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RestiamoLiberi! Firma contro il ddl Zan, la legge bavaglio anti-omotransfobia! ProVita&Famiglia scrive al Capo dello Stato

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Le associazioni LGBT e alcuni partiti come Pd e M5S vogliono una norma contro l’omotransfobia, e il ddl Zan rischia di essere approvato definitivamente al Senato.

Un simile disegno di legge è inutile, perché le persone omosessuali e transessuali sono già giustamente tutelate dalla legge contro atti violenti, ingiuriosi o discriminatori, come tutti, a prescindere dalle proprie tendenze sessuali. Invece, il ddl Zan prevede di punire con la reclusione mal definiti atti di omofobia o di transfobia, mettendo in pericolo libertà e diritti, in primis quelli di donne e bambini.

A dirlo è l’associazione Pro Vita & Famiglia che ha organizzato una petizione (clicca qui per firmarla) che è stata consegnata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.

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Il disegno di legge – secondo la storica associazione – imporrebbe i controversi concetti di “genere” e “identità di genere”, obbligando quindi a trattare un maschio biologico che si percepisce come donna in tutto e per tutto come una donna: garantendogli quindi l’accesso a luoghi e ambiti riservati alle donne, quali bagni, spogliatoi e gare sportive femminili (pena l’accusa di discriminazione sulla base dell’identità di genere), col serio rischio di agevolare abusi e violenze contro le donne, come del resto è già accaduto in Paesi con leggi simili.

Il ddl Zan, poi, introdurrebbe surrettiziamente l’ideologia gender nelle scuole, attraverso l’istituzione della “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”, in occasione della quale dovranno essere organizzati negli istituti incontri, cerimonie e iniziative analoghe. E chi dovesse manifestare pubblicamente sostegno per la famiglia naturale e per il diritto dei bambini a crescere con una mamma e un papà potrebbe essere condannato alla reclusione, in quanto tale atto potrebbe essere interpretato come omofobico o transfobico.

IL MESSAGGIO INVIATO AL CAPO DELLA STATO  – Alla Camera dei deputati è stata approvata una proposta di legge penale contro l’omofobia e la transfobia, la quale sembrerebbe voler tutelare le persone omosessuali e transessuali dalla violenza e dalla discriminazione. Tuttavia, questa proposta presenta gravissime criticità ed è sostanzialmente inutile rispetto agli scopi dichiarati.

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Le persone omosessuali e transessuali sono già tutelate dalla violenza e da altri atti lesivi, al pari di qualsiasi altro cittadino. E prevedere aggravanti o reati speciali di carattere omotransfobico rischia di trasformare le persone omosessuali e transessuali in una “categoria protetta e privilegiata” in violazione del principio di uguaglianza (art. 3 Cost.).

Inoltre, malgrado le suggestioni mediatiche, non risulta esserci in Italia una “emergenza omotransfobia”: la più ampia ricerca della Fundamental Rights Agency dell’Unione Europea colloca l’Italia tra i paesi più sicuri d’Europa per quanto riguarda concreti episodi di violenza, minaccia e discriminazione; anche dai dati ufficiali dell’OSCE, dell’OSCAD e dell’UNAR emerge che non vi è una diffusione allarmante di illeciti omotransfobici.

Il ddl Zan non può dunque costituire una priorità, soprattutto alla luce delle vere emergenze che sono state alla base della nascita del Governo Draghi: la lotta al Covid-19 con il piano vaccini, la crisi economica e il Recovery Plan. L’azione dell’esecutivo rischia peraltro di essere penalizzata dall’insistenza di parte della maggioranza su una proposta di legge così controversa e divisiva, che oltretutto ignora i tanti appelli all’unità da parte del Presidente della Repubblica Mattarella.

Il ddl Zan ricorre a termini ambigui, imprecisi, connotati ideologicamente come “genere”, “orientamento sessuale”, “identità di genere”, contraddicendo principi fondamentali del diritto penale come il principio di tassatività e determinatezza della fattispecie. L’espressione “identità di genere”, poi, è avversata anche da una parte consistente del mondo femminista e lesbico, consapevole (sulla base delle esperienze maturate in Paesi con normative simili) delle derive e degli abusi che essa produrrebbe, soprattutto in materia di diritti delle donne.

L’espressione di opinioni, principi etici, convincimenti religiosi riguardanti la moralità o naturalità di tendenze e pratiche sessuali, che ispirino l’azione di individui o di associazioni, rischiano di essere interpretati come istigazione alla discriminazione fondata sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Su migliaia di cittadini, di madri e padri di famiglia, di associazioni, penderebbe la spada di Damocle della reclusione, o anche solo della denuncia, a causa di posizioni in favore della famiglia naturale, della complementarità dei sessi, della non fluidità dell’identità sessuale. Dunque, il ddl Zan sarebbe contrario agli artt. 18, 19 e 21 della Costituzione.

Per tutti questi motivi chiediamo che non venga approvata alcuna legge penale di contrasto all’omotransfobia.

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