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Dichiarandomi femmina entro nelle quote rosa

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Qualche giorno fa un amico, dal fruttivendolo, dopo aver chiesto un chilo di banane si è visto consegnare un chilo di fichi. Avendo fatto rilevare l'errore si è sentito rispondere dal fruttivendolo che non c'era nessuno sbaglio perché per lui quello era un chilo di banane non di fichi. Paradossale? Mica tanto, perché l'articolo uno, lettera d) del disegno di legge Zan sostiene la stessa assurdità: «Per identità di genere si intende l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione». Cioè: per essere uomo o donna o altro non conta la realtà oggettiva del sesso biologico, basta l'autopercezione. Se oggi mi sento donna pretendo che mi trattino da donna (e domani posso anche cambiare idea). Quindi il fruttivendolo ha ragione da vendere.

Questo soggettivismo assoluto che pretende di trasformarsi in un diritto, oltre che in contrasto con la logica e il buonsenso sta cominciando a creare qualche problema concreto. In Italia abbiamo avuto il caso di Fabrizio (Valentina) Petrillo, primo atleta transgender nato maschio a gareggiare in competizioni femminili. Inutile dire che le atlete donne non fossero entusiaste di gareggiare con un (ex?) uomo. Ma questo è niente. In Messico 18 candidati alle elezioni si sono dichiarati donne per aggirare i vincoli imposti dalle quote rosa.

Un report curato da Pro Vita&Famiglia segnala almeno 91 casi di violenza, abusi e altre violazioni dei diritti delle donne dovute al transgenderismo. In alcuni casi le persone sono state censurate e attaccate per la loro contrarietà alla partecipazione dei maschi trans alle competizioni sportive agonistiche femminili o all'ingresso dei maschi biologici nei bagni e negli spogliatoi delle donne.

Quindi siamo arrivati al punto che non solo il fruttivendolo ha tutto il diritto di chiamare banane i fichi, ma può censurare con sanzioni a volte anche di una certa gravità chi si oppone al suo diritto di cambiare la realtà oggettiva. E la sinistra, non solo quella italiana, è d'accordo con lui. Il buon vecchio Karl Marx si sta rivoltando nella tomba nel vedere la fine fatta dal materialismo storico sul quale aveva costruito il suo sistema politico-filosofico.

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