabilità le istituzioni, quella di esercitare il proprio ruolo anche in un percorso legislativo così importante. Perché certamente l’obiettivo di contrastare qualsiasi forma di violenza, anche quella su base transfobica, è una necessità che non solo i fatti di cronaca certificano ma che corrisponde anche alla sensibilità e alla consapevolezza acquisita dal Paese».
Ma in concreto cosa vuol dire?«Che è necessario mettere in campo lo strumento più grande della democrazia, che è la politica: il dialogo della politica. Io come ministro ho accompagnato, nel rispetto del ruolo del Parlamento, e per quanto compete al governo, il primo passaggio parlamentare del ddl Zan. Ci troviamo adesso in un altro passaggio parlamentare delicato, al Senato, nel quale ovviamente il tema è che si deve arrivare all’approvazione della legge».
Il suo segretario, Matteo Renzi, ha messo tutti in guardia dalle sorprese che può produrre il voto segreto al Senato.«Io ritengo che questa approvazione debba arrivare con la più ampia condivisione possibile, perché quando si parla di diritti fondamentali su cui si basa il nostro essere comunità, i diritti non devono essere di una parte contro un’altra parte. È necessario quindi che ci sia davvero una convergenza trasversale».
In che modo?«Sono state rappresentate alcune criticità all’interno del testo, io credo che un tavolo politico che vada a confrontarsi per trovare un modo di ricomporre le posizioni e arrivare all’approvazione della legge nel più breve tempo possibile, perché questo è fondamentale, e nel miglior modo possibile, sia il metodo migliore».
Per evitare sorprese?«La cronaca lo dice: non si ha la certezza di un’approvazione con i numeri richiesti dal Senato. Per cui chi ha interesse che questa legge venga applicata nel minor tempo possibile, deve cercare il dialogo perché quei numeri ci siano».
Davvero pensa che Pd e Fratelli d’Italia o Lega siano conciliabili?«Si tratta di saper interpretare su questo provvedimento un metodo nuovo, quello che sta emergendo nel nostro Paese. Per troppo tempo i partiti si sono controbilanciati l’uno con l’altro rimanendo di fatto fermi nelle loro posizioni e non facendo fare al Paese nessun passo in avanti. Lo abbiamo visto in tantissimi settori. Per troppo tempo abbiamo pensato che i diritti andassero tutelati gli uni contro gli altri: diritti delle donne contro quelli degli uomini, dei giovani contro quelli degli anziani. La pandemia ci ha insegnato che c’è un diritto che si ricompone nella reciprocità, nella tutela del diritto di ciascuno nei confronti degli altri. E che c’è un metodo della politica, che è anche più efficace: la ricomposizione delle posizioni, non più il loro bilanciamento».
Allude a quello che viene chiamato «metodo Draghi»?«È il metodo della Costituente, che proprio in questi giorni celebra i 75 anni dalla prima convocazione. Se torniamo a quell’intuizione, cui penso che il premier Draghi si stia ispirando, faremo fare un passo avanti alla democrazia, ai diritti e al Paese».
Renzi dice che il Vaticano ha fatto un autogol. Da cattolica, lo pensa anche lei?«Da membro di governo, quale sono, rimango nella posizione che credo un governo debba avere. Cioè nella consapevolezza di essere uno Stato laico e quindi nella necessità di mettere in campo la politica, senza buttare la palla nel campo altrui, ma assumendoci la responsabilità come governo, come Parlamento in questo caso, di arrivare a una ricomposizione. Nello stesso tempo è necessario avere un dialogo tra Stati, che deve rimanere nell’ambito della diplomazia nella quale è importante che ci sia un confronto costante su posizioni differenti».
24 giugno 2021 (modifica il 24 giugno 2021 | 22:07)
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